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martedì 30 dicembre 2008

L'anniversario del Terremoto di Messina



Sono ancora aperte, dopo cento anni, le ferite provocate a Messina dal terribile terremoto che la rase al suolo nel 1908. A distanza di un secolo, infatti, 20mila persone vivono ancora nelle baracche realizzate subito dopo il sisma per dare un tetto a chi aveva perso tutto. Secondo la stima di Legambiente sono 3336 le baracche dislocate nei quartieri di Fondo Fucile, Giostra, Camaro, Annunziata Alta, Valle degli Angeli... Qui le persone vivono in condizioni precarie, tra fogne a cielo aperto, e pareti di cartongesso segnate dalle crepe. Vi vanno a vivere anche extracomunitari e rom, col rischio di guerre tra poveri. Nei giorni scorsi, il portavoce nazionale dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando, il sen. Fabio Giambrone e l’on.Domenico Scilipoti hanno presentato alle due Camere un’interrogazione sui cent’anni delle baracche di Messina. - «È davvero inconcepibile – ha affermato l’on. Domenico Scilipoti - che dopo tanto tempo la gente viva ancora in condizioni di estremo disagio e pericolo per la salute con i ratti che scorrazzano fra le baracche con i tetti in amianto. Per questo abbiamo presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno e al dipartimento della Protezione civile presso la presidenza del Consiglio dei Ministri». Nel suo messaggio alla città per il Natale, l’Arcivescovo di Messina-Lipari-S.Lucia del Mela, monsignor Calogero La Piana, ha con forza dichiarato: «La memoria centenaria del tragico evento del 1908 avviene in un momento difficile. In città e provincia viviamo il dramma della precarietà, della incertezza e della stessa perdita del lavoro. Troppe le famiglia che faticano a vivere dignitosamente. Cresce il numero dei poveri. E sono ancora in tanti ad attendere un tetto sicuro dove ripararsi dal freddo e dalla pioggia, dal vento e dalla “nudità”. Con i disagi e i danni provocati dalle alluvioni, continua a piovere sul bagnato. Unisco il mio grido con coloro che invocano assistenza e chiedono di non essere abbandonati da chi ha il dovere di intervenire. Esprimo piena solidarietà auspicando risposte concrete dalle Istituzioni preposte a garantire i diritti degli uomini e a farsi carico dei poveri e degli emarginati». Da giorni sono in corso le celebrazioni per ricordare l’anniversario del terremoto. Oggi, sabato 27, alle ore 13, lungo la via Garibaldi è previsto l’arrivo delle colonne mobili di protezione civile dei Comuni e delle Province della Sicilia con schieramento di mezzi, ed alle 17.30, alla cittadella fieristica, si svolgerà un incontro istituzionale la partecipazione di numerose autorità. Alle 18, nella chiesa di Montevergine, l’arcivescovo emerito, Giovanni Marra, celebrerà una liturgia in suffragio delle vittime del terremoto, che sarà accompagnata dal Memorial Concert e da un Recital di letture e testimonianze. Alle 20.30, al teatro Vittorio Emanuele, sarà inaugurata la mostra “Terremoti d’Italia” promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile. Alle 21, in Cattedrale, concerto della Memoria, eseguito dall’organista francese Jean Guillou. Domenica 28 dicembre, dalle 3 alle 5.21, in Cattedrale, saranno distribuite bevande calde con offerta floreale delle Confraternite e Pie Associazioni al monumento dell’Arcivescovo D’Arrigo, a memoria di tutti i caduti del terremoto. Seguiranno concerti, proiezione di filmati e momenti di preghiera alla presenza dell’Arcivescovo La Piana. Alle 8.30, al Gran Camposanto, la cerimonia in memoria degli 80 mila civili e militari vittime del tragico terremoto del 1908.

Il disastroso terremoto di Messina fu l’occasione che permise a due Santi molto noti di conoscersi: uno del nord Italia, don Luigi Orione, fondatore dei Figli della piccola opera della Divina Provvidenza e delle piccole suore missionarie della Carità, e uno del sud, padre Annibale Maria di Francia, fondatore di altre due congregazioni: le Figlie del Divino Zelo del Cuore di Gesù e i Rogazionisti. Don Orione giunse a Messina il 14 gennaio del 1909, inviato da Papa Pio X per organizzare i primi soccorsi ai terremotati. Qui incontrò padre Annibale che nel quartiere Avignone, nel 1882, aveva aperto gli orfanotrofi Antoniani per accogliere, soccorrere e formare i giovani. Il terremoto aveva causato tredici vittime nell'istituto femminile. Padre Annibale e don Orione strinsero amicizia, salvarono tanta gente dalla disperazione, aiutando tanti orfani, organizzando la solidarietà di tante persone generose e costruendo un ponte di solidarietà tra il nord e il sud Italia. Don Orione fu nominato vicario generale della diocesi di Messina, su espressa indicazione di Pio X. Incontrò, tuttavia, numerose avversità subendo anche un attentato. Dalla sua parte a difenderlo dalle malevolenze ci fu sempre padre Annibale Di Francia. La prima chiesa della Rogazione, distrutta dal terremoto, fu sostituita provvisoriamente da una cappella-baracca, dono di papa Pio X collocata nel quartiere Avignone e inaugurata nel 1910. Il 16 maggio 2004 don Luigi Orione e padre Annibale Maria di Francia furono proclamati santi, lo stesso giorno, da Giovanni Paolo II.
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su Avvenire del 28 dicembre 2008)

martedì 16 dicembre 2008

Avvento tra fede e arte


CALTAGIRONE . La diocesi siciliana di Caltagirone celebra l’Avvento e il Natale anche attraverso la cultura e, segnatamente, attraverso tre iniziative. Dallo scorso 7 dicembre e sino al 6 gennaio 2009 torna l’iniziativa «Itinerari della fede.
Chiese, monasteri e luoghi di santità a Caltagirone », grazie alla quale sarà possibile effettuare visite guidate nelle chiese parrocchiali, rettorie, conventi e luoghi di culto di Caltagirone . Sempre dal 7 dicembre nel complesso monastico dei Frati minori conventuali è stata allestita la mostra di pittura e scultura delle opere di due artisti locali, Gino Fragapane e Giuseppe Scarpuzza.
L’evento rientra nell’ambito delle iniziative promosse dalla diocesi e dalla Fondazione diocesana per i Beni culturali «Don Luigi Sturzo».
Per visitare la mostra rivolgersi allo 0933.368611. La terza iniziativa è la seconda edizione di «Perfice Munus.
Notti Bianche nel Chiostro di San Francesco», in programma sabato 20 dicembre e lunedì 5 gennaio, dalle ore 19 alle 23. L’iniziativa, l’anno scorso, ha riscosso successo di pubblico e ha anche permesso di avvicinare questo luogo, simbolo della fede di Caltagirone , ai giovani che ogni sera riempiono il centro storico e che a gruppi hanno visitato il Chiostro. «Il complesso monastico dei Frati minori conventuali – spiega Francesco Failla, direttore della Biblioteca Pio IX – è un luogo tra i più antichi della città, in gran parte sopravvissuto al terremoto del 1693, è stato restaurato e viene restituito alla comunità locale e ai visitatori che desiderano immergersi nella storia calatina per comprenderne le esperienze spirituali e culturali: il Chiostro, la biblioteca, l’archivio storico, la cappella neogotica». La «notte bianca» nel chiostro sarà animata dalla musica dal vivo a cura del maestro Giacomo Randazzo. Per l’occasione sarà presentata e distribuita la pubblicazione «Il Complesso Monastico dei Frati Minori Conventuali in Caltagirone ».
«In questo tempo di Grazia – spiega il vescovo di Caltagirone ,Vincenzo Manzella – è doveroso riconoscere i segni e gli strumenti con i quali il Signore opera nei secoli; segni che nella Chiesa locale divengono eredità spirituale, morale e culturale cui tutta la comunità si affida».
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su Avvenire - catholica del 16 dicembre 2008)

mercoledì 3 dicembre 2008

Quei poveri senza «carta»

DA CATANIA
MARIA GABRIELLA LEONARDI
Alla social card non ha diritto Giuseppe e neanche Alessandro, nomi di fantasia di due persone in grosse difficoltà seguite dalla Caritas diocesana di Catania . Le loro vicende sono raccontate dal direttore della Caritas etnea, padre Valerio Di Trapani per dire: «Il governo con la social card e altri provvedimenti, sta sicuramente dando sollievo ad alcune persone povere, ma si sta perdendo un’altra occasione per pensare al contrasto alla povertà nei termini di un piano organico che allarghi i diritti, i servizi e l’accesso ai beni essenziali».
Il sacerdote quindi porta a esempio due casi: «Giuseppe è un ex artigiano della pelle che ha dovuto chiudere la sua attività. Tracollo che ha anche prodotto una crisi familiare tanto che, dopo il divorzio, ha lasciato la casa ed è stato abbandonato dai figli. Giuseppe ha 61 anni e aspetta di raggiungere l’età della pensione. Nel frattempo non riesce a mettere in esercizio tutte le sue abilità. Ha lavorato in estate e, siccome faceva tardi la notte, non poteva accedere a un dormitorio, per cui dormiva su una panchina. Con i soldi guadagnati in estate, ha affittato un monovano. Ora, deve pagare 200 euro di affitto ma non sa dove trovarli. La Caritas interverrà economicamente e cercherà anche di valorizzare le sue competenze. Ma per Giuseppe, che non ha neanche diritto alla social card, lo Stato cosa fa?» «Alessandro – continua padre Valerio – è un 40enne sposato, padre di 4 figli. Grazie alle numerose proteste ha ottenuto una casa popolare consegnatagli in condizioni indegne. Alessandro non lavora, non ha un grado di istruzione elevato e deve sfamare i suoi figli. Per le condizioni economiche, quelle strutturali della casa e la poca 'efficienza' dei genitori, il Tribunale dei Minori ha intimato ai coniugi di riparare la casa, per tutelare la salute dei figli, altrimenti il piccolo di 4 anni potrebbe essere affidato ad altra famiglia. Questa famiglia non beneficerà della Social Card. E chi dovrebbe sostenerli? La Caritas, con le suore Vincenziane, ha provveduto ad alcune riparazioni in casa. I parenti li aiutano per quello che possono. Ma lo Stato cosa fa? Un Piano organico di contrasto alla povertà diventa sempre più urgente».(Pubblicato su Avvenire del 3 dicembre 2008)

sabato 15 novembre 2008

Agrigento avvicina «centro» e «periferia»

