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domenica 7 agosto 2011

Catania Niente mensa? «Si fa da soli»

http://avvenire.ita.newsmemory.com/publink.php?shareid=201c40e62

MARIA GABRIELLA LEONARDI

A Catania i poveri aiutano i poveri. È il senso di quanto sta accadendo nel capoluogo etneo dove in questo mese sono i senza dimora a preparare i pasti per la mensa dei poveri. L’iniziativa prende le mosse da un grave problema: l’unica mensa della città attiva ad agosto, quella della Casa Dono di Gioia della suore Missionarie della Carità, è stata chiusa per tutto il mese a causa di un atto di violenza accaduto nello spazio prospiciente. In con­
temporanea è chiusa, per la pausa estiva, anche la mensa della Caritas diocesana, allestita presso l’Help Center. Le due mense insieme assicurano, ogni giorno, un pasto a centinaia di persone che, con questa duplice chiusura, rischiavano di vivere un mese di ulteriori pene.

A ovviare a questa grave difficoltà sono intervenute le persone senza dimora, ospiti della Locanda del Samaritano, la casa di accoglienza H24 della Caritas diocesana di Catania. Gli ospiti della Locanda, infatti, si sono riuniti e hanno deciso insieme di mettersi a
disposizione per attivare il servizio di mensa della Caritas diocesana di Catania. Da lunedì 8 agosto, quindi, alle ore 17, nei locali dell’Help Center, sito nei pressi della stazione di Catania, sono accolti tutti quanto avranno bisogno di un pasto. È una mensa per i poveri gestita da poveri con mezzi umili e con un menu essenziale «È vero: i poveri aiutano i poveri – dichiarano non senza emozione dalla Caritas di Catania –. Questo è uno degli splendidi risultati dell’accoglienza delle persone 'scartate' che riscoprono il valore della vita, del donarsi, della fraternità e dell’amore gratuito ».Per non restare esclusi da questa esperienza di vera solidarietà chiunque può donare del cibo recandosi alla Locanda del Samaritano, in via Monte Vergine, 3 angolo via Santa Maddalena 17, dove avverrà parte della preparazione dei pasti.
7 agosto 2011

martedì 2 agosto 2011

Caltagirone, apre la casa per i parenti dei detenuti - Avvenire

Caltagirone, apre la casa per i parenti dei detenuti - Avvenire

Rudere ristrutturato dalla diocesi accoglie chi va al colloquio

DA CALTAGIRONE

MARIA GABRIELLA LEONARDI

N on dovranno più rimanere ore e ore chiusi in macchina, in aperta campagna, sotto il solleone o sotto l’acqua torrenziale, in attesa che si aprano le porte del carcere per essere ammessi al colloquio con il familiare detenuto. Da oggi possono contare sull’ospitalità della casa d’accoglienza voluta dalla diocesi per rendere più accettabile l’attesa dei parenti che vengono da lontano. Inaugurata ieri dal vescovo Calogero Peri, alla presenza di numerose autorità civili e militari, la struttura è già pienamente operativa ed è la prima del genere in Sicilia. L’idea di realizzare questa palazzina risale a quattro anni fa, quando fu deciso di trovare un modo per alleviare attesa e fatiche ai tanti familiari ammassati davanti alla casa circondariale, una delle più grandidella zona, che si trova in contrada Noce, in un’area disabitata tra Caltagirone - che dista sei chilometri ed è la città più vicina - e Niscemi.

Individuato un vecchio rudere non lontano dall’istituto di pena, la diocesi, grazie anche all’impegnodel direttore della Caritas, don Nuccio Caniglia, decise di ristrutturarlo utilizzando le offerte raccolte nelle parrocchie durante le celebrazioni del Giovedì Santo.

Anche una quota dell’8 per mille èstata destinata a questo progetto cui ha contribuito la Provincia di Catania.

I lavori sono durati circa tre anni.

La struttura ha cinque stanze doppie, per un totale di dieci posti letto, poi ci sono la cucina e i servizi in comune. Per volontà del vescovo Peri, a gestirla saranno le suore dell’Annunciazione ma, proprio al fine di creare un’atmosfera il più familiare possibile, agli ospiti sarà data la possibilità di utilizzare la cucina e prepararsi da mangiare.

Finalità del progetto è anche quella di dare una testimonianza di amore oblativo e perciò i parenti dei detenuti potranno usufruire della casa d’accoglienza, frutto della generosità di tutta la Chiesa calatina, del tutto gratuitamente.

Per gli ospiti sarà anche un’opportunità di condivisione, ma avranno soprattutto la garanzia di poter aspettare il momento del colloquio in modo più umano e decoroso.

Il progetto, unico in

Sicilia, serve ad alleviare l’attesa dei familiari che abitano lontano e passano ore in auto in aperta campagna. Dieci i posti letto. E gratuiti

«È sinergia tra Caritas e parrocchie»

DA CALTAGIRONE

E' tanta la soddisfazione nella città na­tale di don Luigi Sturzo per l’inaugu­razione di questa casa di accoglienza per le famiglie dei detenuti. Il vescovo di Cal­tagirone, monsignor Calogero Peri, spiega così il senso di questa iniziativa: «Siamo di­nanzi ad un’esperienza di sinergia tra la Ca­ritas e le parrocchie che esprime quell’im­pegno di donazione all’altro. Questa inizi­a­È
 tiva – aggiunge il presule – si inserisce nella Quaresima di Carità dove tutte le comunità sono state coinvolte a partecipare». La pre­senza in questa struttura «di una comunità di religiose, le Piccole Sorelle dell’Annuncia­zione, arricchirà la nostra vita diocesana con grandi doni. Le Suore dell’Annunciazione – soggiunge monsignor Peri – colgono in pie­no l’espressione dell’Incarnazione, ovvero del passaggio dalle parole ai fatti; quest’e­sperienza diventa cioè la concretizzazione di tutte quelle discussioni fatte durante le no­stre assemblee diocesane come concretezza dell’amore. Il Vangelo di domenica scorsa, infatti, ci diceva: “date voi stessi da mangia­re”. In una lettura connotativa capiamo che gli uomini non hanno solo bisogno di cibo materiale, ma soprattutto di accoglienza e di condivisione dei drammi della vita».
Oltre ad un’iniziativa di solidarietà la Casa d’accoglienza per i familiari dei carcerati sarà anche una scuola di carità che aiuti a cre­scere nell’esperienza del volontariato, so­prattutto i giovani. «Adesso si tratta però – au­spica, infatti, monsignor Peri – di trovare u­na formula perchè questa iniziativa, questa casa di accoglienza trovi un’espressione con­creta nel vissuto odierno. Questo servizio della Casa di accoglienza deve diventare luo­go di condivisone e di esperienza per i gio­vani ». Felice anche il direttore della Caritas diocesana, nonché economo diocesano, don Nuccio Caniglia, che afferma: «Dopo quat­tro anni di intenso lavoro si inaugura que­st’opera segno che permette ancora di più di incarnare il Vangelo in una realtà tanto dif­ficile come quella dei detenuti e dei loro pa­renti ». ( M.G.L.)