.

.
.

mercoledì 30 dicembre 2009

La Caritas catanese propone le "adozioni a vicinanza"

Nel periodo natalizio la Caritas diocesana di Catania propone ai catanesi le “adozioni a vicinanza”, un’iniziativa che, prendendo spunto dalle “adozioni a distanza”, propone a famiglie, singoli, gruppi e classi scolastiche di adottare le persone più bisognose che vivono a Catania. E’ possibile adottare in tre modi: la prima è l’“adozione relazionale” e prevede che, dopo un congruo periodo di formazione, gli adottanti si occupino volontariamente del sostegno morale, psichico, di una famiglia o di una persona che principalmente ha bisogno di relazioni significative; poi c’è l’“adozione economica” che consiste nel sostegno, solo economico, a famiglie fragili, adulti in stato di grave emarginazione e minori a cui occorre sostenere spese di istruzione. In questo caso sarà taciuto il nome degli adottati per tutelarne la privacy. Infine, c’è l’adozione relazionale ed economica che consiste nel sostegno di un singolo o di una famiglia sia nei bisogni relazionali che in quelli economici.
Il progetto delle “adozioni a vicinanza” vuole soprattutto ricucire le lacerazioni del tessuto sociale, richiamare alla condivisione ponendo alla base la relazione tra adottante ed adottato.
La Caritas catanese ha previsto, inoltre, una serie di appuntamenti per stare accanto ai più bisognosi e ai senza dimora in questi giorni di feste. Inoltre, martedì 5 gennaio, nella chiesa di S.Placido ha organizzato un concerto dedicato al tema della pace. Mercoledì 6 gennaio, a partire dalle ore 16,30, nel centro Caritas per minori “Talità kum”, che si trova nel quartiere di periferia di Librino, si terrà la “Befana con i piccoli”.
Fino alla fine delle feste di Natale, la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania ha deciso quest’anno di erigere nel cortile dei Benedettini, sede della facoltà, un “albero della solidarietà” in collaborazione con la Caritas dove potranno essere regalati generi alimentari non deperibili e panettoni che la Caritas distribuirà alle persone bisognose.
Maria Gabriella Leonardi
Catholica, 30 dicembre 2009

giovedì 5 novembre 2009

Per Catania Angelo Cafaro vive ancora



l 13 novembre alle 18.30 nella sala Dusmet I dell’ospedale Garibaldi l’associazione Scienza [&] Vita di Catania organizzerà il primo convegno in memoria di Angelo Cafaro, sul tema « Ru486. Dall’ aborto chirurgico all’aborto farmacologico » . « È nostra intenzione – annuncia il presidente di Scienza [&] Vita Catania , Giovanni Di Rosa – organizzare un’iniziativa convegnistica annuale, sui temi della bioetica, dedicata ad Angelo Cafaro. Nell’ambito di questa giornata pensiamo di attribuire a una tesi di bioetica una borsa di studio, alla sua memoria » .
Cafaro è stato intitolato
A anche il corso di Antropologia ed etica medica « Curare la persona malata, non solo la malattia » organizzato dallo Studio teologico San Paolo di Catania in collaborazione con la facoltà di Medicina dell’Università di Catania , l’Ordine dei medici della provincia di Catania e la Federazione italiana medici di medicina generale Fimmg-Metis. Don Gaetano Zito, preside del San Paolo, racconta: « Il corso è stato pensato insieme a Cafaro: per lui questo corso doveva essere un luogo in cui i medici potevano incontrarsi e dialogare lasciando sempre al centro di ogni interesse la persona malata, l’uomo » .
L’
associazione Scienza [&] Vita di Catania è stata intitolata al compianto medico fisiatra e bioeticista, copresidente dell’associazione, scomparso improvvisamente, per un trombo alle coronarie all’età di 55 anni lo scorso agosto. Una perdita che ha toccato molto la comunità catanese, sia perché inaspettata per un uomo nel pieno della sua attività professionale sia, soprattutto, per l’opera di un medico che, oltre a essere un valido fisiatra, è stato un fervido sostenitore del valore della vita umana. Cafaro ha organizzato un gran numero di convegni, pubblicato approfondimenti in tema di bioetica, sensibilizzato pazienti, colleghi e amici. Il suo lavoro nascosto ha lasciato il segno.
L a testimonianza è stata coerente sino all’ultimo: aveva firmato la scheda del ministero della Sanità per dare la disponibilità alla donazione dei propri organi, volontà dichiarata alla moglie e rispettata. Per questo, a seguito del decesso, nel reparto di Rianimazione dell’ospedale ' Garibaldi' di Catania l’équipe di Sergio Pintaudi ha espiantato i reni, il fegato e le cornee. I trapianti effettuati sono riusciti e i pazienti sono tornati a una vita normale. « I trapianti – conferma Pintaudi – sono stati effettuati su pazienti catanesi: il fegato su un 50enne affetto da una cirrosi determinata da un visus epatico. Dei reni prelevati è stato possibile trapiantare un solo paziente. Le cornee sono state depositate alla banca degli occhi di Palermo dove sono state processate e verranno impiantate in futuro » .
Maria Gabriella Leonardi
(E' vita 5 novembre 2009)

lunedì 2 novembre 2009

Messina, un mese dopo «Ci hanno lasciati soli»


« B isogna trovare una sistemazione per gli sfollati trasferiti negli alberghi, dando loro la possibilità di andare in alloggi scelti da loro o in quelli che troveremo noi e affitteremo». Il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, pensa ai mille senzatetto - altri cinquecento sono ospiti di parenti - che da un mese esatto vivono lontano dalle frazioni Giampilieri, Briga, Molino, Altolia e Itala e dal piccolo comune di Scaletta Zanclea. Da quando l’alluvione ha distrutto o lesionato le loro case e dove «ho accertato che si deve ancora procedere con i lavori per la pulizia delle strade e degli edifici. Solo a Giampilieri ce ne sono ancora 160 piene di fango. Per questo mercoledì verrà una task force del corpo forestale», annuncia il primo cittadino che oggi farà distribuire agli sfollati i moduli per sapere se hanno un’alternativa alle stanze d’albergo, ribadendo che il contributo per l’affitto varia da 300 a 600 euro a famiglia in base al numero dei componenti. Lungo le strade dei sei paesi-fantasma, dove si contano 31 vittime e all’appello mancano ancora 6 persone, si incontrano vigili del fuoco, uomini della protezione civile e delle forze dell’ordine. «I lavori di rimozione sono difficili - spiega Corrado Manganaro di Giampilieri - le strade sono strette, entrano solo mezzi piccoli e si devono rimuovere quasi due metri di fango». E i tempi della ricostruzione ­necessari almeno 300 milioni di euro per far fronte a tutti i danni dell’alluvione dell’1 ottobre scorso - si allungano mentre l’inverno avanza. Cresce la disperazione, ma c’è anche l’amarezza per essere stati dipinti come abusivi, accusati di aver costruito case dove non si doveva. «Giampilieri ha questa forma da cinque secoli - ripete l’architetto Felice Zaccone - , la frana ha colpito la zona più antica. I nostri avi non ci hanno tramandato memoria di tragedie simili: loro però lavoravano quella collina, vi coltivavano alberi che con le loro radici trattenevano il terreno». Oggi quelle colline sono brulle e ogni estate devastate da incendi. Non quindi l’abusivismo, ma l’abbandono dell’agricoltura, del territorio e l’incuria sono quindi la causa principale della frana. Nino D’Angelo, ex presidente della circoscrizione messinese in cui rientra Giampilieri aggiunge: «Dieci anni fa avevamo denunciato il pericolo di un dissesto». Malgrado ciò nel Piano stralcio per l’assetto idrogeologico della Regione Sicilia non rientra Giampilieri e, dopo l’alluvione del 2007, era in atto una gestione commissariale con un finanziamento non speso di circa 3 milioni di euro.
Ma è l’incertezza del futuro ad affliggere: «A Giampilieri - racconta Francesca Maimone ­c’erano una ventina di negozi gestiti da famiglie monoreddito che da un mese non hanno alcun guadagno: queste persone stanno impazzendo». In ogni centro colpito è stato costituito un comitato. A Giampilieri il presidente è Corrado Manganaro: «Siamo in vigile attesa e stiamo cercando di calmare quelli di noi più esasperati». In particolare coloro che non hanno avuto la casa lesionata, ma non possono rientrare finché non verrà messa in sicurezza la collina. «I 60 milioni di euro stanziati dal governo non bastano - insisite - . E se non ci sono i soldi, non si sa neanche come operare». Di ricostruire altrove, nonostante il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ripeta che non c’è altra soluzione possibile, nessuno vuole sentire parlare «Esperti come l’ingegnere capo del Genio Civile o come il geologo Natoli sostengono che il paese si può mettere in sicurezza». Il comitato propone di recuperare le case abbandonate dagli emigrati. Intanto, nella desolazione, è rinata la voglia di comunità che ogni sera si materializza nella scuola dove c’è la base operativa della Protezione civile.
(Avvenire 1 novembre 2009)

domenica 25 ottobre 2009

La Diocesi di Acireale organizza due giornate di studio e solidarietà verso gli immigrati