AGRIGENTO . Un sistema di video conferenza per migliorare sempre più la comunicazione fra «centro» e «periferia» della Chiesa locale. Lo ha adottato l’arcidiocesi di Agrigento : ieri sera, nella Sala «Giovanni Paolo II» del palazzo arcivescovile, l’inaugurazione con l’arcivescovo Francesco Montenegro. Le zone pastorali «collegate» in videoconferenza sono il palazzo vescovile per la zona «San Gerlando»; la chiesa Madre di Licata per la zona «Sant’Angelo»; la parrocchia Maria Ausiliatrice di Canicattì per la zona «Padre Gioacchino La Lomia»; la parrocchia Santa Maria di Gesù di Cammarata per la zona «San Giacinto Giordano Anzalone»; la parrocchia San Pietro di Sciacca per la zona «San Calogero»; la parrocchia San Gerlando per l’isola di Lampedusa.
Ieri sera, nella prima video conferenza, Montenegro ha parlato del tema dell’ascolto. Il prossimo «video» appuntamento con l’arcivescovo sarà venerdì 12 dicembre. Le video conferenze, inoltre, saranno registrate e potranno essere consultate nella sezione videogallery del sito web diocesano: www.diocesiag.it. (M.G.L.)
(pubblicato su Catholica - Avvenire del 15 novembre 2008)

domenica 9 novembre 2008

La Casa della Speranza di Viviana


RIPOSTO (Ct) Da volontaria si era presa cura dei bambini di una casa famiglia, degli anziani, dei senza fissa dimora, dei malati di Aids e degli ospiti della mensa dei padri camilliani. Poi ha sperimentato la fragilità sulla propria pelle, con una malattia mortale che le ha tolto la vita quando lei era nel fiore degli anni. Ora però Viviana Lisi continua a vivere, nella “Casa della speranza” che lei, nelle sue ultime volontà, ha desiderato fosse realizzata per i poveri e per cui ha destinato i suoi beni.
A Gennaio 2007, nella diocesi di Acireale, la prematura scomparsa della giovane volontaria camilliana, Viviana Lisi, aveva commosso molte persone. Era una ragazza come tante altre: laureata, un master, la passione per il basket e la letteratura. «Viviana – racconta un’amica - ha vissuto senza compromessi e sconti quella straordinaria affermazione di Cristo: “Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avete fatto a me”». Nella Quaresima 2007 il Vescovo Pio Vittorio Vigo, in un messaggio, la additò alla diocesi: «Viviana è stata chiamata alla gloria a 31 anni - ha scritto il presule – esempio di carità gioiosa e disinteressata». Il Vescovo ha esortato quindi la Diocesi a contribuire con delle offerte all’opera sognata da Viviana. La “Casa della Speranza” aprirà i battenti martedì a Riposto, in provincia di Catania, in un immobile concesso dal Comune in comodato d’uso per 29 anni all’associazione “Viviana Lisi”, sodalizio nato per portare a compimento il sogno di Viviana. Martedì inizieranno nella Casa attività di aggregazione e il doposcuola per i bambini. La “Casa della Speranza” dispone di un dormitorio con 17 posti letto per chi si trova in difficoltà e, in futuro, attiverà anche una mensa.
Maria Gabriella Leonardi
(Pubblicato su Avvenire OggiItalia del 9 novembre 2008)

martedì 4 novembre 2008

Anziani, in Sicilia un progetto di assistenza

CATANIA Da tre anni era attivo a Messina, da qualche mese è presente anche a Catania . È il progetto “ A casa è meglio!”, un programma di assistenza domiciliare dedicato agli anziani.
Ieri mattina nella sala del consiglio comunale di Catania , la comunità di Sant’Egidio, l’associazione Enel Cuore Onlus, alla presenza del Sindaco Raffaele Stancanelli e dell’assessore ai servizi sociali, Marco Belluardo, hanno fatto il punto sulla situazione degli anziani in Sicilia e sul progetto. L’iniziativa ha avuto inizio a Messina grazie ad Enel Cuore Onlus e alla comunità di Sant’Egidio. Oggi ha raggiunto nella sola città di Messina 100 anziani, mentre a Catania 40, da marzo 2008. Gli utenti godono dell’assistenza a domicilio completamente gratuita, gli operatori si occupano di accompagnarli a fare la spesa, del disbrigo di pratiche amministrative e burocratiche, di visite mediche e molto altro ancora... Non sono presi in cura solo i soggetti anziani ma anche le loro famiglie, trasformandosi così in un valido sostegno per entrambi. Il progetto mira ad evitare l’istituzionalizzazione dell’anziano, privilegiando piuttosto la permanenza nella propria casa. Al folto pubblico catanese il professor Leonardo Palombi della Comunità di Sant’Egidio ha esposto la condizione della terza età in Italia, ponendo l’accento su quella locale. I dati hanno fatto emergere i bisogni e le possibilità di realizzare servizi domiciliari per gli anziani. Le parole commosse di Massimo Bruno, responsabile delle relazioni esterne territoriale di Enel, hanno fatto eco a quelle altrettanto toccanti di Maria Iurato, una delle prime utenti di “ A casa è meglio!”. Annunciata nel corso dell’incontro l’imminente realizzazione di un centro diurno polivalente a Messina. Anche lo scrittore Andrea Camilleri, padre del commissario Montalbano, ha partecipato alla manifestazione con una video- intervista. « I vecchi hanno bisogno di non essere soli – ha dichiarato – . È significativo che molti operatori che lavorano nel progetto siano stranieri. È il segno che nessun uomo è inutile ma ogni uomo è utile all’altro » .
Ora non resta che augurarsi che il progetto si consolidi e venga esteso ad altri Comuni dell’isola.
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su OGGI Italia del 4 novembre 2008)

Commemorazione dei defunti solidale a Catania

CATANIA L'1 e il 2 Novembre nelle Cappelle Funerarie e nelle Chiese delle oltre
centodieci Confraternite della Diocesi ,in tutti i Comuni della Diocesi,saranno esposti dei raccoglitori per le Offerte e i manifesti per informare della iniziativa. Quest'anno le Confraternite della Diocesi condividono con la Caritas Diocesana il progetto: "abbracciamo la vita perduta". Una iniziativa di raccolta contributi in favore dei senza fissa dimora. Nella Diocesi decine di volontari ogni giorno sono impegnati in favore dei
fratelli senza fissa dimora. L'unità di strada della Caritas Diocesana di Catania organizza ronde di
solidarietà notturne per portare aiuti ai bisognosi per strada. Si tratta di aiuti concreti (panini, viveri, coperte..), aiuti che fanno la differenza tra la sopravvivenza e la morte, abbracciano coloro che si muovono ai
margini per aiutarli a riabbracciare la vita.
Maria Gabriella Leonardi
(Pubblicato su Catholica - Avvenire dell'1 novembre)

lunedì 27 ottobre 2008

Inaugurato master paolino a Messina

MESSINA E’ stato inaugurato venerdì scorso nell’istituto teologico “S. Tommaso” di Messina, il Master in “Teologia e spiritualità Paolina”, promosso e diretto dal prof. mons. Giuseppe Costa, ordinario di S.Scrittura e vicepreside del “S.Tommaso”, nonché coordinatore diocesano dell’Anno Paolino. All’inaugurazione erano presenti il vicario generale dell’arcidiocesi di Messina-Lipari-S.Lucia del Mela, don Carmelo Lupò, e il preside dell’istituto, prof. don Giovanni Russo. L’iniziativa è una delle tante proposte dalla Diocesi per fare conoscere la figura e l’opera di San Paolo nell’anno pastorale e accademico 2008-09, in cui ricorre il bimillenario della nascita del Santo. Il Master si avvale della collaborazione di diversi uffici diocesani: catechistico, religione cattolica, pastorale familiare, “Migrantes”. Quattro aree formative. La prima ripercorre l’ambiente storico-culturale del I secolo d.C., per rintracciare le radici e il percorso formativo che porta da Saulo persecutore, a Paolo, “Apostolo delle genti”. La seconda, tocca la nuova “via teologica” proposta dagli scritti paolini, fondamentali per la conoscenza e la formazione delle prime comunità cristiane. La terza e la quarta area esaminano gli aspetti spirituali e i risvolti liturgici e catechetici dell’annunzio di san Paolo. Il Master prevede lezioni mensili frontali e ore di studio personale, dura un anno e si concluderà a settembre 2009. 250 il numero definito di corsisti, ma le richieste di iscrizione sono state molte di più.
M.G.L.
(Pubblicato su Catholica - Avvenire del 26 ottobre 2008)

