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martedì 29 ottobre 2013

A Caltanissetta, Caritas e banche di credito cooperativo alleate per finanziare la nascita di micro imprese. Che funzionano

Quarantasei micro imprese sono nate nella Diocesi di Caltanissetta, nell’arco di quattro anni, grazie a una convenzione tra la Caritas diocesana e le banche di credito cooperativo. Un risultato che, in tempo di crisi, ha dello straordinario. Il co-direttore della Caritas diocesana di Caltanissetta, Giuseppe Paruzzo, racconta: «Anni fa avevamo avviato come Caritas il microcredito per aiutare le persone in difficoltà e spesso ricevevamo richieste di aiuto per avviare un’attività economica. Fu per noi illuminante un messaggio del vescovo che diceva: “A volte ci limitiamo a terapie di tamponamento mentre dovremmoprogettare qualcosa a lungo termine”».La Caritas cominciò, quindi, a interrogarsi su cosa poteva fare per non dare solo un aiuto immediato, ma per aiutare a progettare, a sperare. «Un fondo per dare seguito a tutte le richieste era impossibile – aggiunge Paruzzo – perché siamo una piccola diocesi. Abbiamo bussato, quindi, alle banche, chiedendo che finanziassero microprogetti validi. Ci siamo rivolti a istituti di credito cooperativo che hanno come stile il miglioramento delle condizioni del territorio: hanno creduto in noi e nel nostro progetto e hanno messo a disposizione un fondo di un milione e 600mila euro. A Natale del 2009 abbiamo stipulato una convenzione».
I prestiti che vengono concessinon superano i 25mila euro e l’interesse è bassissimo. La procedura è anche veloce: i ragazzi del progetto Policoro curano la parte tecnica; la pratica va a un comitato dei garanti, formato da due membri della Caritas e due della banca: se il comitato da l’ok l’istanza ottiene il finanziamento, a distanza di un mese dalla presentazione dell’istanza.
Con questi microprestiti sono nate piccole attività come panetterie, parrucchieri, ortofrutta, autolavaggio, trattorie e altre ancora. 276 le richieste giunte in totale in questi anni; 46 quelle finanziate, di queste, dopo tre anni, 43 sono attività ancora aperte. La Caritas di Caltanissetta ha passato questo progetto anche ad altre diocesi.
Maria Gabriella Leonardi

domenica 13 ottobre 2013

Trentatré minori ospiti della diocesi Il vescovo: un’emergenza nuova occasione d’impegno e testimonianza

Trentatré minori ospiti della diocesi di Caltagirone, in prima linea nell’accoglienza degli immigrati provenienti da Lampedusa. La nuova casa di questi piccoli profughi eritrei non accompagnati è stata ricavata nella struttura Alì-Mantelli della parrocchia san Pietro, di solito usata per esercizi spirituali e campi estivi. Per questi bambini provenienti dal Centro di primo soccorso e accoglienza si sono mobilitati la Caritas, attraverso al Fondazione Migrantes, il Comune, l’Azienda sanitaria di Catania, la Regione, gli operatori, mediatori culturali e volontari della parrocchia. «Oggi si presenta a noi una nuova emergenza ­ha sottolineato il vescovo Calogero Peri - che è anche una nuova opportunità di impegno e di testimonianza di umanità e di fede. Quando abbiamo visto le tragedie del mare ci siamo un po’ impressionati per quanto accadeva.

Quando abbiamo capito che tutto questo era vicino a noi ci siamo sentiti coinvolti. Adesso che queste persone sono tra noi ci rendiamo conto che è un dramma vero, perché le cose diventano vere quando ci toccano personalmente.

Vogliamo vivere questo momento facendo del nostro meglio, non come un gesto di accondiscendenza, di bontà, di diritto internazionale, ma come un gesto sacramentale: questi ragazzi rappresentano tutti quegli altri che hanno vissuto, che vivono e che vivranno questo dramma».
Maria Gabriella Leonardi
 

sabato 12 ottobre 2013

Crociata: la pastorale, un laboratorio aperto

MESSINA. «La situazione pastorale della Chiesa italiana è paragonabile a quella di un cantiere. Questa immagine, però, può essere usata in due sensi: uno disfattista, che intende il cantiere solo come decostruzione e smobilitazione, uno invece positivo, che intravede nel trambusto e nella confusione i lineamenti di un progetto che vanno lentamente emergendo». È questo il paragone usato dal vescovo Mariano Crociata, segretario generale della Cei, ieri a Messina nell’Istituto teologico San Tommaso per tenere la prolusione di inizio Anno accademico, incentrata su «La nuova evangelizzazione e la Chiesa in Italia». Di rilievo la presenza del segretario della Cei al San Tommaso, istituto che, come spiega il preside don Franco Di Natale «Vuole offrire il proprio contributo, anche scientifico, nell’approfondire la tematica». «La presenza di monsignor Crociata ci rafforza nel proposito di fedeltà al magistero della Chiesa» ha aggiunto don Giovanni Russo, direttore della Scuola superiore di specializzazione in bioetica e sessuologia. Ad accogliere Crociata ieri anche l’arcivescovo di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, Calogero La Piana. Crociata, dopo avere ripercorso le indicazioni del magistero, si è soffermato sulla situazione italiana dove c’è uno zoccolo duro di almeno il 20% di cristiani vivaci nel contesto di un cristianesimo maggioritario 'per assonanza'.

Declinare qui la nuova
 evangelizzazione «significa – ha detto – prendere con decisione la via del primo annuncio, che di fatto in Italia assume la forma concreta del secondo (primo) annuncio. Il secondo annuncio ha a che fare con persone che sono nella post-cristianità non prive di una conoscenza - anche se sommaria e qualche volta pregiudiziale - del cristianesimo e soprattutto «parte dal punto in cui si trovano le persone, e non dal punto in cui ci troviamo noi», nello stile di papa Francesco. «La novità del Vangelo – ha concluso Crociata – come la fragranza del pane fresco e l’aroma del vino buono, si sente e non ha bisogno di etichette».

Maria Gabriella Leonardi