Gli uffici Caritas migranti e pastorale sociale della Diocesi di Acireale (Ct), insieme a Liberacittadinanza, organizzano due giornate di studio e di solidarietà verso gli immigrati. In un manifestino, gli organizzatori spiegano: «respingere chi chiede aiuto, ci dice il Vangelo, è un peccato gravissimo: “Ero forestiero e voi non mi avete ospitato…”». L’iniziativa di sensibilizzazione mira a dire “no” alle stragi del Mediterraneo e ai respingimenti di massa di persone intercettate o soccorse in mare, o comunque prima che possano esercitare il diritto di richiesta d’asilo. Viene inoltre sostenuto che è necessario che tutti gli operatori del servizio sanitario, delle scuole e delle strutture pubbliche prestino assistenza a tutti coloro che lo richiedano, senza alcun tipo di esclusione.
Lunedì 26 si terrà la prima delle due giornate: alle ore 9,30, nell’istituto tecnico industriale “Ferraris” di Acireale porteranno agli studenti la loro testimonianza Salvatore Cancemi, capitano del motopeschereccio “Twenty Two” che ha salvato 300 migranti a largo di Lampedusa; il dott.Tino Bonaccorso, dirigente medico presso la Azienda sanitaria provinciale di Catania; lo scrittore Massimiliano Perna, membro del Centro diritti umani “Arrakkè” di Siracusa e Fabrizio e Bruno Urso, autori del documentario “Pescatori di uomini”. Nel pomeriggio, si terrà un incontro con la cittadinanza nel cinema Margherita: oltre agli ospiti della mattina, interverranno anche il Vescovo di Mazara del Vallo, mons.Domenico Mogavero, il vescovo di Acireale, mons. Pio Vittorio Vigo e Cettina Monsone, responsabile dell’ufficio stranieri della Cgil di Catania. Venerdì 13 novembre è in programma la seconda giornata di studio e solidarietà nella parrocchia “S.Paolo” di Acireale. Interverranno la Caritas diocesana, l’assessorato alla solidarietà sociale del Comune di Acireale, Giusy Milazzo, responsabile provinciale politiche sociali della Cgil di Catania, e rappresentanti dell’Università popolare, della comunità S.Camillo e di Liberacittadinanza.
Maria Gabriella Leonardi
Avvenire 25 ottobre 2009

venerdì 16 ottobre 2009

ALLEANZA CARITAS-PROVINCIA PER FARE FRONTE ALLE POVERTÀ ESTREME


Sono in aumento le povertà estreme nella provincia di Catania . È emerso ieri durante una conferenza stampa congiunta tra Caritas diocesana catanese e Provincia regionale di Catania . Il direttore della Caritas diocesana di Catania , padre Valerio Di Trapani ha evidenziato che è aumentata la frequenza con cui le persone accedono ai servizi: solo nel 2009 ci sono stati oltre 30mila contatti, con un aumento del 32% degli italiani. Diminuiscono invece gli accessi ai servizi di prima accoglienza da parte degli stranieri. Per arginare il fenomeno, Caritas e Provincia regionale stanno sviluppando nuovi servizi. A partire da 'La Locanda del Samaritano' per accogliere indistintamente uomini, donne e bambini. Grazie anche al contributo di 50mila euro erogato dalla Provincia regionale di Catania , partirà questo mese la ristrutturazione di questo nuovo centro H24 della Caritas, che nascerà in via Santa Maddalena, nei locali del dormitorio femminile. La Locanda sarà anche sede di un osservatorio del mondo del disagio e di una Università della Povertà, uno spazio di formazione nella logica della ricerca-azione. Attivato anche un fondo provinciale per le nuove povertà con uno stanziamento di 100 mila euro. Il presidente della Provincia Giuseppe Castiglione ha riferito di un importante progetto avviato insieme la Fondazione per il Sud per il quartiere di Librino.
(16 ottobre 2009)
Maria Gabriella Leonardi

Istituiti due centri di raccolta di beni di prima necessità

P rosegue la mobilitazione per portare gli aiuti alle popolazioni del Messinese colpite dalla frana dei giorni scorsi.
Ieri il presidente della Provincia di Messina, Nanni Ricevuto, in una nota ha comunicato la costituzione di una task force , composta da alcuni assessori e consiglieri provinciali,
La Provincia allestisce una task force per attuare una serie di interventi urgenti Creato un punto informativo e di ristoro per le persone impegnate nei soccorsi alle popolazioni che hanno dovuto lasciare le loro case a seguito dell’alluvione
per attuare gli interventi urgenti dopo l’alluvione.
Sono stati allestiti a Briga Marina due gazebo, in un’ala di una struttura polifunzionale dismessa, che serviranno da centro di raccolta e smistamento dei beni di prima necessità.
La task force sta, inoltre, selezionando il vestiario presente nei magazzini dell’Iria di Sant’Agata di Militello per metterlo a disposizione degli sfollati. Nel centro di Briga Marina sarà istituito anche un punto di ristoro a disposizione dei soccorritori, dei giornalisti e di tutti coloro che si stanno prodigando negli interventi per la popolazione.
Totale disponibilità è stata espressa dagli imprenditori, dai commercianti e dalla famiglia Faranda che, con la cospicua fornitura di derrate alimentari e di acqua, stanno contribuendo fattivamente all’emergenza umanitaria. A Roccalumera, d’intesa col sindaco, Gianni Miasi, e con i sindaci del collegio di Taormina, è stato attivato un centro di raccolta e smistamento di prodotti alimentari ed abbigliamento nel ' Palatenda' di Roccalumera, destinati alle vittime della calamità naturale.
Il presidente della Provincia regionale, Nanni Ricevuto, ha incaricato l’assessore provinciale alla Solidarietà sociale, Pio Amadeo, di coordinare le operazioni di raccordo con enti, Comuni, associazioni e privati.
Una volta pervenuti nel centro di ammassamento di Roccalumera, gli aiuti verranno razionalmente distribuiti a seconda delle esigenze e delle richieste del centro di coordinamento dei soccorsi. È stato anche predisposto un elenco dei beni. Per contattare il centro di ammassamento del Palatenda è possibile chiamare ai numeri 0942/ 747215 - 0942747216.
(Avvenire 7 ottobre 2009)
Maria Gabriella Leonardi

«Il dramma ha unito la comunità»

a parrocchia di Sant’Agata, nel co­mune di Alì, è diventata un centro di raccolta da cui partono gli aiu­ti per le zone colpite dalla frana di gio­vedì scorso. Il parroco, don Vincenzo D’Arrigo, racconta:«Un furgone ha por­tato a Giampilieri saponi e prodotti per la pulizia personale. Un altro è andato a Scaletta Zanclea con generi alimenta­ri e acqua. Ogni gior­no partono da qui due furgoni per le due comunità». Don Vincenzo è parroco, insieme a un altro confratello, anche della comunità “Ma­donna del Carmelo” di Scaletta Zanclea, 1.600 persone. Quel giovedì nero, duran­te le forti piogge e la frana, per fortuna le celebrazioni si stavano svolgendo altro­ve e dentro la chiesa di Scaletta Zanclea non c’era nessuno, altrimenti sarebbe­ro morti tutti. «I miei parrocchiani che non hanno subito danni eccessivi alle loro case – racconta – sono ancora a Sca­letta. Gli altri sono stati portati in vari alberghi di Messina. Ci fanno sapere di cosa hanno bisogno e noi cerchiamo di fare avere loro quanto serve. La chiesa di Scaletta Zanclea è completamente sommersa dal fango. Ho assistito ai la­vori di sgombero: qualcosa di impres­sionante da vedere! Non avendo dove celebrare la Messa, domenica abbiamo celebrato all’aperto, nella piazza della stazione, a Scaletta». Don Vincenzo te­stimonia quanto questa sciagura fosse prevedibile e la chiara responsabilità dell’uomo: «Sono originario di Giampi­lieri – spiega –. Ricordo che quand’ero giovane queste montagne erano un giar­dino, c’erano ulivi, alberi di carrubo. Col tempo numerosi incendi, di indubbia matrice dolosa, le hanno devastate. Non c’erano più alberi le cui radici potesse­ro trattenere queste frane».
Nell’altra comunità colpita dalla trage­dia, Giampilieri Superiore, 450 abitan­ti, il parroco, don Giovanni Scimone, è sempre sui luoghi del disastro, si assen­ta solo per consumare i pasti a Messina: «Siamo qui ad assistere la popolazione, insieme ad altri sacerdoti, a mettere in sicurezza le nostre chiesa, c’è un gran da fare in questo groviglio di fango e di pietre». Don Giovanni il giorno della fra­na era a Messina e per questo era stato dato pure per disperso:«Per due giorni qui è mancata la luce e la linea del te­lefono. Non potevamo comunicare tra di noi e ognuno ha temuto per la vita degli altri. C’è una grande unione nel paese tra tutti i parrocchiani. Sono mor­ti giovani e bambini, e si è creata una grande coesione, come se fossimo una sola grande famiglia. Tutta la città sta ri­spondendo all’appello dell’arcivescovo che ha chiesto di inviare alle popola­zioni colpite vestiario e cibo. Speriamo che anche i governanti facciano la loro parte».
(avvenire 6 ottobre 2009)
Maria Gabriella Leonardi

lunedì 5 ottobre 2009

«Quelle case crollate una ferita lancinante»