Agrigento: ampliata la casa di accoglienza diocesana

AGRIGENTO E’ stata ampliata la casa di accoglienza diocesana “Mons.Fasola” di Agrigento che d’ora in poi dispone di trenta posti letto, e non più quindici, per accogliere i senza tetto e le persone in difficoltà. La “Mons.Fasola” è nata oltre un decennio fa per volontà dell’allora arcivescovo Carmelo Ferraro ed è gestita dal “Centro di Ascolto e di Accoglienza San Giuseppe Maria Tomasi Onlus”, che cura i servizi della Caritas Diocesana. La casa al momento è piena e, in vista dell’inverno, l’ampliamento permetterà di accogliere più persone povere: extracomunitari, ma anche anziani e giovani disoccupati agrigentini. «La Casa di Accoglienza Mons. Fasola – spiega il coordinatore Nicola Pollicino - offre una accoglienza immediata e relativamente breve. I nostri ospiti possono restare al massimo per un mese e mezzo, per consentire un ricambio costante dei fruitori. Non offriamo solo un pasto caldo ed un tetto: mettiamo a disposizione la consulenza legale, i servizi sociali e sanitari e soprattutto ci impegniamo per cercare di trovare insieme una soluzione abitativa e lavorativa, favorendo il reintegro della persona svantaggiata nella società». «Il nostro obiettivo – evidenzia la Madre Superiora del Boccone del Povero, Suor Glendalyn Medina, impegnata nell’Ente Diocesano – è soprattutto quello di cercare di fornire gli strumenti necessari per far uscire il soggetto dalla povertà». «Tutte le parrocchie che sono a conoscenza di casi disperati – conclude Pollicino – potranno segnalarci i nominativi».
Maria Gabriella Leonardi
(Pubblicato su Avvenire del 25 ottobre 2008)

lunedì 20 ottobre 2008

Sicilia, bilancio di 30 anni

"Per la vita e la dignità dell'uomo” è il tema scelto dal direttivo della Federazione dei Movimenti e Centri di Aiuto alla Vita della Sicilia per il convegno regionale che si svolgerà domenica 19 ottobre allo Sheraton Hotel di Catania. «In occasione dei 60 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo – spiegano gli organizzatori – a Catania il popolo della vita siciliano chiama a raccolta le Istituzioni e i cittadini per ricordare che tra i diritti principali deve essere ricordato il Diritto alla Vita di ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale; e che la famiglia, fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, che hanno il diritto-dovere di educare i figli, è il nucleo fondamentale della società e dello Stato». Per l’occasione verrà presentata la petizione europea organizzata dal Movimento per la Vita Italiano con la collaborazione di Scienza & Vita e del Forum delle associazioni familiari. Alle ore 11 si terrà una tavola rotonda sul tema della giornata, moderata dal presidente della Federazione regionale dei MpV e Cav della Sicilia, Umberto Ienzi. Previsti gli interventi del prof. avv. Luigi Arcidiacono, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Catania, del dott. Luigi Castellucci, dirigente generale dell’Assessorato Regionale alla Sanità e dell’ on. Carlo Casini, magistrato, presidente del Movimento Per la Vita Italiano. Nel corso della giornata sarà presentata l'attività trentennale svolta dal Centro di aiuto alla vita di Gela e dei 25 anni del Cav di Catania. Il Cav di Gela è il primo della Sicilia, è stato fondato nel 1978, subito dopo la legge sull'aborto, dai coniugi Rocco e Giovanna Giudice e da allora non ha smesso di operare per prevenire l’aborto. Tra i risultati ottenuti anche uno spazio, un luogo d’ascolto, riservato all’associazione all’interno di un ospedale. Il Cav di Catania è stato fondato nel 1983 e da qualche anno ha sede in via Alfonsetti, in un locale sequestrato alla mafia.
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su E'Vita - Avvenire del 16 ottobre 2008)

Catania, prima gli ultimi

Il disagio dei Rom è lo stesso al sud come al nord. Se a Milano ne sono stati sgomberati 1800 dai campi, a Catania ne sono stati fatti andare via 200. Ma i campi che si svuotano, piano piano, col tempo si riempiono. Che fare? Ieri, a Catania, i Rom, e in genere, tutti quelli che per la società sono gli ultimi, sono stati al centro della 2ªgiornata del volontariato, organizzata dalla consulta diocesana delle aggregazioni socio-assistenziali. L’iniziativa si intitolava “Uno sguardo sulla città: prima gli ultimi” e si è tenuta nel museo diocesano, nel cuore del centro storico catanese. A portare la sua testimonianza don Virginio Colmegna, presidente Fondazione “Casa della Carità” di Milano. «La motivazione al volontariato – ha affermato don Colmegna - nasce anche da risorse cristiane. Spesso in una società che si chiude nella paura, si attenua la spinta solidale. Nella “Casa della Carità” sono presenti 73 nazionalità. Molti sono rom sgomberati: solo stando vicini si possono abbassare le paure. Ma le paure nascono dal voler trovare un capro espiatorio. Dopodomani dovrò celebrare il funerale di un adolescente rom bruciato vivo. Il nostro compito sarà anche quello di ricostruire il senso di un dramma». Ma anche quando tutto ciò che ci circonda è buio, buio come le strade di Catania e della sua grave crisi finanziaria, resta sempre l’amore, ciò che salva: «Molti giovani vengono nella “Casa della Carit”à a fare esperienza. Il Cardinal Martini ha voluto che all’interno della casa esistesse anche l’Accademia della Carità, un luogo ove, partendo dalle storie di persone, si riflettesse sui temi della solidarietà, dell’economia, della sofferenza, della malattia psichiatrica…». «Se non siamo capaci di far diventare i nostri servizi cultura, avremo decine di Santi da onorare, ma tanta chiusura tra la gente», aggiunge padre Valerio Di Trapani, direttore della Caritas dell’Arcidiocesi di Catania. Ed è sempre sui Rom e sulla loro accoglienza che padre Valerio si sofferma, rivolgendosi alle autorità cittadine e provinciali presenti:«su questo tema è necessario che al più presto discutano la Croce rossa, la Caritas, la comunità rumena, la Provincia di Catania e la Questura».«La solidarietà non è monopolio dei cristiani – ha aggiunto l’arcivescovo monsignor Salvatore Gristina – ma dobbiamo lavorare perché si diffonda. L’umanità è capace di solidarietà, anche se questa non appare sulla prima pagina del giornale. Dobbiamo formarci per migliorare la qualità testimoniale. Per rendere sempre più missionario il volto della nostra Chiesa». Ieri, la festa del volontariato è stata celebrata a Catania nella ricorrenza di San Vincenzo De’Paoli. Due giorni prima, il 25 settembre, Catania celebrava un suo figlio esemplare, il Beato Cardinale Dusmet, amato dai catanesi proprio per la sua operosa carità e le cui spoglie sono custodite nella Cattedrale catanese:«Quello che Dusmet realizzò ai suoi tempi – ha aggiunto monsignor Gristina – anche noi dobbiamo saper realizzare con le istituzioni e le modalità dei nostri giorni».
Maria Gabriella Leonardi
(Pubblicato su OggiItalia - Avvenire 28 settembre 2008)

venerdì 26 settembre 2008

Sicilia Turismo, natura e prodotti tipici «arricchiscono» l’Etna

DA CATANIA
M. GABRIELLA LEONARDI
L’ Etna non è solo una montagna, è anche e soprattutto un vulcano attivo.
Un singolare binomio che la rende unico e non a caso il 43% dei turisti che soggiornano nella provincia di Catania viene per visitare l’Etna. Il dato proviene da un’indagine promossa dall’Azienda provinciale turismo di Catania per conoscere il livello di gradimento dei servizi e delle strutture sui due versanti dell’Etna. I turisti sono stati intervistati per strada a Piano Provenzana, sul versante nord-est del vulcano, a quota 1816 e nel piazzale del Rifugio Sapienza, sul versante sud, a quota 1910. Dai dati, forniti dalla dirigente della Provincia regionale di Catania, Santa Caruso, emerge l’elevato gradimento dell’escursione espresso dal 92% degli intervistati: il 57% apprezza soprattutto le bellezze naturali, il 24% le condizioni atmosferiche, altrettanti il vulcano. Il mezzo di trasporto più usato sull’Etna, qualche anno fa, risultava l’auto privata. Per questo la ferrovia Circumetnea ha potenziato i propri servizi per portare in quota quante più persone con la 'Littorina'. Sull’Etna si fa di tutto: sci, trekking, speleologia nelle affascinanti grotte vulcaniche, mountain bike e motoraduni.
L’altra fonte di business deriva dalla valorizzazione dei prodotti tipici locali. Come accade a Bronte, cittadina rinomata per la coltivazione del pistacchio, una pianta che riesce ad attecchire sulle rocce laviche. Proprio in questi giorni, Bronte ospita la sagra del pistacchio, ove saranno messe in mostra le svariate applicazioni di questo frutto in cucina: dalla salsiccia alla pasta, dal dolce al gelato. Poi sarà la volta dell’Ottobrata, mostra-mercato dei prodotti tipici dell’Etna che si svolge a Zafferana Etnea, tutte le domeniche di ottobre, attirando decine di migliaia di visitatori. Ogni domenica è dedicata a un prodotto: l’uva, il miele, le mele dell’Etna, i funghi e le castagne e vino. Un maggiore rilancio, tuttavia, meriterebbe il Parco dell’Etna, nato negli anni ’80 per proteggere e valorizzare questo ambiente. Gli amanti della montagna reclamano una maggiore sorveglianza e la manutenzione dei sentieri.
Pubblicato su PRIMO PIANO - AVVENIRE del 26 settembre 2008)

