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lunedì 16 aprile 2012

«È vero, assistenza da migliorare» - Avvenire

«È vero, assistenza da migliorare» - Avvenire


il «gestore» Castiglione (Pdl), presidente della Provincia: «Serve l’intervento dei ministri Riccardi e Cancellieri»
È vero, quello sanitario è un aspetto che dobbiamo aggiustare». Giuseppe Castiglione oltre ad essere il presidente della Provincia di Catania è il 'soggetto attuatore', ovvero l’organismo che il governo ha incaricato per la gestione del Cara di Mineo.
«Sul piano sanitario – spiega dopo aver appreso dell’in-«chiesta diAvvenire – vogliamo rafforzare il sistema di assistenza e prevenzione. La Croce Rossa nel momento dell’emergenza ha fatto un lavoro eccezionale, ma adesso che la situazione non è più di prima emergenza bisogna guardare avanti». All’Asl di Catania Castiglione ha chiesto di predisporre «uno speciale progetto pilota, perché oltre al pronto soccorso e alla presenza ordinaria serve lavorare sulla prevenzione e l’educazione». Le proposte dell’Azienda sanitaria arriveranno «entro fine mese».Quanto alla prostituzione che si praticherebbe al chiuso dialcuni alloggi, Castiglione preferisce scegliere la prudenza: «Si, abbiamo ricevuto segnalazioni di questo tipo, ma dobbiamo dire che la vigilanza è assoluta, sebbene non possiamo certo sapere cosa accade in ogni singolo villino». Per Castiglione (che è anche coordinatore regionale del Pdl) i duemila ospiti del Centro per richiedenti asilo è un po’ come se si trattasse del 59esimo comune della Provincia, «è non è, per così dire, un Comune 'normale', ma bisognevole di attenzioni speciali». Tra queste l’impegno per l’integrazione. «Vogliamo continuare a determinare percorsi di buona integrazione – assicura Paolo Ragusa, presidente del consorzio Cara Mineo –, dall’insegnamento della lingua all’attività di orientamento professionale, passando dall’inserimento scolastico dei minori che è già avvenuto con successo».
Nonostante gli iniziali disagi, con le periodiche proteste degli immigrati, talvolta sfociate in blocchi stradali, l’arrivo degli richiedenti asilo ha portato vantaggi, «come i 250 nuovi posti di lavoro al servizio del Cara, in una zona – riconosce Castiglione – fortemente provata dalla crisi economica». Anche per questo il presidente della provincia rivolge un appello al governo, e specialmente al ministro dell’Interno Cancellieri (che fu prefetto di Catania) e a quello per la Cooperazione Riccardi: «Abbiamo affrontato l’emergenza, ci siamo messi a disposizione, l’accoglienza è stata il nostro credo e – chiarisce l’esponente del Pdl –, possiamo dire di aver fatto un buon lavoro, ma adesso vorremmo conoscere il futuro di questa struttura, che era nata come centro per richiedenti asilo ma che adesso assorbe anche gli sbarcati da Lampedusa».
Il Centro immigrati di Mineo porta in sé un’altra particolarità: è tra i pochi la cui gestione non è affidata al prefetto ma un presidente di Provincia: «Se mi chiedessero di cedere la responsabilità al prefetto – conclude Giuseppe Castiglione –, non ne farei un dramma, avrei qualche motivo d’ansia in meno»
Maria Gabriella Leonardi Nello Scavo
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Peri: «Prego per i bambini non nati» - Avvenire

Peri: «Prego per i bambini non nati» - Avvenire

il vescovo
In visita alla cittadella dei richiedenti asilo, il presule di Caltagirone invoca azioni efficaci e un maggior coinvolgimento della società civile nell’accoglienza di queste «esistenze sospese»
DA MINEO(CATANIA)
MARIA GABRIELLA LEONARDI
« O ccorre passare dalla fase dell’accoglienza a quella dell’integrazione. Il territorio del Calatino è un esempio di tutto questo, nonostante stiamo vivendo momenti di forte depressione economica e produttiva». Lo ha detto domenica il vescovo di Caltagirone, Calogero Peri, nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Mineo. In questo luogo, che monsignor Peri considera il sedicesimo comunale della Diocesi è, infatti, iniziata la terza peregrinazione diocesana della Madonna del Ponte. Nel suo vibrante saluto ha detto di pregare «per i bambini non nati», evidenziando l’importanza dell’accoglienza verso i minori stranieri, «che oggi giocano e crescono insieme ainostri figli», non nascondendosi i momenti difficili e le soluzioni trovate insieme. «La Chiesa di Caltagirone – ha detto – vuole offrire le competenze che ha ed il contributo proprio per un percorso, che auspichiamo ancora una volta condiviso, e che sia finalizzato alla formazione delle coscienze e di quella tanto anelata cultura dell’amore e della fratellanza». Peri ha quindi avanzato alcune richieste per questi fratelli: interventi coordinati e nuove politiche migratorie, a partire da tempi certi per il rilascio dei documenti previsti per legge; la tutela della famiglia e della sua unità; la tutela della dignità della donna e della vita «dal suo concepimento alla sua fine»; la tutela dei minori; il rispetto del diritto alla salute, azioni concrete di integrazione, che favoriscano la formazione (anche lavorativa), l’alfabetizzazione e l’orientamento alla cittadinanza degli ospiti del Cara.
Secondo monsignor Peri, finita la fase dell’emergenza, è tempo per rifondare un nuovo patto sociale fra istituzioni e comunità civile, fra ospiti ed ospitanti, per un integrazione interculturale, ma anche per valorizzare le potenzialità di risposta di chi è in difficoltà. «Non esistenze sospese in un futuro incerto – ha detto con forza il pastore – in un tempo da trascorrere forzosamente, in uno spazio marginale, in uno 'spazio-vuoto' per alcuni, in un 'non-luogo' per altri. Ma esistenze creative, impegnate, partecipi!».
Poi il vescovo ha lanciato un appello accorato alle istituzioni ed ai governanti, affinché la vita degli ospiti del Cara sia qualificata e non quantificata.
«Il mio auspicio – ha detto – è che non si indugi, e che agli ospiti ed ai cittadini giunga un messaggio nuovo di speranza, di amicizia, di solidarietà nella casa comune che vuole essere la nostra isola, che nel tempo si è sempre distinta per la sua capacità di accoglienza e di integrazione».
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