L a hall luccicante dell’hotel Capo Pelo­ro resort stride con la tragedia degli sfollati di Giampilieri che sono stati portati qui. Seduti sui divani di un albergo di lusso ci sono anziani che hanno perso la loro casa, parenti e conoscenti. E un andi­rivieni di giovani volontari che prestano aiu­to. Pippo Oliva è uno degli sfollati di Giam­pilieri. Nella sua vita non fa il volontario, ma dinnanzi alla sventura che ha colpito la sua gente sta facendo tutto quello che può per prestare soccorso ai suoi paesani. «Casa mia è illesa – racconta – la mia famiglia, mia mo­glie, i miei bambini, i miei suoceri sono tut­ti qua. Io mi sento ancora bene e mi sento di aiutare questi ragazzi per i miei concittadi­ni: e lo faccio con tutto il cuo­re. Da due notti non dormo e so­lo oggi ho man­giato qualcosa». Al Capo Peloro resort gli sfollati sono un centi­naio. Pippo dà una mano ai vo­lontari che hanno stilato una prima lista del­le medicine necessarie, un altro elenco in­dica chi ha bisogno di assistenza medica. Hanno provveduto per il vestiario e per il pranzo.
Oliva presta soccorso pur essendo ancora sconvolto per questa tragedia: «Giovedì ha piovuto a dirotto dalle cinque del pomerig­gio. Con una tale violenza che non si pote­va uscire di casa. Dopo le 20,30 chi era nel­le abitazioni aveva capito la gravità di quel­lo che stava accadendo, anche perché si sa­peva come erano conciati i costoni della montagna. Abbiamo pensato al peggio, ma mai sino a questo punto. Una parte della montagna è venuta giù e tutte le case che stavano sotto sono crollate le une sulle al­tre: una ferita lancinante che non si rimar­ginerà mai. Siamo usciti nella notte, al buio, con le torce. C’era puzza di gas. Siamo an­dati in paese, ma era intransitabile. Ci sia­mo subito resi conto che nei punti più cri­tici non c’era niente da fare, e abbiamo a­spettato i soccorsi. Tutti i volontari sono da elogiare».
Pippo, come molti dei suoi compaesani, non nasconde la rabbia: «Nel 2007 c’era stata già una frana devastante. La popolazione ave­va allertato le autorità di quello che poteva accadere. Ora sono morte tante persone: mamme con figli, ragazzi di trent’anni mor­ti senza motivo. Abbiamo trovato anche u­na donna incinta travolta dal fango. Perché tutto questo? Perché? Ci hanno sempre det­to che non c’erano soldi per mettere in si­curezza la zona. E allora noi muoriamo».
«Ci hanno sempre detto che non c’erano soldi per mettere in sicurezza la zona. E allora noi muoriamo»
Maria Gabriella Leonardi
(Avvenire 4 ottobre 2009)

martedì 29 settembre 2009

Acireale, un cammino triennale per la pastorale giovanile


Si parte! Il primo ottobre il Servizio per la Pastorale Giovanile della Diocesi di Acireale inizierà il proprio cammino con la Festa della Gratitudine, per ringraziare il Signore...prima di iniziare il viaggio. E si parte con una pastorale giovanile rinnovata: nuovi sono il Direttore e il suo vice, don Mario Gullo e don Gaetano Pappalardo; nuova è l'istituzione ad Acireale della Consulta diocesana di pastorale giovanile; nuovi, infine, sono i membri della pastorale, la "PG family" formata dall'equipe di pastorale giovanile, dai membri della Consulta, movimenti, oratori e associazioni giovanili. Per presentare il cammino dei giovani il vescovo di Acireale, monsignor Pio Vigo, in un messaggio, ha scritto: «la pastorale giovanile ha preparato il suo Progetto, scritto con tanta speranza nel cuore, sapendo guardare all'oggi e al domani dei giovani. Esso accompagna a trovare le risposte essenziali ai tanti interrogativi che nascono nell'animo dei giovani e indica la meta da raggiungere: "Che tutti siano uno"».
Il Progetto si articola in tre anni: il primo è dedicato all'ecclesialità (2009-10) e punterà sulla necessità di passare da un'idea di chiesa "chiusa" dentro le sue mura ad una chiesa "Scuola del Vangelo". Tra le iniziative in cantiere, laboratori di ecclesialità (ChiesaLab) e incontri con gli studenti delle scuole superiori su "Giovani e Dottrina Sociale della Chiesa". Il 2010-11 sarà l'anno della spiritualità , dedicato all'importanza del colloquio con Dio; previsti, tra l'altro, momenti di evangelizzazione nelle scuole e nelle strade e un convegno diocesano su "Giovani e spiritualità di Comunione". Il terzo anno (2011-12) sarà dedicato alla missionarietà e punta ad educare i giovani a un vivere missionario, al risparmio delle risorse, al rispetto reciproco, all'amore per il prossimo, anche se lontano.
Maria Gabriella Leonardi
Avvenire 29 settembre 2009

lunedì 21 settembre 2009

L'amore per la vita è più forte della burocrazia


Nel bilancio della Regione Siciliana compare, da qualche anno, un capitolo a favore della Federazione dei Movimenti per la Vita e dei Centri di aiuto alla vita dell’isola. «La Federazione, che sin dall’inizio ha cercato di seguire le istanze di contributo, è grata a coloro che si sono spesi per raggiungere questo risultato ma sinora - riferiscono dalla Federazione - per motivi burocratici, nessun MPV o CAV ha potuto usufruirne».
Per fortuna l’amore per la vita è più forte anche della burocrazia e supplisce spesso alle carenze del pubblico. Basti pensare all’attività del Cav di Agrigento, presieduto da Angelo Marongiu. In 9 anni di vita il Cav della città dei templi ha salvato dall’aborto circa 500 bambini. Ogni settimana, il giorno del ricevimento, dietro la porta dell’associazione circa 150 persone aspettano il loro turno. Agrigento è una città “di confine”. «Una buona metà dei nostri assistiti sono stranieri – spiega Marongiu – tutto il mondo è presente qui». Per queste persone che arrivano in Italia e hanno già tanti problemi, spesso una gravidanza è solo un problema in più. I volontari del Cav aiutano le mamme con il progetto Gemma, con alimentari, pannolini e quanto può servire. Quando è possibile, cercano di procurare anche un lavoretto ai mariti. Concluso il progetto Gemma non si abbandonano le coppie assistite, ma si cerca di affidarle alla comunità parrocchiale in cui risiedono.
Giovanissimo è invece il MPV e CAV di Mistretta onlus, nel messinese, che ha un anno di vita. «Accogliere la vita concepita è difficile quando non c’è la sicurezza economica – afferma il presidente Angela Provenzale -. Il Cav si regge sull’autofinanziamento o sulle offerte e alle nostre richieste molti hanno donato con generosità. Degli studenti hanno destinato al Cav le offerte raccolte in suffragio della loro amatissima professoressa, facendoci pensare alla possibilità di continuare a raccogliere per i funerali le offerte di chi non vuole fiori. Il bisogno delle mamme ci spinge ad essere pungolo per i servizi sociali del nostro Comune, perché le aiutino, soprattutto quando chi aiutiamo è straniero. Allora si combatte con documenti, il rinnovo del permesso di soggiorno che impiega più di un anno ad arrivare e l’assegno di maternità dell’Inps. I servizi sociali ci conoscono anche per l’insistenza con cui da un anno chiediamo che si concretizzi un progetto che attinga ai fondi della legge 328. Non ci siamo ancora riusciti, ma non molliamo: la vita è un miracolo, ma vuole il nostro amore e grande impegno».
Maria Gabriella Leonardi
20 settembre 2009