Madonna della Vena, l’icona risale all’XI secolo

DA VENA (CATANIA)
E ra stata sottoposta, nei mesi scorsi, alle analisi del Laboratorio di tecniche nucleari per i beni culturali di Firenze per scoprirne la datazione. Ieri, sono stati resi noti i risultati degli esami eseguiti sull’icona della Madonna della Vena, custodita nell’omonimo santuario di Piedimonte Etneo ( Ct), sulle falde dell’Etna. La sacra immagine risale a un periodo compreso fra i primi decenni dell’XI secolo e i primi decenni del XIII. Non è l’icona della tradizione (che doveva risalire al V secolo) ma è comunque molto antica. È stata realizzata su legno di castagno, una rara, unica tavola di 170 cm per 67. Alla presentazione degli esami, voluti dalla Diocesi di Acireale in accordo col rettore del santuario don Carmelo La Rosa, era presente il Vescovo di Acireale, Pio Vigo. Vi hanno assistito anche i partecipanti al master della Fisc, Federazione settimanali cattolici italiani, in corso a Siracusa, giunti ad Acireale per celebrarne i 50 anni del settimanale diocesano, La voce dell’Jonio, edito dall’associazione di volontariato « Orazio Vecchio » .
M. Gabriella Leonardi
(pubblicato su CATHOLICA - AVVENIRE del 21 settembre 2008)

Pennisi: la Parola anima della pastorale

PIAZZA ARMERINA. Prende il via oggi a Piazza Armerina ( Enna) il convegno pastorale diocesano intitolato « La Parola di Dio, parola per l’uomo » . « Il tema di quest’anno – spiega il vescovo di Piazza Armerina, Michele Pennisi – si pone in continuità con quello dello scorso anno su ' La questione antropologica e la sfida educativa'. Non si può educare se non alla luce di un progetto di persona e di società, che per noi cristiani scaturisce dall’accogliere la rivelazione di Dio che manifesta l’uomo a se stesso » . Oggi – dopo l’introduzione di Pennisi – il programma dei lavori prevede l’intervento di don Roberto Vignolo, della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, sul tema « La Parola che ci ospita e la sua attestazione. Elementi di teologia della Parola in prospettiva pastorale » . Seguirà la relazione di Serena Noceti, della Facoltà teologica dell’Italia centrale, sul tema « Prospettive pastorali per un cammino di Chiesa locale in ascolto della Parola di Dio » .
Domani don Patrizio Rota Scalabrini ( Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano) interverrà su due argomenti: « Bibbia e omelia » e « La Lectio divina » . Seguirà l’intervento del vaticanista del « Corriere della Sera » , Luigi Accattoli, che parlerà di « Bibbia, giovani e famiglia » .
L’ultima relazione del convegno sarà tenuta, sabato 20 settembre, da don Valentino Bulgarelli ( Facoltà teologica dell’Emilia Romagna) che svilupperà la tematica « Bibbia e cultura » . « Con il nostro convegno ecclesiale – spiega ancora Pennisi – che prende spunto dal tema del prossimo Sinodo dei vescovi ' La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa' e dal bimillenario della nascita di san Paolo grande figura di evangelizzatore, la diocesi di Piazza Armerina si propone di fare della Parola di Dio l’anima della pastorale per progettare percorsi educativi comuni che favoriscano lo spirito di comunione e lo slancio missionario. Dalla riscoperta della Parola di Dio le nostre comunità ecclesiali possano conoscere una nuova primavera di santità e un rinnovato dinamismo » .
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su CATHOLICA di Avvenire del 18 settembre 2008)

martedì 16 settembre 2008

A Gela dedicato un parco del volontariato

Per ogni associazione di volontariato gelese sarà piantato un albero che porterà il nome dell’associazione. Il parco che ne nascerà, all’interno della “ Casa del Volontariato”, a Gela , sarà dedicato a don Pino Puglisi, a simboleggiare l’impegno della società civile sull’emergenza educativa. L’iniziativa è in programma per il 16 settembre, il giorno dopo il 15° anniversario dell’assassinio di don Pino Puglisi, « per dire di una ferialità dell’impegno sociale, che trova nella relazione educativa la sua massima espressione capace di cambiare la coscienze » spiega il portavoce della Rete del Volontariato di Gela e presidente del MoVI, Enzo Madonna. L’iniziativa è promossa da una rete di trenta associazioni di volontariato, sostenute dal CeSVoP e coordinate dal MoVI. Saranno presenti tutti i presidenti delle associazioni di volontariato gelesi e numerose autorità. Il parco del volontariato sarà benedetto dal vescovo di Piazza Armerina, monsignor Michele Pennisi.
( M. G. L.)
(pubblicato su Avvenire del 14 settembre 2008)

Catania, solidarietà dal basso per aiutare i poveri la crisi del Comune si ripercuote su italiani e stranieri

CATANIA E dopo il “caso Napoli” arriva il “caso Catania”. Il Comune del capoluogo etneo, infatti, è sull’orlo del dissesto finanziario, evento che comporterebbe, tra l’altro, l’innalzamento dei tributi e delle addizionali locali al massimo, la diminuzione dei servizi, il licenziamento di lavoratori e i creditori del Comune pagati con percentuali da concordato fallimentare, con conseguente sventura per l’indotto di imprese che lavorano con le commesse del Comune. Il tutto in una città già carica di problemi. Il Sindaco Raffaele Stancanelli, ieri, venerdì, in una tv locale ha auspicato che il Governo possa approvare, a favore di Catania, un piano straordinario – una sorta di anticipazione, non soldi a fondo perduto - che permetta di chiudere i disavanzi del 2003,2004 e del 2006 che ammontano a circa 100milioni di euro. Se entro il 31 dicembre il Comune non riuscirà a coprire questi disavanzi, dovrà dichiarare giuridicamente il dissesto. Eppure, ancora più preoccupante del dissesto economico, c’è quello che il direttore della Caritas diocesana di Catania, padre Valerio Di Trapani, in una sua lettera aperta definisce “dissesto sociale”. «Sono molto preoccupato – scrive Padre Valerio - per le gravi notizie che si rincorrono sullo stato finanziario del Comune di Catania e sono consapevole che un eventuale dissesto, provocherebbe disagi a molte persone e soprattutto allungherebbe le liste di coloro che conoscono la strada quale ultima stazione della loro personale via crucis. L’esperienza di ascolto e di servizio che condivido con i volontari della Caritas diocesana, fa crescere la mia preoccupazione e mi accorgo che, se il pericolo di dissesto finanziario può essere scongiurato con apprezzabili risoluzioni da Roma, il problema del dissesto sociale è già una realtà dolorosa cui si può provvedere soltanto attraverso una vigorosa lotta alla povertà, corale e non delegabile. Proprio in questi giorni – prosegue Padre Valerio - mi sono accorto che il nostro centro di accoglienza notturna che accoglie persone senza dimora, ospita ormai in prevalenza cittadini italiani. Il loro numero è considerevolmente aumentato e le cause del loro disagio sono riconducibili sempre allo stesso motivo: nessuno ha dato loro una mano. Non si è trovato un sottoscala, un vano per accogliere una persona! ». Secondo il direttore della Caritas la chiusura è un atteggiamento tipico dei momenti di crisi, quando si sceglie di arroccarsi nel poco che si ha. Però c’è un’altra strada: aprirsi al prossimo, come ha fatto San Francesco. «Il Comune è l’ente che fornisce più lavoro a Catania – spiega padre Valerio -. Diversi imprenditori, sarti che lavoravano con le commesse del Comune sono andati in fallimento e si sono rivolti alla Caritas. Un eventuale dissesto finanziario innescherebbe meccanismi di lotta aspra. Già ora ci sono famiglie che non riescono a immaginare un futuro migliore». Tuttavia, una via d’uscita i catanesi la possono trovare in una rinnovata solidarietà, la città si può salvare a partire dal basso: «Usciamo insieme la sera – invita padre Valerio- per girare la città per portare alle persone in strada un po’ di cibo, una bevanda e tanto affetto. Partecipate con noi al progetto educativo proposto dai nostri centri giovanili a Librino, il quartiere della periferia della nostra città. Ascoltiamo insieme le storie di famiglie in dissesto, aiutiamo i bimbi dei poveri a studiare, accogliamo in un caloroso abbraccio ogni persona italiana o straniera, solidarizziamo con gli ultimi. Non sono nostri nemici ma fratelli».
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su Avvenire del 13 settembre 2008)

