.

.
.

martedì 30 dicembre 2008

L'anniversario del Terremoto di Messina



Sono ancora aperte, dopo cento anni, le ferite provocate a Messina dal terribile terremoto che la rase al suolo nel 1908. A distanza di un secolo, infatti, 20mila persone vivono ancora nelle baracche realizzate subito dopo il sisma per dare un tetto a chi aveva perso tutto. Secondo la stima di Legambiente sono 3336 le baracche dislocate nei quartieri di Fondo Fucile, Giostra, Camaro, Annunziata Alta, Valle degli Angeli... Qui le persone vivono in condizioni precarie, tra fogne a cielo aperto, e pareti di cartongesso segnate dalle crepe. Vi vanno a vivere anche extracomunitari e rom, col rischio di guerre tra poveri. Nei giorni scorsi, il portavoce nazionale dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando, il sen. Fabio Giambrone e l’on.Domenico Scilipoti hanno presentato alle due Camere un’interrogazione sui cent’anni delle baracche di Messina. - «È davvero inconcepibile – ha affermato l’on. Domenico Scilipoti - che dopo tanto tempo la gente viva ancora in condizioni di estremo disagio e pericolo per la salute con i ratti che scorrazzano fra le baracche con i tetti in amianto. Per questo abbiamo presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno e al dipartimento della Protezione civile presso la presidenza del Consiglio dei Ministri». Nel suo messaggio alla città per il Natale, l’Arcivescovo di Messina-Lipari-S.Lucia del Mela, monsignor Calogero La Piana, ha con forza dichiarato: «La memoria centenaria del tragico evento del 1908 avviene in un momento difficile. In città e provincia viviamo il dramma della precarietà, della incertezza e della stessa perdita del lavoro. Troppe le famiglia che faticano a vivere dignitosamente. Cresce il numero dei poveri. E sono ancora in tanti ad attendere un tetto sicuro dove ripararsi dal freddo e dalla pioggia, dal vento e dalla “nudità”. Con i disagi e i danni provocati dalle alluvioni, continua a piovere sul bagnato. Unisco il mio grido con coloro che invocano assistenza e chiedono di non essere abbandonati da chi ha il dovere di intervenire. Esprimo piena solidarietà auspicando risposte concrete dalle Istituzioni preposte a garantire i diritti degli uomini e a farsi carico dei poveri e degli emarginati». Da giorni sono in corso le celebrazioni per ricordare l’anniversario del terremoto. Oggi, sabato 27, alle ore 13, lungo la via Garibaldi è previsto l’arrivo delle colonne mobili di protezione civile dei Comuni e delle Province della Sicilia con schieramento di mezzi, ed alle 17.30, alla cittadella fieristica, si svolgerà un incontro istituzionale la partecipazione di numerose autorità. Alle 18, nella chiesa di Montevergine, l’arcivescovo emerito, Giovanni Marra, celebrerà una liturgia in suffragio delle vittime del terremoto, che sarà accompagnata dal Memorial Concert e da un Recital di letture e testimonianze. Alle 20.30, al teatro Vittorio Emanuele, sarà inaugurata la mostra “Terremoti d’Italia” promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile. Alle 21, in Cattedrale, concerto della Memoria, eseguito dall’organista francese Jean Guillou. Domenica 28 dicembre, dalle 3 alle 5.21, in Cattedrale, saranno distribuite bevande calde con offerta floreale delle Confraternite e Pie Associazioni al monumento dell’Arcivescovo D’Arrigo, a memoria di tutti i caduti del terremoto. Seguiranno concerti, proiezione di filmati e momenti di preghiera alla presenza dell’Arcivescovo La Piana. Alle 8.30, al Gran Camposanto, la cerimonia in memoria degli 80 mila civili e militari vittime del tragico terremoto del 1908.

Il disastroso terremoto di Messina fu l’occasione che permise a due Santi molto noti di conoscersi: uno del nord Italia, don Luigi Orione, fondatore dei Figli della piccola opera della Divina Provvidenza e delle piccole suore missionarie della Carità, e uno del sud, padre Annibale Maria di Francia, fondatore di altre due congregazioni: le Figlie del Divino Zelo del Cuore di Gesù e i Rogazionisti. Don Orione giunse a Messina il 14 gennaio del 1909, inviato da Papa Pio X per organizzare i primi soccorsi ai terremotati. Qui incontrò padre Annibale che nel quartiere Avignone, nel 1882, aveva aperto gli orfanotrofi Antoniani per accogliere, soccorrere e formare i giovani. Il terremoto aveva causato tredici vittime nell'istituto femminile. Padre Annibale e don Orione strinsero amicizia, salvarono tanta gente dalla disperazione, aiutando tanti orfani, organizzando la solidarietà di tante persone generose e costruendo un ponte di solidarietà tra il nord e il sud Italia. Don Orione fu nominato vicario generale della diocesi di Messina, su espressa indicazione di Pio X. Incontrò, tuttavia, numerose avversità subendo anche un attentato. Dalla sua parte a difenderlo dalle malevolenze ci fu sempre padre Annibale Di Francia. La prima chiesa della Rogazione, distrutta dal terremoto, fu sostituita provvisoriamente da una cappella-baracca, dono di papa Pio X collocata nel quartiere Avignone e inaugurata nel 1910. Il 16 maggio 2004 don Luigi Orione e padre Annibale Maria di Francia furono proclamati santi, lo stesso giorno, da Giovanni Paolo II.
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su Avvenire del 28 dicembre 2008)