venerdì 11 settembre 2009

Il concepito è rilevante per l'ordinamento. Intervista al prof.Giovanni Di Rosa


Una sentenza del Tribunale civile di Roma, per la prima volta, equipara, nell'ambito di una causa per un risarcimento, il danno per la perdita di un nascituro a quello per la morte di un figlio nato. La sentenza si riferisce alla vicenda di una mamma, giunta alla trentunesima settimana di gravidanza all'ospedale Villa S.Pietro di Roma. Qui la donna è stata assistita con negligenza e per questo ha perso il bambino che portava in grembo ed è incorsa in una grave tromboflebite con embolia polmonare. Il Tribunale di Roma ha condannato l'ospedale a risarcire la donna non solo per il danno alla salute che ha subìto, ma anche per aver perduto il figlio di cui era incinta. Il prof. Giovanni Di Rosa, ordinario di Istituzioni di diritto privato presso l'Università di Catania, nonché presidente dell'associazione "Scienza e Vita" di Catania spiega la peculiarità di questa sentenza.
Professore, c'erano state in passato sentenze analoghe a questa di Roma?
«Nel 1989 una sentenza del Tribunale di Verona ha riconosciuto il diritto per il danno che il concepito ha subìto a seguito di una erronea operazione compiuta durante il parto. Chiaramente è una posizione fatta valere dai genitori, nell'interesse del concepito che vanterebbe una legittima aspettativa a nascere e a nascere sano. Questo principio è stato ripreso da altre sentenze nel corso del tempo, l'ultima delle quali è stata emessa dalla Cassazione lo scorso maggio e ripropone lo stesso indirizzo assegnando il risarcimento per i danni subìti durante la gravidanza».
In cosa la sentenza del Tribunale di Roma si differenzia da queste altre due?
Nelle due precedenti il riconoscimento della tutela è subordinato alla nascita del concepito. La sentenza di Roma invece riconosce la tutela assicurando il risarcimento alla madre per la perdita del figlio concepito e non nato. Quindi, rispetto a quanto prevede l'art.1 del Codice Civile si dà un'interpretazione che finisce per anticipare, in qualche modo, la capacità giuridica al momento del concepimento».
Questa "conquista" potrà valere sempre?
«La sentenza testimonia che l'ordinamento non è indifferente alle esigenze di tutela dell'individuo non ancora nato. Ma mi chiedo quanto questo interesse sarà preso in considerazione in presenza di altri interessi ritenuti superiori? Ad esempio, in presenza dell'interesse alla tutela della vita della madre, delle sue condizioni di benessere psico-fisico (vedi la legislazione in tema di aborto) oppure tutte le volte in cui non si impiantano gli embrioni che vengono crio-conservati perché l'impianto è contrario all'interesse della madre. In questi casi la tutela del concepito è sacrificata per interessi ritenuti superiori».
I due interessi non possono coesistere?
«No, perché le situazioni limite dell'interruzione volontaria della gravidanza e della procreazione medicalmente assistita dimostrano che entrambi gli interessi non possono (se contrapposti) essere tutelati e dovendo scegliere tra la tutela del concepito e della madre, nel rispetto di certe condizioni, sostanzialmente si finisce per tutelare sempre la madre. Sono stati abbandonati da tempo quei progetti di legge che prevedevano una modifica del Codice Civile per fare acquistare all'individuo capacità giuridica al momento del concepimento. Per l'ordinamento, il concepito, sin quando non è nato, non è un soggetto giuridico come tutti gli altri. Ma questa sentenza è un'apertura che deve indurre alla riflessione soprattutto nel dibattito relativo alla possibile riforma delle linee guida in materia di procreazione medicalmente assistita e in tema di corretta applicazione della legge sull'aborto. Questa sentenza potrebbe essere uno stimolo per dire "il concepito è comunque una realtà rilevante per l'ordinamento tant'è vero che in caso di sua perdita il risarcimento viene equiparato alla perdita di in figlio già nato". E' uno spunto che può essere valorizzato, ma se non viene inserito in un quadro complessivo, resterà solo a presidiare (per sanzionarli) gli operatori sanitari».
Maria Gabriella Leonardi
(E' Vita 10 settembre 2009)

venerdì 7 agosto 2009

Prevenzione sismica, Catania senza fondi


nche Catania scende in campo per una cultura della prevenzione sismica. «Come Protezione civile – spiega l’ingegnere Giovanni Spampinato, dirigente responsabile del Servizio regionale di Catania – stiamo facendo molto, in relazione agli strumenti che abbiamo a disposizione: l’ordinanza n.3274 del 2003 della Presidenza del Consiglio dei Ministri prescrive a tutti gli enti di procedere alle verifiche dei propri immobili. Stiamo, quindi, sollecitando tutti gli enti a compierle. Ma c’è poi c’è il problema delle risorse finanziarie: dopo che si accerta che un edificio non risponde alle norme di sicurezza, sono necessarie delle risorse per intervenire ». L’ingegnere sottolinea la necessità che si diffonda una cultura della prevenzione sismica anche tra i cittadini: «Si ristruttura casa - sottolinea - per cambiare le piastrelle, i pavimenti: ma quanti pensano a rendere la casa davvero più solida e sicura?».
La provincia di Catania è una zona sismica e l’attività della Protezione civile è intensa: «Da un po’ di tempo c’è un particolare riguardo per le scuole - prosegue Spampinato - . Si tratta di una campagna nazionale e a Catania stiamo procedendo, di concerto con il Provveditorato alle opere pubbliche, ad una verifica di tutte le scuole non solo sotto l’aspetto strutturale ma anche di tutti quegli elementi non strutturali e che in caso di sisma possono creare problemi » . A risvegliare l’attenzione sulla sicurezza antisismica è stato il terremoto in Abruzzo. Per quanto riguarda gli ospedali, in base all’ordinanza n.3274, le Asl sono chiamate a verificare la solidità delle strutture di competenza. A Catania la Protezione civile, oltre che nelle attività di prevenzione, è impegnata anche sul fronte della ricostruzione post sisma. È notizia di pochi giorni fa l’esaurimento di tutti i fondi a disposizione per la ricostruzione nei Comuni colpiti dal terremoto del 2002 e l’attesa di altri fondi. Sono stati sinora ricostruite 27 opere pubbliche per un valore di 20milioni di euro circa e finanziate 1.022 pratiche di ricostruzione di edifici privati, per un valore d 51milioni di euro circa. Ma servono ancora fondi per ricostruire 90 opere pubbliche che valgono 116milioni di euro e finanziare altre 1434 pratiche relative ad edifici privati. La buona notizia è che, rispetto al passato, la ricostruzione post sisma è più celere e a proposito del terremoto del 2002 l’ingegnere Spampinato sottolinea: «Siamo nel 2009 e abbiamo esaurito tutti gli interventi sugli edifici pubblici: abbiamo ripristinato tutte le scuole di Santa Venerina, Giarre ed Acireale ed eseguito interventi anche a Zafferana Etnea e Milo».
Maria Gabriella Leonardi
Avvenire 7 agosto 2009

martedì 14 luglio 2009

Donne e giovani, risorse trascurate nel Sud

C’è bisogno di interpretare il tema dello sviluppo con paradigmi e soggetti nuovi che sinora sono stati ai margini. Secondo le Acli, donne e giovani possono essere gli attori di un autosviluppo che parta dal basso. Ad Aci Castello, ieri le Acli nazionali, in collaborazione con le Acli siciliane, hanno promosso un seminario su 'Cittadinanza, sviluppo, autosviluppo. Giovani, donne, attori sociali di un’altra economia', preparatorio all’incontro nazionale di studi 'Cittadini in-compiuti.Quale polis globale nel XXI secolo' che si terrà a Perugia a settembre.
«Contrastiamo il luogo comune di un Meridione 'magnone, piagnone e ruminante' - ha sostenuto il presidente nazionale Andrea Olivero se da un lato nel Sud vi sono problemi seri, vi sono anche risorse poco utilizzate, tra cui le donne e i giovani. E se non si investe su di loro, queste risorse saranno annientate.
Anche i giovani che fuggono esprimono un’esigenza di cambiamento: ogni giovane che va via, sono migliaia di euro che se ne vanno». «Mettere al centro le donne e giovani per uscire dalla crisi è un volere rovesciare la clessidra aggiunge Santo Francesco Scirè, presidente Acli Sicilia - . Avvertiamo tanta voglia di fare impresa da parte di giovani e donne: spesso hanno belle idee ma non hanno le opportunità o chi li accompagni infondendo loro fiducia. Eppure adesso c’è meno paura del racket e grandi risorse disponibili con i fondi strutturali europei. Per questo, abbiamo messo in campo nostri professionisti volontari, esperti in cultura d’impresa, che gratis li accompagnano a cercare il canale di finanziamento giusto, un servizio che abbiamo già attivato in alcune province». «È necessario - ha spiegato Olivero - che il Sud individui un suo modello di sviluppo che non può essere il Nord, peraltro in crisi». Le Acli, quindi, propongono lo sviluppo dell’imprenditorialità diffusa, il favorire l’accesso al credito, il costruire un modello di welfare territoriale partecipato per costruire reti di prossimità territoriali che sostengano la persona. «Non ci vuole più Stato conclude Olivero - ma maggiore corresponsabilità dei diversi soggetti sociali. Per questo occorre riscoprire che c’è un interesse personale nella ricerca del bene comune».
Maria Gabriella Leonardi
Avvenire 12 luglio 2009

mercoledì 8 luglio 2009

A Messina la cultura si fonde con la fede Un’estate fra concerti, esposizioni e visite