giovedì 21 agosto 2008

Sicilia, nuovo Centro di aiuto alla vita


« L’ amore è una cosa meravigliosa » . Hanno dato questo titolo i volontari del Movimento per la Vita di Mistretta alla Festa per la vita che ogni anno organizzano ad agosto nel piccolo comune sui Nebrodi. « Vogliamo parlare della bellezza dell’amore umano e aiutare i giovani e tutti gli educatori ad affrontare l’argomento in maniera diversa rispetto a come viene trattato dai mass media in genere », spiega Angela Provenzale, presidente Movimento per la Vita e del Centro di aiuto alla Vita di Mistretta onlus. « L’amore tra un uomo e una donna deve coinvolgere la totalità dell’essere e in questo la comunità ha una grossa responsabilità educativa - continua la Provenzale - . Episodi come quello di Niscemi dimostrano come i giovani siano abbandonati a sé stessi e non siano educati all’amore » . La festa, giunta alla sua quinta edizione, comincia oggi e andrà avanti fino a domenica. Momenti forti saranno l’inaugurazione di un nuovo Centro di aiuto alla vita e la tavola rotonda che si terrà il 22 agosto nell’auditorium ' San Tommaso d’Aquino' di Mistretta.
Sulla meraviglia dell’amore interverranno Leo Pergamo, responsabile giovani del Movimento per la Vita italiano; Piera Di Maria, ginecologa e sessuologia che, presso l’ 'Oasi Cana' di Palermo, aiuta tante coppie in difficoltà e la professoressa Maria Porracciolo, insegnante di lettere che attraverso la letteratura illustrerà al pubblico come l’anelito all’ ' amore per sempre' sia stato una costante della vicenda umana. Dopo avere svolto per cinque anni attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica a favore della vita, i volontari del Movimento hanno deciso dare un aiuto concreto alle donne che si ritrovano con una gravidanza indesiderata. Per questo, dopo un corso di formazione per volontari, tenutosi nei mesi scorsi, sabato prossimo, 23 agosto, sarà ufficialmente inaugurato a Mistretta un Centro di aiuto alla vita. La V Festa per la vita di Mistretta si concluderà domenica con un concerto del cantautore Roberto Bignoli.
Maria Gabriella Leonardi
(Pubblicato su Avvenire del 21 agosto 2008)

giovedì 10 luglio 2008

Premio Monsignor Arista assegnato al vescovo Vigo


ACIREALE . Volevano consegnare un premio a un testimone di vita spesa per i ragazzi. E così hanno premiato il loro vescovo, monsignor Pio Vittorio Vigo. Ad Acireale nei giorni scorsi, i giovani del Coordinamento oratori della diocesi hanno organizzato il «VI Raduno diocesano degli oratori estivi», manifestazione unica nel suo genere nel Sud Italia, che rappresenta il culmine delle attività oratoriane svolte durante l’anno nella diocesi di Acireale . Durante la manifestazione insieme a giochi, bans e animazione era prevista anche la consegna di un premio intitolato a monsignor Giovanni Battista Arista il pastore della Chiesa di Acireale (dal 1907 al 1920) passato alla storia per essersi prodigato affinché in ogni parrocchia fosse istituito l’oratorio. «Con la consegna del premio 'Monsignor Arista' al nostro vescovo Pio Vittorio Vigo – spiegano gli organizzatori – si vuole sottolineare questo ponte ideale tra due vescovi: come monsignor Arista, anche monsignor Pio Vittorio Vigo ha a cuore i giovani nella loro interezza e ha dato forza e impulso alla pastorale giovanile e all’oratorio come strumento di pastorale giovanile, futuro della Chiesa».
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su AVVENIRE del 9 luglio 2008)

lunedì 7 luglio 2008

Celebrazioni, catechesi, studi biblici e un master in teologia e spiritualità

Un Anno Paolino intenso quello inaugurato il 28 giugno a Messina . Tutte le comunità ecclesiali della diocesi, all’inizio del nuovo anno pastorale, riceveranno la Lettera ai Romani accompagnata da un essenziale commento e dalla proposta per la Lectio Divina. Sarà anche possibile ottenere l’indulgenza plenaria nelle celebrazioni di apertura e di chiusura dell’Anno Paolino recandosi in pellegrinaggio in una delle chiese che venerano san Paolo. Per la preparazione delle varie iniziative, l’arcivescovo di Messina -Lipari-Santa Lucia del Mela, Calogero La Piana, ha costituito una «Commissione per l’Anno Paolino», coordinata da monsignor Giuseppe Costa, ordinario di Sacra Scrittura e vice preside dell’istituto teologico «San Tommaso». L’Anno Paolino messinese prevede celebrazioni liturgiche, pellegrinaggi, assemblee zonali e diocesane, catechesi bibliche, simposi e conferenze. L’iniziativa più originale, sul piano culturale, è il master in Teologia e spiritualità paolina, diretto da monsignor Costa: otto incontri per conoscere la figura e l’opera di Paolo. Di spessore anche la pubblicazione di un commento pastorale alla Lettera ai Romani e di un commento scientifico alla Lettera ai Filippesi, con interventi di diversi biblisti italiani. Inoltre alla figura di san Paolo sarà dedicata la prolusione del biblista Romano Penna per l’apertura del nuovo anno accademico del «San Tommaso» mentre il professor Pasquale Basta «aprirà» l’anno accademico dell’Istituto superiore di scienze religiose.
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su Catholica - AVVENIRE del 6 luglio 2008)

Messina, viaggio fra le note d’organo

C ome ogni anno con l’arrivo dell’estate, l’arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela propone la rassegna « Fede, arte, musica estate » giunta alla sua quarta edizione. Un appuntamento che, come spiega l’arcivescovo Calogero La Piana, « è un’interessante rassegna che nella città dello stretto per tutta l’estate impegna grandi talenti artistici italiani e stranieri, e che – con tempi, stili e linguaggi originali – propone anche i grandi temi dell’Anno Paolino indetto per bimillenario della nascita di Saulo di Tarso, divenuto l’apostolo san Paolo » .
Protagonista della rassegna è il grande organo Tamburini della Cattedrale messinese. Inaugurerà il programma un tributo all’organista Fernando Germani nel decimo anniversario della sua morte. Sono previsti, tra l’altro, tre concerti d’organo nel Duomo di Messina in calendario per lunedì 7 luglio con Alessandro Bianchi, per martedì 15 con Roberto Marini e per venerdì 18 con Alessandro Licata. Altro importante appuntamento di luglio sarà il quarto corso di interpretazione organistica su « Romanticismo e sinfonismo tra XIX e XX secolo » , con un concerto dei corsisti che si terrà in Cattedrale sabato 26.
Tra gli eventi in calendario ad agosto la « Maratona di mezz’agosto » : martedì 12 nei chiostri all’arcivescovado è previsto il concerto di improvvisazioni del sassofonista Gianluca Sturniolo e del pianista Paolo Oreni. Altri concerti di improvvisazioni all’organo sono fissati, in Cattedrale, mercoledì 13, giovedì 14 a mezzanotte e venerdì 15 a mezzogiorno. Nella seconda metà di agosto è prevista l’interessante settimana con l’ensemble « Le Testament d’Orphée » . A settembre in programma le escursioni organistiche e concerti d’organo tutti i venerdì e le domeniche, ogni volta in una chiesa messinese diversa. Ogni domenica d’estate, a mezzogiorno, in Cattedrale si terrà un concerto d’organo. Tra gli eventi che sono stati organizzati in città anche la mostra fotografica intitolata «Per Speculum » che raccoglie le foto di Giovanni Broccio in un progetto di monsignor Letterio Gulletta. La mostra sarà aperta dal 12 agosto al 14 settembre nei chiostri dell’arcivescovado.
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su AVVENIRE del 5 luglio 2008)

giovedì 3 luglio 2008

Caltagirone, una «rete» per la testimonianza

CALTAGIRONE. La diocesi di Caltagirone ha vissuto nei giorni scorsi il proprio convegno pastorale diocesano sul tema «Testimoni del 'grande sì' di Dio all’uomo». Un appuntamento che, in genere, viene organizzato nei mesi autunnali e che, invece, la diocesi calatina ha anticipato per offrire una maggiore disponibilità di tempo ed occasioni di confronto per il discernimento comunitario. L’anticipo del convegno è stato una delle novità di quest’anno insieme alle assemblee zonali o cittadine degli operatori pastorali. Monsignor Umberto Pedi, coordinatore della pastorale diocesana, ha spiegato: «Intendiamo contribuire alla costruzione di una pastorale integrata e partecipata. Le nostre parrocchie devono ripensare il loro rapporto con il territorio ed essere significativamente presenti negli ambienti di vita per comunicare il Vangelo a quanti non conoscono Cristo». Negli orientamenti programmatici diocesani, viene chiamata in causa la comunità parrocchiale che deve coltivare il suo volto missionario, ripensare il rapporto con il territorio, le istituzioni e gli uffici diocesani, collaborare con le altre parrocchie della zona, concertare l’azione pastorale in comunione con le comunità religiose e le aggregazioni laicali. Imprescindibile per la pastorale d’ambiente è inoltre la testimonianza di laici cristianamente formati e impegnati. Pertanto il programma per il biennio 2008-2010 si propone anche come percorso di formazione dei laici e delle équipes zonali, propedeutico all’avviamento del progetto di pastorale integrata e d’ambiente. La Chiesa calatina è in cerca di un’icona che esprima anche simbolicamente lo spirito di questo progetto pastorale.
Testimoni durante il biennio saranno l’apostolo Paolo e il servo di Dio don Luigi Sturzo, espressione della comunità calatina. «Non fatevi sopraffare dall’insoddisfazione – ha esortato il vescovo di Caltagirone, Vincenzo Manzella –. Molto deve essere fatto, ma molto è stato già fatto.
Noi possiamo fare tutto se, con umiltà e pazienza, ci metteremo a lavorare insieme. Concordi nell’insegnamento degli Apostoli».
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su AVVENIRE del 3 luglio 2008)