La quinta edizione della rassegna messinese «Fede, arte, musica » propone anche questa estate una ricca carrellata di appuntamenti in cui la cultura si fonde con la spiritualità.
Inaugurati nei giorni scorsi, i concerti di mezzogiorno si tengono nella Cattedrale di Messina sino a settembre ogni domenica per offrire ai visitatori mezz’ora di musica organistica. Martedì 21 luglio, alle 21, il grande organo « Tamburini » della Cattedrale sarà il protagonista del concerto inaugu- rale del quinto «Corso d’interpretazione organistica», una proposta formativa rivolta ai giovani organisti diplomati di tutta Italia.
Degne di particolare attenzione sono le quattro «Notti in Cattedrale» durante le quali sarà presentata un’«opera d’arte e di spirito » nel contesto di concerti di improvvisazioni all’organo: il primo notturno sarà dedicato alla lettura iconologia del mosaico dell’abside centrale, il «Pantocratore »; il secondo notturno è incentrato sul mosaico più antico della Cattedrale risalente al XIV secolo; il terzo proporrà una visita guidata dei principali monumenti sepolcrali di uomini illustri; il quarto sarà incentrato sulle pagine fondamentali dell’Apocalisse scolpite sugli stipiti della porta maggiore della Cattedrale.
Il 13 agosto si terrà un’esposizione della manta d’oro che ricopre l’immagine della Madonna della Lettera, da poco restaurata. Nei chiostri all’arcivescovado si svolgeranno invece concerti che richiamano i temi della luna per celebrare l’anno internazionale dell’astronomia. Nel ricordo di Galileo, il 21 agosto, dalle 22 all’1, è in programma una visita notturna del campanile astronomico del Duomo.
Maria Gabriella Leonardi
(Avvenire - Catholica dell'8 luglio 2009)

sabato 4 luglio 2009

La diocesi di Caltagirone inaugura il Museo diocesano


La diocesi di Caltagirone inaugurerà sabato 4 luglio il Museo diocesano, allestito all’interno del Complesso monumentale dei Frati minori conventuali, sede Vescovile dal 1911. Lo stesso complesso ospita anche la Biblioteca diocesana “Pio XI” e l’Archivio storico diocesano. All'inizio il Museo esporrà una selezione di opere collocate all’interno della Cappella neogotica del Seminario. Il direttore del Museo, don Fabio Raimondi, spiega: «Questa prima raccolta di opere è costituita da una serie di vesti liturgiche, alcune delle quali cadute in disuso dopo la Riforma Liturgica del Concilio Vaticano II». A breve inizieranno altri lavori che interesseranno altre aree del Complesso da destinare al Museo, nell’ambito di un progetto di ampliamento che prevede l’esposizione di argenti, paramenti, opere pittoriche e sculture. Le sale suddivise in sezioni saranno allestite prediligendo il percorso pastorale, secondo i criteri tipologico e cronologico.
Sabato l’inaugurazione del Museo avverrà nell’ambito della II Giornata diocesana per i Beni culturali ecclesiastici. Una tavola rotonda presenterà i musei ecclesiastici; vi interverranno don Santino Salamone, direttore del Museo diocesano di Catania e Vice presidente dell’AMEI, mons. Francesco Gasparini, direttore del Museo diocesano e dell’Ufficio diocesano Beni culturali ecclesiastici di Vicenza, e don Fabio Raimondi, Direttore Museo diocesano Caltagirone e dell’Ufficio diocesano Beni culturali ecclesiastici di Caltagirone. L’ing. Rosario Spina e l’arch. Giovanna Cannata presenteranno il progetto del Museo diocesano Caltagirone. Concluderà i lavori il vescovo di Caltagirone, mons. Vincenzo Manzella che sottolinea: “È un momento importante per la nostra Diocesi perché restituiamo alla nostra comunità un patrimonio d’arte sacra che ha accompagnato la nostra storia di fede e di devozione popolare. La principale funzione del nostro Museo è dunque di carattere pastorale e culturale: una modalità moderna e coerente per poter fare incontrare fede e cultura”.
Maria Gabriella Leonardi
(Avvenire 4 luglio 2009)

venerdì 26 giugno 2009

Acireale : dedicato all’emergenza educativa il convegno pastorale diocesano al via oggi

Acireale : dedicato all’emergenza educativa il convegno pastorale diocesano al via oggi
ACIREALE . Si tiene oggi e domani nell’Istituto Spirito Santo di Acireale l’annuale convegno pastorale diocesano. La Chiesa acese ha deciso di organizzare il convegno non all’inizio del nuovo anno pastorale ma prima delle vacanze, «per avere il tempo di riflettere e maturare i passi da compiere», ha spiegato il vescovo Pio Vittorio Vigo. Al centro della riflessione l’emergenza educativa.
L’indicazione è quella di «ripartire con la prassi educativo-pastorale d’insieme», che è anche il tema dell’incontro. «Lo scorso anno – spiega Vigo – il convegno ci aveva sollecitato a non chiuderci nella paura per l’emergenza educativa. Le riflessioni ci hanno convinti che il modo giusto per affrontare la realtà è quello di guardare avanti con speranza. Non è lecito – aggiunge – rimanere a un livello di indicazioni generiche che non danno il nutrimento adatto per affrontare l’emergenza. Né ci è dato rimandare il problema, alla luce della gravità del momento». Le riflessioni saranno guidate da Francis-Vincent Anthony della Pontificia Università Salesiana.
Maria Gabriella Leonardi

(Da Catholica 25 giugno 2009)

domenica 21 giugno 2009

A Catania Caritas in campo per i senza dimora Inaugurato «gruppo appartamento» per 5 persone

DA CATANIA
P er aiutare alcuni senza dimora a riappropriarsi della propria vita e a diventare autosufficienti a Catania la Caritas diocesana ha inaugurato venerdì il primo gruppo appartamento, formato da cinque persone senza dimora. Alcune di queste persone sono state, sinora, ospiti del «laboratorio della pace», una struttura di ricovero notturno maschile, che si trova nel capoluogo etneo e che è gestita sempre dalla Caritas di Catania , guidata da padre Valerio Di Trapani. Gli operatori e i volontari della Caritas definiscono il gruppo appartamento un progetto di «seconda accoglienza». La «prima accoglienza » è, infatti, quella che viene offerta dal dormitorio. La possibilità di vivere in un appartamento darà modo a queste persone – valutate idonee a questo tipo di esperienza dall’équipe di operatori sociali e di psicologi della Caritas – di ritrovare un proprio spazio e un punto di riferimento. Per realizzare questa iniziativa è stata essenziale la raccolta di offerte. Nei mesi scorsi, infatti, grazie a un concerto di beneficenza erano stati raccolti fondi a sufficienza per ristrutturare e ad attrezzare un appartamento sito nel capoluogo etneo, nel popoloso quartiere di San Cristoforo.
Questo primo gruppo appartamento nasce in stretta collaborazione con la Società di San Vincenzo de’ Paoli, che è proprietaria dell’immobile e che curerà il coordinamento della struttura, l’accompagnamento individuale e la gestione economico-contabile. L’Help Center della Caritas diocesana (un centro diurno di ascolto e segretariato sociale allestito presso la stazione ferroviaria) fornirà, invece, supporto e sostegno all’iniziativa attraverso i servizi di ascolto e orientamento, consulenza psicologica e progettazione individuale. La Caritas sosterrà i 5 inquilini anche nella ricerca del lavoro perché attraverso un reddito proprio possano un giorno affittare una casa e diventare completamente autonomi e reintegrati nel tessuto sociale.
Maria Gabriella Leonardi

mercoledì 13 maggio 2009

Sotto l'Etna una "corona" di cento metri


Nel mese di maggio il Santuario diocesano di Santa Maria della Vena , a Piedimonte Etneo (Catania), diventa il «cuore » della preghiera mariana della diocesi di Acireale. Nella piazza antistante il Santuario – che custodisce l’antica icona della «Madonna della Tenerezza» – è stata allestita una grande corona del Rosario, realizzata con pietre e lunga quasi cento metri.
«È la seconda volta che si realizza questa opera – spiega il rettore don Carmelo la Rosa – che vuole caratterizzare il Santuario. I gruppi di pellegrini possono recitare il Rosario attorno alla corona: anziché far scorrere la corona fra le dita, la corona resta ferma e noi giriamo attorno ad essa. Il Santuario di Vena – aggiunge – vuole essere un angolo di pace, di silenzio, di preghiera e di devozione profonda».
In questo mese, il Santuario della Madonna di Vena è meta quotidiana di pellegrinaggi: nei giorni scorsi vi si sono riunite le Confraternite della diocesi, poi le ex allieve di Maria Ausiliatrice della Sicilia orientale. Venerdì 8 maggio il Santuario ha ospitato la festa dei giovani della diocesi di Acireale. Ieri è stato meta del pellegrinaggio delle parrocchie del vicariato, al quale hanno partecipato il vescovo di Acireale, Pio Vittorio Vigo, e i sacerdoti locali. Lunedì prossimo 18 maggio è prevista una conferenza dell’arcivescovo emerito di Siracusa, Giuseppe Costanzo, sul tema «La Madonna nei Vangeli»; il giorno dopo si terrà l’incontro dei sacerdoti della diocesi.
Maria Gabriella Leonardi
(Avvenire del 13 maggio 2009)

martedì 21 aprile 2009

Messina 1908: quei due santi «luci» per il Paese


D alle macerie del terremoto di Messina del 1908 agli onori degli altari, insieme. È la storia dell’amicizia tra un sacerdote del Nord e un sacerdote del Sud che fece bene alla città dello Stretto distrutta e che, nel suo piccolo, unì l’Italia. Quei due sacerdoti, don Luigi Orione e padre Annibale Maria di Francia, furono canonizzati insieme il 16 maggio 2004. In questi giorni, a cent’anni dal terribile sisma messinese e a pochi giorni dal sisma che ha sconvolto l’Abruzzo, i padri Rogazionisti, le Figlie del Divin Zelo e gli Orionini a Messina hanno rievocato la tragedia del 1908 e la rinascita che ne seguì. « Il giorno del terremoto padre Annibale si trovava a Roma – racconta padre Giorgio Nalin, superiore generale dei Rogazionisti –. Il nostro fondatore poté tornare a Messina solo dopo alcuni giorni, per via dei trasporti lenti. Nel terremoto morirono tredici suore ma tutti i circa duecento orfanelli degli istituti erano salvi. Il 13 è un numero particolarmente legato a sant’Antonio da Padova, a cui padre Annibale era molto devoto. E per questo il nostro fondatore ha ritenuto che sant’Antonio avesse protetto gli orfanelli » . Nei giorni scorsi nel santuario messinese di Sant’Antonio è stata celebrata una Messa in suffragio delle tredici figlie del Divin Zelo che perirono nel sisma e anche delle vittime del terremoto abruzzese. « Allora come adesso – aggiunge padre Nalin – in occasione di una terribile calamità da un lato ci si abbatte, dall’altro lato si vuole ricominciare e il sisma messinese diede occasione al nostro istituto di espandersi al di là dello Stretto, a Oria, in Puglia ove padre Annibale trasferì temporaneamente la sua opera » .
« Don Orione non appena seppe del sisma si mise subito a disposizione dei soccorsi – spiega padre Flavio Peloso, superiore generale degli Orionini –. A Messina trovò lo strazio di una città desolata che aveva bisogno di qualcuno che la risollevasse soprattutto con la forza della fede prima che delle braccia » .
Domenica scorsa, con una tavola rotonda a Messina dal titolo « Luci nel buio del terremoto. Padre Di Francia e don Orione, apostoli di carità sociale nel sisma di Messina del 1908 » è stata ricordata l’opera dei due santi. « Don Orione – aggiunge padre Peloso – divenne referente personale degli aiuti vaticani, occupò un ruolo importantissimo nella diocesi di Messina ma incontrò ben presto forti opposizioni. In questo suo martirio, poté contare sul sostegno di padre Annibale.
Don Orione – continua padre Peloso – per soccorrere Messina lasciò nel Nord Italia una congregazione ancora in via di definizione e padre Annibale gli mise nelle mani la sua congregazione » .
« Superata l’emergenza – conclude padre Nalin –, padre Annibale donò a don Orione una grossa somma di denaro per costruire nel Nord un istituto orionino. Fu un’occasione quella in cui la Chiesa si è fatta onore unendo l’Italia. Oggi che si parla tanto di unità, dobbiamo renderci conto che l’unità ha un’anima e questa sono le radici cristiane. Ancora oggi io e padre Flavio cerchiamo di prolungare il segno di quell’amicizia che legò i nostri padri fondatori e che ha fatto tanto bene a Messina » . La commemorazione si è conclusa con la Messa presieduta dall’arcivescovo di Messina- Lipari- Santa Lucia del Mela, Calogero La Piana.
Maria Gabriella Leonardi
(Avvenire catholica del 21 aprile 2009)

venerdì 3 aprile 2009

ACIREALE Due iniziative di solidarietà per i senza tetto e gli immigrati

In questa Quaresima la diocesi di Acireale ha deciso di sostenere, con una raccolta fondi, due iniziative: la prima, promossa dalla Caritas diocesana, è il servizio di strada degli operatori Caritas che portano un pasto caldo e una coperta a chi dorme all’aperto, provvedono alla prima accoglienza di chi è senza tetto e gestiscono un ambulatorio per l’assistenza sanitaria a chi non ha la tessera sanitaria, come molti immigrati. La seconda iniziativa della Quaresima acese è la 'Casa della speranza Viviana Lisi', nata per volontà di una giovane esemplare volontaria laica camilliana scomparsa prematuramente. La 'Casa della Speranza' è stata inaugurata lo scorso 25 gennaio nel comune di Riposto (Catania) per accogliere persone senza fissa dimora e per tenervi attività ludiche e scolastiche a favore di ragazzi in difficoltà.
Nel suo messaggio quaresimale alla diocesi, il vescovo di Acireale Pio Vittorio Vigo ha scritto: «In questo nostro tempo penitenziale, non possiamo dimenticare il dovere della solidarietà e dell’aiuto per i più bisognosi. Invito i piccoli e i grandi a voler esprimere in questa Quaresima quei gesti di generosità che la sensibilità spirituale suggerisce, per aiutare queste due iniziative».
(M.G.L.)
(Pubblicato su AVVENIRE del 3 aprile 2009)

venerdì 27 marzo 2009

Suor Maria Alfonsa, gioia oltre la sofferenza


Si è conclusa nei giorni scorsi, con una cerimonia solenne nella Cattedrale di Messina, la fase diocesana del processo di canonizzazione di suor Maria Alfonsa, figura esemplare sbocciata nella città di padre Annibale Maria di Francia, di sant’Eustochia e di altri santi amati dai messinesi. Suor Alfonsina ' vive' nel cuore dei messinesi grazie al suo apostolato dell’ascolto, alle parole di conforto, al sorriso donato a tutti, benché lei, per più di vent’anni, abbia vis- suto su una sedia a rotelle. « Il fascino della sua vita – ha spiegato durante la cerimonia fra’ Tonino Bono, vice postulatore della causa – si può sintetizzare nella chiara testimonianza di come la vita consacrata, spesa per amore, sia bella e fonte di gioia. La sua vita si è ispirata al Vangelo e al carisma della ' santa riparazione', da lei incarnato dall’offerta della sua malattia cronica, sino ad emettere con slancio di fede e di profonda umiltà il voto di ' vittima' e di ' martirio' » . Suor Maria Alfonsa di Gesù Bambino era nata a Tarquinia ( Viterbo) nel 1937, figlia di Leonardo Bruno e Gerlanda Alaimo. Da bambina segue con la famiglia gli spostamenti del padre dovuti a motivi di lavoro, sino a stabilirsi a Santa Teresa di Riva, nel Messinese. Tra i 17 e i 19 anni, vive un periodo di ricerca vocazionale che la porterà ad entrare nella congregazione delle suore Ancelle Riparatrici di Santa Teresa di Riva.
Dopo avere emesso la professione temporanea, nel 1960 parte missionaria per l’Ohio, negli Stati Uniti, dove si dedica ai lavori domestici, alla testimonianza e alla cura dei bambini e, il 3 febbraio 1964, emette la professione perpetua – nonostante la malattia degenerativa manifestatasi nel 1961 – maturando così la certezza che il Signore la chiama alla sofferenza. La sua salute si aggrava e, nel 1967, viene ricoverata in ospedale dove le viene diagnosticata l’artrite reumatoide deformante anchilosante progressiva. L’anno successivo è costretta a rientrare nella casa madre a Messina. Vi rimarrà per 26 anni, di cui 21 sulla sedia a rotelle.
L’arcivescovo di MessinaLipari-Santa Lucia del Mela, Calogero La Piana, nel delineare la sua immagine ha osservato: « Un primo tratto della santità cristiana che emerge dalla testimonianza di suor Alfonsa riguarda la luminosità della sua vita che traspare dalla serenità del suo sguardo. Lunghi anni vissuti in maniera esemplare con serenità, gioia e la ferma convinzione di avere ricevuto un grande dono da Dio » .
Suor Maria Alfonsa è morta in fama di santità a Messina il 23 agosto 1994. Gli atti per l’apertura del processo di canonizzazione sono stati predisposti da monsignor Giovanni Marra predecessore di La Piana.
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su AVVENIRE del 27 marzo 2009)