venerdì 13 giugno 2008

DISPUTA A CATANIA

Venerdì 13 giugno alle ore 20 la Missione Chiesa- Mondo organizza a Catania , nella « Tenda di Ulisse » , una pubblica disputa tra credenti e non credenti.
Interverranno Giuseppe Savagnone, docente di Storia e filosofia nei Licei statali di Palermo, e Piergiorgio Odifreddi, docente di Logica e Matematica presso l’Università di Torino.
Modererà monsignor Antonio Fallico, responsabile della missione Chiesa- Mondo e vicario episcopale per la pastorale della diocesi di Catania . Sarà presente l’arcivescovo di Catania , monsignor Salvatore Gristina.
L’incontro prende spunto dall’ultimo libro di Savagnone, « Processo a Gesù » .
(pubblicato su Avvenire del 13 giugno 2008, sez. AGORA')

giovedì 12 giugno 2008

A Mistretta un corso per nuovi operatori di Centri aiuto alla vita

In vista dell’apertura a Mistretta (Messina) il 26 luglio di un centro di aiuto alla vita il Movimento per la vita e Centro di aiuto alla vita di Mistretta organizza il 1° Corso di formazione per operatori dei Cav. Il primo incontro sarà oggi alle ore 16,30 nella parrocchia Santa Lucia sul tema
«Il volontariato per la vita: per i bambini, con le donne, nella cultura e nella società ». Relatori Angela Maria Provenzale, presidente di Mpv e Cav di Mistretta , e Marco Fallaci, componente consiglio direttivo della Federazione regionale Mpv e
Cav. (M.G.L.)
(Pubblicato su AVVENIRE sez. E'Vita del 12 giugno 2008)

Un anno per santa Eustochia

MESSINA
Prende il via oggi a Messina l’Anno Eustochiano indetto dall’arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, dalle clarisse del monastero di Montevergine e dal comitato per le celebrazioni, presieduto dal cappellano monsignor Pietro Aliquò. L’anno si concluderà l’11 giugno 2009 e celebra l’anniversario della canonizzazione della clarissa suor Eustochia Smeralda Calafato – l’«innamorata del Crocifisso», com’è ricordata – da parte di Giovanni Paolo II, nel 1988, durante la visita pastorale dello stesso Wojtyla nella città siciliana. Smeralda Calafato, ultimogenita di una ricca famiglia messinese, ebbe la vita segnata da una prodigiosa visione. Le apparve Gesù Crocifisso. Così decise a 15 anni di entrare nel monastero delle Clarisse di Basicò dove visse fino alla morte avvenuta nel 1485. Più volte nei secoli ha protetto Messina al punto che il Senato messinese, nel 1777, le affidò la città. L’anno eustochiano vuole approfondire e attualizzare la vita della santa attraverso diversi itinerari: liturgico, formativo, culturale, editoriale, scolastico, dei pellegrinaggi e mass-mediale. Giovedì 19 giugno, nella chiesa di santa Eustochia con una solenne celebrazione eucaristica, l’arcivescovo Calogero La Piana inaugurerà l’anno eustochiano. Sarà allestita una mostra fotografica sulla canonizzazione della santa. Il 27 giugno alle 19 nel monastero di Montevergine, è previsto un incontro sul tema «Il magistero di Giovanni Paolo II a Messina».
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su AVVENIRE sez.CATHOLICA dell'11 giugno 2008)

lunedì 26 maggio 2008

«No alla criminalità». A Gela sfilano tremila studenti

Resistere all’individualismo, alla violenza, alla solitudine per impegnarsi nel volontariato e nella città.Vogliono fare più rumore dei loro coetanei al centro delle cronache nere i tremila studenti di Gela, di tutte le scuole superiori che, insieme alle associazioni di volontariato, ieri, sabato, hanno dichiarato la loro volontà a costruire legami veri basati sulla solidarietà. L’occasione nella città nissena, era data dalla giornata dell’arte, della solidarietà e della creatività studentesca e del volontariato, intitolata, riprendendo una canzone di Jovanotti, 'Io lo so che non sono solo'. A organizzare l’iniziativa il coordinamento delle 32 associazioni di volontariato della città, guidate dal MoVi e sostenute dal CeSVoP (Centro di Servizi per il Volontariato di Palermo), il coordinamento degli studenti delle scuole superiori e la consulta provinciale degli studenti. Nella piazza Santa Teresa Valsè, nel quartiere Macchitella, i giovani hanno proclamato la loro 'rivoluzione' con la musica, con i cortometraggi, con la break dance, con dibattiti e con murales.
Dal 2004 a Gela è iniziato un lento lavoro di coordinamento del volontariato. I primi risultati sono una rete della società civile che chiede trasparenza, nuovi strumenti di partecipazione dei giovani, spazi e risorse per l’educazione, espressione di una città che vuole togliersi il marchio di città mafiosa.
«I giovani gridano che ci sono e reclamano accanto adulti seri, motivati, capaci di mettersi in ascolto e di metterli al centro dei loro impegni - ha dichiarato Enzo Madonia, responsabile del MoVi e del CeSVoP a Gela - . Ancora oggi le risposte alla crisi educativa sono scarse perché frammentate e con pochi contenuti, non coinvolgenti e soprattutto precarie. Non si tratta di costruire qualcosa per loro, ma con loro. Ma questo richiede una politica matura e capace di promuovere la dignità umana piuttosto che continuare a creare precariato e assistenzialismo».
«Non ha senso partecipare a marce antimafia o lavorare gratuitamente per qualche ora in un terreno sequestrato ad un mafioso se poi si consuma droga e si fanno acquisti in negozi che pagano il pizzo, aumentando il potere economico della mafia - ha detto ai giovani, monsignor Michele Pennisi, vescovo di Piazza Armerina - . Il volontario è chiamato a vivere la propria esperienza in modo coerente con i valori che fondano l’agire volontario, che assume inevitabilmente una connotazione etica che assume i volti della responsabilità e del servizio solerte e disinteressato che deve caratterizzare tutta la propria vita».
Ieri la giornata dell’arte, della solidarietà, e volontariato
(pubblicato su AVVENIRE del 25 maggio 2008)

martedì 20 maggio 2008

Catania L’iniziativa controcorrente: portare 20 bambini a scuola

Mentre in Italia imperversa la caccia ai rom, a Catania, dall’inizio dell’anno scolastico, la Caritas diocesana è impegnata a portare a scuola 20 bambini rom. Un’iniziativa controcorrente, nata in tempi in cui i rom non interessavano quasi a alcuno. Sono mesi ormai che ogni mattina un furgoncino della Caritas va a prendere i bambini nomadi che vivono in uno dei campi nomadi catanesi. Da lì li accompagna in sette scuole elementari della città: portarli in una sola scuola sarebbe stato più semplice ma si sarebbe corso il rischio di creare una scuola­ghetto. All’ora dell’uscita, il furgoncino fa il giro delle scuole per prendere i bambini e portali in un centro Caritas in via Santa Maddalena, nel centro storico di Catania. Qui i bimbi pranzano e poi fanno i compiti. Li aiutano una quindicina di persone tra volontari, ragazzi del servizio civile, operatori e una mediatrice culturale. «La caccia alle streghe è frutto dell’assenza di relazione ­spiega il direttore diocesano della Caritas di Catania, padre Valerio Di Trapani - il più grande risultato del nostro progetto è stata invece la possibilità di accostare questi bambini e le loro famiglie alle realtà del territorio, e questa relazione è stata assolutamente pacifica». La Caritas, prima dell’inizio dell’anno scolastico, ha contattato l’osservatorio integrato d’area, di cui fanno parte i presidi delle scuole locali: l’iscrizione dei bimbi rom è stata a lungo preparata.
La Caritas ha anche fornito il materiale didattico ai piccoli rom e agli incontri scuola­famiglia vanno anche i suoi operatori; oltre che ai bambini, i volontari dedicano diverse attività anche alle rispettive famiglie. Tra le materie del dopo-scuola c’è anche l’educazione alimentare e l’igiene: d’altra parte se questi bimbi non sono ben curati i compagnetti starebbero alla larga. Com’è andata?
«Abbastanza bene- risponde padre Valerio - qualcuno dei bambini ha anche fatto la recita di Natale, qualcun altro è andato in gita scolastica».
Tuttavia, in questi giorni difficili, padre Valerio non nasconde le sue paure: «L’aria che si respira è impregnata di odio e di vendetta. Ho paura che questa ferocia coinvolga anche i bambini rom che, seppur in maniera discontinua, hanno scelto di frequentare la scuola a Catania. Ho paura anche per Daniel, Lucian e i tanti altri amici che, sostenuti dai volontari della Caritas, con tenacia insegnano ai loro figli il valore del rispetto della famiglia, delle regole di buona educazione ma che vedono profilarsi tempi terribili». Padre Valerio non condivide quello che sta accadendo: «esprimo un forte dissenso contro la caccia all’untore che caratterizza questi giorni. Io non ci sto agli sgomberi coatti e alle 'soluzioni estetiche'». A Catania, malgrado quanto viene fatto, resta l’amaro per quanto potrebbe farsi: Caritas diocesana e Croce Rossa,da anni, infatti, propongono al Comune di allestire un’area di sosta per rom: in cambio di un alloggio più dignitoso ai rom che avrebbero aderito al progetto sarebbe stato chiesto il rispetto della legalità. Il comune di Catania aveva anche individuato un’area da attrezzare con luce e acqua; un intervento non troppo costoso e realizzabile in poco tempo per cui Caritas diocesana e Croce rossa potrebbero mettere a disposizione volontari e container. Quello che è mancato in questi anni è stata la volontà politica.
«Siamo stati sempre pronti a sbracciarci le maniche per dare maggiore dignità ai rom e per favorire una reale e pacifica integrazione, rispettosa delle regole- aggiunge padre Valerio -. Ma purtroppo oggi è più facile fare discorsi qualunquistici e banali».
MARIA GABRIELLA LEONARDI
(Pubblicato su AVVENIRE del 16 maggio 2008)

venerdì 16 maggio 2008

Santuario della Vena, un Rosario di 60 metri

L a fantasia del bene crea nuove strade per ravvivare la fede. Come accade nel santuario di Santa Maria della Vena, nell’omonima frazione di Piedimonte Etneo, nel Catanese. Qui il mese di maggio è stato aperto con una celebrazione mariana, in piazza, attorno a una coro- na del Rosario «gigante» lunga 60 metri e colorata con i colori dei cinque continenti.
Erano presenti l’arcivescovo di Acireale, Pio Vigo, i sacerdoti e i fedeli della zona. Il Rosario gigante, oltre ad abbellire la piazza, è diventato un modo singolare per celebrare la preghiera mariana per eccellenza: grazie, infatti, al movimento attorno alla corona, tante persone si sono sentite loro stesse una «corona vivente». Ma non è tutto giacché, come ha spiegato il rettore del Santuario, don Carmelo La Rosa: «Diverse realtà hanno già dato l’adesione al nostro invito di allargare questa corona nel territorio, realizzando i venti misteri del rosario, con stele di pietra, lungo le due strade che immettono al Santuario. Creeremo così un 'santuario diffuso' e un’area sacra che accolga i pellegrini».
Le iniziative del santuario di Vena, nascono dall’esperienza del rettore, don Carmelo La Rosa, per tanti anni missionario in Albania. In quel contesto il sacerdote sperimentò la desolazione portata nella vita di fede dalla dittatura comunista e dovette lavorare alacremente per rifondare dal nulla la realtà ecclesiale. In Italia il secolarismo e talune «tiepidezze» dei credenti sembrano togliere vitalità alla fede. Ed è per questo che un missionario fortificatosi in un contesto difficile è stato chiamato a rilanciare quel piccolo tesoro di fede, storia e arte che è il santuario di Vena. La chiesetta, alle pendici dell’Etna, custodisce l’icona della «Teotokos Glicofilusa» di Vena.
Le analisi al radio carbonio in corso dovranno stabilire se l’immagine risale al VI secolo dopo Cristo, come vuole la tradizione. In caso positivo il Santuario sarebbe uno dei più antichi d’Europa. Tra i «segni» di cui è stato testimone questo luogo e che il Santuario custodisce c’è la «Madonna del fuoco», una statua realizzata con sacchi di iuta e gesso. In occasione dell’eruzione dell’Etna del 1865 i fedeli terrorizzati la portarono dinanzi al fronte lavico che minacciava il paese. Si racconta che l’allora rettore, don Michele Cantone, incitava tra le lacrime i fedeli al pentimento e ad avere fiducia nella Madonna. All’improvviso il fuoco, sospinto da un vento furioso, investì la sacra immagine, arroventandone il viso tra le urla dei presenti. Dopo pochi secondi, tornò la calma. E la lava si fermò.
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su Avvenire del 16 maggio 2008 Catholica)

lunedì 21 aprile 2008

Caltanissetta , i conflitti dimenticati «adottati» da oltre mille giovani

CALTANISSETTA
I ragazzi di Caltanissetta scoprono i conflitti dimenticati grazie al progetto “Adotta un conflitto”, sulla mondialità e la cittadinanza attiva, organizzato dalla Caritas diocesana di Caltanissetta in collaborazione con il Comune nisseno. Protagonisti dell’iniziativa gli studenti delle terze classi dei 12 istituti superiori di Caltanissetta per un totale di circa 1.125 studenti. Attraverso una serie di tre incontri formativi per classe, volti ad innescare delle discussioni, i ragazzi hanno “viaggiato per il mondo” restando nella loro città e hanno approfondito le attuali situazioni drammatiche di alcune zone geograficamente o politicamente “lontane”. Nello spirito di quanto diceva Don Milani «Ognuno è responsabile di tutto» i volontari della Caritas nissena, hanno cercato di trasmettere ai ragazzi valori quali l’obiezione di coscienza, ormai sconosciuta alle nuove generazioni, la non violenza e il consumo critico. Nel terzo incontro i ragazzi dovevano adottare un conflitto dimenticato e scoprire cosa c’è dietro la “dimenticanza mediatica”. Tutti i loro lavori ieri, sabato, sono stati presentati in piazza a Catanissetta durante la “Festa dei popoli”.
Un convegno ha preceduto la festa a cui sono intervenuti, tra gli altri, il Vescovo Mario Russotto, Alberto Chiara, giornalista di Famiglia Cristiana, Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale di Caritas italiana e Don Luciano Gonzales, missionario in Costa d’Avorio.
Maria Gabriella Leonardi
(Pubblicato su AVVENIRE del 20 aprile 2008)

giovedì 10 aprile 2008

I medici che non prescrivono la "pillola del giorno dopo"

I medici e i farmacisti che rifiutano di prescrivere o vendere la pillola del giorno dopo sono molto più numerosi di quanto nemmeno immagini Miriam Mafai su Repubblica di qualche giorno fa, secondo la quale i medici obiettori di coscienza pisani sarebbero 'mosche bianche'. Solo per fare un esempio, a Giarre, un Comune catanese di 27.000 abitanti, gli obiettori di coscienza, tra medici e farmacisti, sono almeno tre: nessuno ha mai avuto sanzioni disciplinari da parte della Asl o da chicchessia. Una scelta impopolare, l’obiezione di coscienza, visto che il sabato sera numerosi ragazzi vanno al pronto soccorso o alla guardia medica chiedendo la pillola del giorno dopo mentre il lunedì mattina, prima di andare a scuola, ci provano pure al consultorio: altro che contraccezione d’emergenza, i ragazzi ne fanno un uso frequente. Ma quel che è peggio è che i medici non sono in rete tra loro e non possono monitorare l’uso o l’abuso che le ragazze fanno di questo farmaco, con forte carica ormonale che, a lungo andare, può provocare danni alla salute.
T ra i medici che non prescrivono la pillola del giorno dopo anche il dottor Salvo Mauro, ginecologo del Consultorio della Asl di Giarre che spiega: «Accertato che la pillola del giorno dopo agisce con un meccanismo antinidatorio, provocando il mancato impianto dell’embrione concepito, il medico obiettore, anche se pubblico ufficiale, può rifiutarsi di prescriverla perché fermamente convito che la vita di un essere umano cominci al concepimento e che qualunque atto lesivo intenzionale in questo delicato momento possa interrompere il percorso vitale. Non esiste nessuna differenza sostanziale tra aborto chimico 'precoce' e aborto strumentale 'tardivo', in quanto sempre di aborto si tratta. Né si può sostenere che sia preferibile il male minore della pillola del giorno dopo per evitare il male maggiore dell’aborto chirurgico, perché sempre male è. La legge 194/78 sulla interruzione volontaria della gravidanza prevede la non punibilità dell’aborto solo nel rispetto di alcune procedure, come il colloquio con la donna e l’accertamento dello stato di gravidanza e dell’epoca di gestazione».
« A
l di fuori di queste procedure – prosegue il medico – l’aborto diventa un atto antigiuridico, al pari di quello clandestino.
L’eventuale prescrizione della pillola giorno da parte del medico non rispetta l’iter procedurale previsto dalla legge 194/78 e di conseguenza il medico può rifiutarsi di prescriverlo non solo per motivi etici ma anche giuridici. Né tantomeno l’obiezione di coscienza può essere configurabile a un’omissione di atto dovuto in quanto è scientificamente dimostrabile l’azione antinidatoria, e quindi abortiva, del preparato».
I nsomma, è proprio il rispetto della legge sull’aborto che vieta la prescrizione della pillola del giorno dopo. «Anche il farmacista può rifiutarsi di dispensare questi prodotti, potendosi rendere corresponsabile di un aborto illegale – ribadisce Mauro –.Non solo.
L’obiezione non è appannaggio di medici e farmacisti, ma di tutti gli operatori sanitari che vedono svilita la stessa legge 194/78 e che avvertono la superficialità di questa pratica abortiva e il mancato rispetto di procedure stabilite».
Maria Gabriella Leonardi(pubblicato sull'interto "E'Vita" di avvenire del 10 aprile 2008)

lunedì 7 aprile 2008

«L’Humanae Vitae è valida ancora oggi»