lunedì 16 marzo 2009

La pastorale giovanile diocesana di Piazza Armerina oggi in convegno con Pennisi,Anselmi e Pierpaoli

GELA. È in programma oggi a Gela il convegno diocesano di pastorale giovanile di Piazza Armerina.
L’incontro si terrà nell’hotel Villa Peretti e affronterà il tema «Fino ai confini della terra». Sarà un momento per fare il punto sul lavoro portato avanti negli ultimi cinque anni in diocesi. Il convegno sarà aperto, alle 9.30, dal vescovo Michele Pennisi: il presule terrà una relazione sul tema «Educare i giovani alla politica». Seguiranno gli interventi del responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei, don Nicolò Anselmi e del responsabile del Centro Giovanni Paolo II di Loreto, don Francesco Pierpaoli. Nel pomeriggio, a partire dalle 15.30, saranno presentate alcune esperienze di educazione dei giovani: interverranno i responsabili della Comunità Frontiera di Pietraperzia, nell’Ennese, i capi dell’Agesci e i responsabili del Cesma (Centro giovanile musica e arte) di Gela. Alle 18.30 i delegati diocesani per la pastorale giovanile, Enzo Madonia e don Giuseppe Fausciana, concluderanno i lavori.
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su Avvenire del 14 marzo 2008)

Ecumenismo: la catechesi, risorsa del dialogo

MESSINA. Coltivare la «catechesi ecumenica» per dare futuro al dialogo tra le Chiese. Perché oggi il rischio reale è che, in un contesto sempre più multiculturale, i più giovani non conoscano le altre confessioni e non siano in grado di confrontarsi con chi appartiene a un’altra confessione cristiana. Sul tema «La Parola per una catechesi ecumenica: una catechesi biblica aperta alla comunione ecumenica?» l’Istituto teologico «San Tommaso» di Messina e il Centro di pedagogia religiosa «Giovanni Cravotta» hanno organizzato un simposio che tra mercoledì e ieri ha fatto incontrare studiosi e rappresentanti di diverse confessioni cristiane. «È indubbio – spiega don Antonio Romano, direttore del Centro di pedagogia religiosa – che le maggiori difficoltà con cui deve fare i conti oggi il dialogo ecumenico vengono dalla mancanza di conoscenza reciproca.
Per questo è necessario un rinnovamento della catechesi ecumenica». Numerose le personalità intervenute al dibattito: da Christa Wolf, pastora della chiesa luterana di Sicilia che ha presieduto la preghiera ecumenica iniziale, a Ermanno Genre, della Facoltà teologica valdese di Roma che, prendendo spunto dal libro «Il pellegrino e il convertito» di Danièle Hervieu Léger, ha parlato del rapporto tra identità religiose e contesto post-moderno. Cesare Bissoli, dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, ha poi riportato gli echi del recente Sinodo dei vescovi riguardanti l’ecumenismo: la crescente attenzione agli ortodossi, la valutazione positiva del ruolo delle Società bibliche (di matrice evangelica) nel diffondere la Bibbia, l’importanza dell’incontro personale con la Sacra Scrittura. «La catechesi ecumenica – ha spiegato don Giovanni Russo, preside del San Tommaso – non esclude le differenze di vedute; mira alle convergenze, senza togliere le divergenze». «Al di là delle difficoltà il dialogo fatto dagli incontri nella vita di tutti i giorni va avanti – ha commentato don Gino Battaglia, direttore dell’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligoso –. L’amore per la Parola di Dio è ciò che di più prezioso abbiamo in comune ed è la risposta a chi ha la sensazione che in questo momento l’ecumenismo sia in una fase di stasi».
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su Avvenire del 6 marzo 2009)

Meeting dell'educazione a Gela

GELA (Cl) Trecento persone tra insegnanti, volontari, educatori e genitori da oggi, venerdì, a domenica partecipano a Gela al “Meeting nazionale per l’educazione”, un’iniziativa promossa, per la prima volta in Sicilia, da un singolare partenariato costituito dal locale Centro di servizio per il volontariato, dall’Ufficio scolastico della regione Sicilia, dalle associazioni Movimento di volontariato italiano (Mo.V.I), Creativ e Libera, dalla diocesi di Piazza Armerina e con la collaborazione della raffineria Eni di Gela. Scopo del Meeting è fornire strumenti operativi ed innovativi a quanti sono impegnati in campo educativo attraverso 24 workshop, animati da esperti di Creativ, formatori di Libera e del Mo.Vi. I workshop spaziano sui temi più disparati: si va dall’ “educazione attraverso le parabole” al laboratorio di danze etniche, dalla clownerie al laboratorio sull’uso dei palloncini. Ma c’è anche il gruppo di studio sulle idee per promuovere, in oratorio, l’educazione alla cittadinanza e al volontariato e il gruppo di studio sulle “tecniche su come nascere e crescere un gruppo”. Non poteva mancare l’attenzione alle dinamiche familiari, al bullismo e al lavoro di rete. Un mix di attività, progetti e creatività, finalizzati al bene comune, che, secondo gli organizzatori, può candidare Gela a diventare a livello nazionale, "un modello sperimentale di rete integrata per affrontare le emergenze educative", soprattutto una rete per fare fronte comune nella lotta alla mafia in Sicilia. Sabato è previsto uno spettacolo di animazione di musica, danza e teatro sul tema della motivazione alla passione educativa. «Il mondo associativo in Sicilia, grazie alle energie che stanno liberando i Centri di Servizio per il Volontariato – ha dichiarato Enzo Madonna, responsabile a Gela del Cesvop e del Mo.V.I. - sta riprendendo il gusto dello studio, della ricerca, della presa di coscienza e dell’assunzione di responsabilità in termini culturali ed educativi. Il volontariato, le associazioni di promozione sociale, le cooperative, hanno svolto un ruolo fondamentale in questi anni ma spesso il loro impegno si è circoscritto al “progettare” ed al “fare” che li ha condotti a qualche forma di dipendenza dal potere politico; oggi è il tempo dell’autonomia che deve generare “legami forti” per creare pensieri nuovi capaci di affrontare le sfide della cultura e dell’educazione e della convivenza democratica, che saranno messe in crisi dall’acuirsi della crisi economica». «Con questa iniziativa – ha aggiunto Lillo di Ganci, responsabile informazione di Libera in Sicilia - diamo continuità a percorsi costruiti con i ragazzi delle scuole superiori per portare il tema delle mafie, all'interno dei curricula scolastici. Il Meeting nazionale dell’educazione favorisce la creazione di una comunità alternativa alle mafie, certa che il ruolo della società civile sia quello di affiancare la necessaria opera di repressione propria dello Stato e delle Forze dell’Ordine, con un’offensiva di prevenzione culturale».
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su Avvenire del 17 marzo 2009)