MESSINA Il dialogo profondo, il sapersi controllare, il rispetto dell’altro/altra, il senso di responsabilità: sono gli atteggiamenti che vivono i coniugi che scelgono di regolare con i metodi naturali la fecondità del loro amore, ma sono anche gli at- teggiamenti che tengono uniti nel tempo due sposi, uno stesso filo rosso lega due momenti fondamentali dell’esistenza umana: l’amore e la capacità di mettere al mondo dei figli. E non a caso in un tempo in cui non ci sono più tabù sessuali aumentano le separazioni e i divorzi. Di amore e di apertura alla vita si è parlato a Messina all’istituto teologico «San Tommaso» in un simposio che ha voluto tracciare un bilancio teologico e pastorale a 40 anni dall’Humanae Vitae, l’enciclica scritta da Paolo VI. «Questo simposio ha messo in luce la ricchezza dottrinale e pastorale della Humanae Vitae per la società di oggi – spiega don Giovanni Russo, preside del “San Tommaso” –; nonostante alcuni dissensi, anche di teologi, l’Humanae
Vitae ancora oggi mantiene una proposta profetica di cammino, perché ogni famiglia possa vivere una spiritualità coniugale che la renda missionaria». Eppure anche 40 anni fa a tanti non piacque quel ribadire di Paolo VI che unione e procreazione sono due aspetti inscindibili dell’amore coniugale e che il contraccettivo artificiale li disgiunge. «All’inizio provai anch’io un senso di smarrimento – afferma Cettina Sgalambro, direttrice di un consultorio familiare messinese – adesso dopo 37 anni di matrimonio posso dire che la strada giusta era quella indicata dall’enciclica. Tra la pillola anticoncezionale e i metodi naturali sembrava ci fosse solo una differenza formale, invece è fondamentale: i contraccettivi impediscono il concepimento, i metodi naturali sono diagnostici, indicano i periodi di fertilità e di infertilità. Con i contraccettivi solo uno dei due prende l’onere di evitare la gravidanza, l’altro si deresponsabilizza: con la regolazione naturale è la coppia che sceglie; con i contraccettivi si scade nella routine, la regolazione naturale rinnova l’amore e il desiderio; e nel periodo fertile, la coppia sperimenta altri canali per scambiarsi la tenerezza ». Tuttavia, sono una minoranza i fedeli che osservano l’Humanae Vitae:
è da buttare allora quest’enciclica?
«Il bene e il male non risiedono nelle statistiche – spiega don Raimondo Frattalone, docente di Teologia morale – la verità non sta nella quantità, ma in sé stessa ». E aggiunge: «La moralità risiede nel fine che si vuole raggiungere, ma vi devono corrispondere anche mezzi leciti». E nella Humanae Vitae Paolo VI indica le vie lecite e illecite per la regolazione della natalità. E poi c’è l’importanza del magistero: «In questi 40 anni si è capito meglio il suo ruolo – sottolinea don Raimondo – e si vede come ogni volta che parla il Papa in pubblico ci sono sempre tante persone: ne abbiamo bisogno, non siamo tutti sicuri dentro ». Soprattutto ora che «da una famiglia patriarcale siamo passati a una famiglia postmoderna confusa e senza ruoli» delineata da Girolamo Cotroneo, docente di Storia della filosofia all’Università di Messina. «Abbiamo voluto sottolineare il ruolo e l’importanza dei consultori familiari e dei gruppi ecclesiali di animazione familiare – conclude don Giovanni Russo – è fondamentale il compito dei laici e delle famiglie nel contesto attuale, molto disorientato e bisognoso di valori autentici».
(Pubblicato su AVVENIRE del 6 aprile 2008)

mercoledì 2 aprile 2008

A Gela due giornate di incontri su come sostenere genitori e figli

GELA (CL). «Cari genitori, non promettete regali in cambio della promozione. Fatevi un dono maturo: costruite una relazione profonda con i vostri figli». È l’ appello delle associazioni di volontariato di Gela (Caltanissetta), di cui è responsabile Enzo Madonna, che in una nota spiegano: «Le relazioni, anche in famiglia, pare abbiano assunto una dimensione commerciale, e si incentiva lo studio o la responsabilità con regali e promesse. Bisogna avere il coraggio di educare i propri figli e fare in modo che costruiscano la loro personalità attraverso un impatto con la vita che li renda responsabili e consapevoli del loro ruolo». Le associazioni gelesi da tre anni cercano di costruire una 'città educativa'; a tal fine sono sostenute dal Centro di servizi per il volontariato di Palermo e partner è anche la diocesi di Piazza Armerina tramite la pastorale della Cultura, della Famiglia e dei Giovani. Aiutare la famiglia a costruire relazioni significative è inoltre l’obiettivo di una due giorni in programma presso la Casa del volontariato 'Padre Pino Puglisi' i prossimi 4 e 5 aprile. Si tratta di un laboratorio intitolato 'Genitori e figli:rapporto dinamico' rivolto a genitori, insegnanti ed educatori.
Previsti un 'Family pizza' con esperti che risponderanno ai dubbi di genitori e figli; un talk show nel dopo cena su 'Il nichilismo e i giovani'; sabato sarà la volta dei workshop e di un tg Genitori. Il corso sarà condotto dagli esperti di Creativ, guidati da Giulio Carpi.
Interverrà anche Massimo Introvigne, presidente del Cesnur (Centro studi nuove religioni) con un contributo su 'Società, complessità e sfida educativa'.
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su AVVENIRE del 2 aprile 2008)

giovedì 20 marzo 2008

Ad Acireale «viaggio» tra medicina ed etica


Sarà inaugurata mercoledì prossimo la sede del Movimento per la vita di Acireale , nei locali messi a disposizione dalla diocesi in via Scinà 26/28.
All’inaugurazione sarà presente anche il vescovo, Pio Vittorio Vigo.
Da aprile la nuova sede ospiterà un corso di formazione organizzato dal Mpv in collaborazione con il Centro assistenza famiglia di Acireale , l’Istituto siciliano di bioetica (Isb), l’ufficio diocesano della famiglia, con il supporto del Centro di servizio per il volontariato etneo. Il titolo del corso è: «Viaggio tra medicina ed etica» e affronterà i principali temi di bioetica. Il corso, suscettibile di variazioni, partirà domenica alle 18.30 con l’incontro: «Dalla pace la vita, dalla vita alla pace» e avrà come relatore il vescovo Vigo. Il 13 maggio, alle 18,30, Anna Rosaria Gioeni, moralista e componente dell’Isb, parlerà di «Contraccezione: metodi naturali e metodi artificiali».
Maria Gabriella Leonardi
pubblicato su AVVENIRE (E'VITA) del 20 marzo 2008

venerdì 7 marzo 2008

Messina, incontro sull’enciclica «Spe salvi»


MESSINA. Che cosa possiamo sperare? Cosa può sperare una società che ha perso il senso del futuro e vive appiattita sui bisogni immediati? All’istituto teologico «San Tommaso» di Messina la presentazione, nei giorni scorsi, della «Spe Salvi» l’ultima enciclica di Benedetto XVI non ha voluto essere soltanto un momento accademico ma è stata anche occasione per un’approfondita riflessione sulle domande di senso che accompagnano la vita di ciascuno. Nei loro interventi i quattro relatori, moderati da don Giovanni Russo preside della Facoltà teologica dell’Istituto San Tommaso, hanno affrontato sotto diversi aspetti i contenuti dell’enciclica, definita dall’arcivescovo di Messina-Lipari- Santa Lucia del Mela, Calogero La Piana, «una grande catechesi sulla speranza anche per chi ha una fede tiepida, anche per chi non ha fede». Marianna Gensabella docente alla Facoltà di filosofia dell’Università di Messina, ha sottolineato che «le piccole speranze quotidiane rischiano di nascondere la grande speranza». «Nella società attuale – ha aggiunto lo storico Giuseppe Savagnone – al posto della speranza sono rimaste le opzioni soggettive e la difesa dei diritti individuali. A chi pensa che la Chiesa sia solo un ente che combatte battaglie etiche, l’enciclica ricorda che l’essenza del cristianesimo sono le virtù teologali». Monsignor Giuseppe Costa, docente di Sacra Scrittura al San Tommaso, si è soffermato sulla dimensione biblica dell’enciclica sottolineando come delle quasi settanta citazioni bibliche oltre 35 si riferiscano a san Paolo o alla sua scuola. «È necessario vedere la speranza come il luogo di una nuova evangelizzazione», ha concluso don Francesco Di Natale, professore aggiunto di teologia pastorale presso il San Tommaso di Messina.
(pubblicato su Avvenire del 20 febbraio 2008)

Al via indagine sull’icona della Madonna della Vena


È l’originale o è una copia? È il mistero di un’icona che la diocesi di Acireale vuole svelare attraverso la scienza. L’icona è quella della Madonna della Vena, custodita nell’omonimo santuario di Piedimonte Etneo. Se la sacra immagine risalisse al VI secolo dopo Cristo, come vuole la tradizione, sarebbe una delle più antiche al mondo, nonché l’originale che a Costantinopoli l’imperatore di Bisanzio, Tiberio II, donò a San Gregorio Magno che, a sua volta, la donò ai monaci che andavano a fondare il monastero di Sant’Andrea, nei luoghi dove ora sorge il santuario della Madonna della Vena.
Per datare l’immagine attraverso l’esame del radiocarbonio, ieri, lunedì 3 marzo, alla presenza del vescovo Pio Vittorio Vigo, del rettore del santuario, don Carmelo La Rosa e di autorità, gli esperti del laboratorio di tecniche nucleari per i beni culturali dell’università di Firenze hanno prelevato alcuni frammenti dell’icona. L’immagine è quasi a grandezza naturale e raffigura la Madonna guancia a guancia con Gesù Bambino, che tiene in braccio.
(pubblicato su Avvenire del 4 marzo 2008)