martedì 3 marzo 2009

Parola ed ecumenismo: simposio a Messina

MESSINA . «La Parola per una catechesi ecumenica. Una catechesi biblica aperta alla comunione ecumenica?»: è il tema del secondo simposio di studi catechetici in programma, domani e giovedì 5 marzo presso l’Istituto teologico «San Tommaso» di Messina . Introdurrà i lavori Antonino Romano, direttore del Centro di pedagogia religiosa «Cravotta», e modererà gli interventi Carmelo Labate, coordinatore del Segretariato attività ecumeniche (Sae) di Messina . Il programma della prima giornata prevede le relazioni di Giovanni Orlando (Istituto San Tommaso) su «Il magistero cattolico sull’ecumenismo» e di Carmelo Labate («Le difficoltà nel dialogo ecumenico»). Seguiranno gli interventi di padre Alessio, monaco ortodosso, del pastore valdese Jens Hansen, del pastore della Chiesa avventista del Settimo giorno Giuseppe Laguardia, del pastore evangelico pentecostale Peter William, e di padre Roberto Romeo, direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo. Giovedì, dopo i saluti del preside del «San Tommaso», don Giovanni Russo, interverrà l’arcivescovo di MessinaLipari-Santa Lucia del Mela, Calogero La Piana. Quindi don Gino Battaglia, direttore dell’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso; tratterà il tema «La catechesi ecumenica tra gli impegni pastorali della Chiesa cattolica italiana» e monsignor Cesare Bissoli (Università Pontificia Salesiana) si soffermerà su «La Parola di Dio, vincolo ecumenico nel cammino pastorale.Voci e stimoli dal Sinodo 'La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa'»; seguirà la relazione di Ermanno Genre (Facoltà teologica valdese di Roma) su «Fine delle identità religiose ereditate: chance per una catechesi ecumenica?» e l’intervento di Marco Sirchia (Eparchia di Piana degli Albanesi) su «Mistagogia e catechesi nelle Chiese orientali».
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su AVVENIRE del 3 marzo 2009)

domenica 11 gennaio 2009

Caltanissetta, non siamo la maglia nera

CALTANISSETTA Il Sole24Ore, nella sua ultima indagine, l’ha confinata all’ultimo posto tra le province italiane per vivibilità. Ma si sta davvero così male nella provincia di Caltanissetta? «L’analisi del “Sole 24Ore” è veritiera: Caltanissetta è una provincia che da sempre è il meridione del meridione. Ma i dati dell'indagine misurano la condizione dal punto di vista occupazionale, economico… ma non dal punto di vista umano. In questo ambito Caltanissetta e provincia hanno compiuto grossi passi». Lo afferma il dott.Piero Cavalieri, dirigente psicologo presso la locale Asl n.2, nonché docente presso la Lumsa di Caltanissetta. Secondo Cavalieri occorre innanzitutto distinguere tra la realtà specifica di Caltanissetta con la realtà dell’hinterland: in provincia alcuni centri versano in uno stato di abbandono mentre in città non si sta così male. Il 2008 si è chiuso con un omicidio di mafia, a San Cataldo. Tuttavia «E’ in questi ultimi anni – afferma Cavaleri – che a Caltanissetta si parla di cultura della legalità: a Gela, il Sindaco Rosario Crocetta è notoriamente antimafia, a Caltanissetta con il presidente della camera di commercio, Marco Venturi, e con il presidente degli industriali, Antonello Montante, è partito un movimento contro la mafia nell’ambito del commercio e della produzione. Legambiente, da alcuni anni, porta Caltanissetta ai primi posti per quanto riguarda la sensibilità dell’amministrazione locale per i problemi dell’infanzia. Sia a Caltanissetta che a Gela non c’è mai c’è stato un fervore nel volontariato come negli ultimi anni. Crescono le iniziative di tipo culturale, grazie anche al teatro che sta lavorando a pieno regime. Ci sono piccole imprese che chiudono, ma nasce la voglia di fare impresa. Ci manca una classe politica all’altezza della situazione, tuttavia nella provincia la Chiesa è presente con esperienze come “Casa Rosetta” e con due diocesi nell’ambito della provincia (Caltanissetta e Piazza Armerina) vivaci e sensibili alle problematiche sociali».
Proprio dalla sensibilità della chiesa nissena ai problemi concreti delle persone è nato un progetto di microcredito, denominato “Mai soli” che, al momento, è l’unico del genere in Sicilia. Grazie a “Mai soli”, vengono erogati piccoli prestiti, fino ad un massimo di 2.500 euro, a singole persone o famiglie che non possono accedere al credito bancario, ma che, comunque, direttamente o indirettamente, hanno un reddito e che si trovano in uno specifico bisogno sociale, legale, sanitario. Ciò che distingue questa iniziativa dalle comuni finanziarie, è che i piccoli presti dovranno essere restituiti senza interessi. In poco tempo lo Sportello di Ascolto della Caritas di Caltanissetta ha ricevuto e istruito circa 100 domande. Di queste, quindici hanno già ricevuto il prestito; un’altra decina è in corso di deliberazione; una quarantina sono state bocciate per motivi vari (mancanza di garante o requisiti, individuazione di soluzioni alternative), altre non hanno dato seguito ai primi colloqui; le rimanenti sono in corso di istruzione. Numerose solo le richieste di prestiti per piccole ristrutturazioni delle abitazioni ed estremamente ricorrente l’intervento per debiti pregressi nei confronti di finanziarie.
“Mai soli” è stato varato lo scorso settembre, attuando un protocollo d’intesa fra Comune e Caritas diocesana di Caltanissetta e, in seguito, tra Caritas diocesana e BCC “San Giuseppe” di Mussomeli. Il Comune di Caltanissetta ha messo a disposizione 40mila euro, per i soli cittadini di Caltanissetta, per istituire un fondo di garanzia e di intervento con c/c presso la Banca di credito cooperativo “San Michele” che ha aderito all’iniziativa, e per concorrere alle spese di funzionamento degli sportelli-ascolto. La Caritas, invece, ha stanziato un proprio fondo per tutti i cittadini della Diocesi. A dicembre, malgrado la crisi che imperversa, la Banca di credito Cooperativo "San Giuseppe" di Mussomeli, a seguito della vista pastorale del Vescovo di Caltanissetta, monsignor Mario Russotto, ha donato al progetto di microcredito 250.000 euro.
L’erogazione dei prestiti avviene dopo l’istruttoria degli operatori dello sportello di ascolto, la dott. Valentina Riso (pedagogista), la dott. Valentina Corrado (assistente sociale) e il dott. Tino Russo, esperto in microcredito. Non rientrano nel progetto elargizioni periodiche o saltuarie, oppure forme di aiuto generico e di sostentamento.
Questo progetto, come tante altre iniziative, è nato grazie all’impulso dato alla Diocesi dal Vescovo Mario Russotto con la sua lettera pastorale del 2005, intitolata “Il tuo tempo per i poveri”. Da allora la Diocesi, seguendo le indicazioni del presule, ha messo in campo numerose iniziative a favore di chi si trova in stato di bisogno.
Maria Gabriella Leonardi
(Pubblicato su Avvenire del 4 gennaio)

I motivi di speranza

Caltanissetta sarà pure fanalino di coda nell’indagine del Sole24Ore, ma in tema di solidarietà non ha nulla da invidiare alle altre città. Ed è il suo Vescovo, monsignor Mario Russotto, che snocciola un lungo elenco di azioni concrete, oltre il progetto “Mai Soli”, che la chiesa locale ha attuato per rispondere alle esigenze dei poveri. «Nel 2005 – racconta il presule - ho invitato tutte le persone ad adottare un povero e a dedicargli del tempo. Adesso, in diocesi, ci sono circa 1500 volontari della carità che settimanalmente dedicano del tempo ai poveri. Coppie di sposi hanno adottato delle “famiglie in crisi”: non ci sono solo le povertà materiali da curare, ma anche quelle morali. E ci sono anche giovani che hanno adottato altri giovani alcolizzati o drogati.
«Nelle parrocchie di Caltanissetta sta partendo il volontariato vincenziano che prevede l’aiuto a domicilio ai poveri. Abbiamo adottato circa 52 famiglie: le parrocchie provvedono a pagare le bollette ma anche al cibo e pure a un piccolo assegno mensile.
«Abbiamo da tre anni avviato il progetto “La città dei ragazzi”. Seguiamo 62 ragazzini, li andiamo a prendere a casa e li portiamo nelle “Città dei ragazzi”, ne abbiamo due; qui fanno i compiti, laboratori, teatro, educazione alla legalità…
«D’intesa con una clinica di Palermo che esegue radioterapia e chemioterapia, abbiamo avuto approvato dalla Regione Siciliana un progetto e abbiamo ottenuto due pulmini. Due volte la settimana i nostri volontari accompagnano gli ammalati di tumore in questa clinica a eseguire queste terapie che non possono essere eseguite a Caltanissetta
«Un’altra esperienza molto consolidata è la “Cittadella della Carità” dove operano circa 120 persone tra medici, assistenti sociali, psicologi e avvocati: ogni settimana dedicano due o tre ore a visitare i poveri o a dare loro assistenza gratuitamente. Con alcuni medici, a ottobre, siamo anche andati in Albania. Sono state visitate circa 250 persone che non avevano mai visto un medico nella loro vita».
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su Avvenire del 4 gennaio 2009)