martedì 16 dicembre 2008

Avvento tra fede e arte


CALTAGIRONE . La diocesi siciliana di Caltagirone celebra l’Avvento e il Natale anche attraverso la cultura e, segnatamente, attraverso tre iniziative. Dallo scorso 7 dicembre e sino al 6 gennaio 2009 torna l’iniziativa «Itinerari della fede.
Chiese, monasteri e luoghi di santità a Caltagirone », grazie alla quale sarà possibile effettuare visite guidate nelle chiese parrocchiali, rettorie, conventi e luoghi di culto di Caltagirone . Sempre dal 7 dicembre nel complesso monastico dei Frati minori conventuali è stata allestita la mostra di pittura e scultura delle opere di due artisti locali, Gino Fragapane e Giuseppe Scarpuzza.
L’evento rientra nell’ambito delle iniziative promosse dalla diocesi e dalla Fondazione diocesana per i Beni culturali «Don Luigi Sturzo».
Per visitare la mostra rivolgersi allo 0933.368611. La terza iniziativa è la seconda edizione di «Perfice Munus.
Notti Bianche nel Chiostro di San Francesco», in programma sabato 20 dicembre e lunedì 5 gennaio, dalle ore 19 alle 23. L’iniziativa, l’anno scorso, ha riscosso successo di pubblico e ha anche permesso di avvicinare questo luogo, simbolo della fede di Caltagirone , ai giovani che ogni sera riempiono il centro storico e che a gruppi hanno visitato il Chiostro. «Il complesso monastico dei Frati minori conventuali – spiega Francesco Failla, direttore della Biblioteca Pio IX – è un luogo tra i più antichi della città, in gran parte sopravvissuto al terremoto del 1693, è stato restaurato e viene restituito alla comunità locale e ai visitatori che desiderano immergersi nella storia calatina per comprenderne le esperienze spirituali e culturali: il Chiostro, la biblioteca, l’archivio storico, la cappella neogotica». La «notte bianca» nel chiostro sarà animata dalla musica dal vivo a cura del maestro Giacomo Randazzo. Per l’occasione sarà presentata e distribuita la pubblicazione «Il Complesso Monastico dei Frati Minori Conventuali in Caltagirone ».
«In questo tempo di Grazia – spiega il vescovo di Caltagirone ,Vincenzo Manzella – è doveroso riconoscere i segni e gli strumenti con i quali il Signore opera nei secoli; segni che nella Chiesa locale divengono eredità spirituale, morale e culturale cui tutta la comunità si affida».
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su Avvenire - catholica del 16 dicembre 2008)

mercoledì 3 dicembre 2008

Quei poveri senza «carta»

DA CATANIA
MARIA GABRIELLA LEONARDI
Alla social card non ha diritto Giuseppe e neanche Alessandro, nomi di fantasia di due persone in grosse difficoltà seguite dalla Caritas diocesana di Catania . Le loro vicende sono raccontate dal direttore della Caritas etnea, padre Valerio Di Trapani per dire: «Il governo con la social card e altri provvedimenti, sta sicuramente dando sollievo ad alcune persone povere, ma si sta perdendo un’altra occasione per pensare al contrasto alla povertà nei termini di un piano organico che allarghi i diritti, i servizi e l’accesso ai beni essenziali».
Il sacerdote quindi porta a esempio due casi: «Giuseppe è un ex artigiano della pelle che ha dovuto chiudere la sua attività. Tracollo che ha anche prodotto una crisi familiare tanto che, dopo il divorzio, ha lasciato la casa ed è stato abbandonato dai figli. Giuseppe ha 61 anni e aspetta di raggiungere l’età della pensione. Nel frattempo non riesce a mettere in esercizio tutte le sue abilità. Ha lavorato in estate e, siccome faceva tardi la notte, non poteva accedere a un dormitorio, per cui dormiva su una panchina. Con i soldi guadagnati in estate, ha affittato un monovano. Ora, deve pagare 200 euro di affitto ma non sa dove trovarli. La Caritas interverrà economicamente e cercherà anche di valorizzare le sue competenze. Ma per Giuseppe, che non ha neanche diritto alla social card, lo Stato cosa fa?» «Alessandro – continua padre Valerio – è un 40enne sposato, padre di 4 figli. Grazie alle numerose proteste ha ottenuto una casa popolare consegnatagli in condizioni indegne. Alessandro non lavora, non ha un grado di istruzione elevato e deve sfamare i suoi figli. Per le condizioni economiche, quelle strutturali della casa e la poca 'efficienza' dei genitori, il Tribunale dei Minori ha intimato ai coniugi di riparare la casa, per tutelare la salute dei figli, altrimenti il piccolo di 4 anni potrebbe essere affidato ad altra famiglia. Questa famiglia non beneficerà della Social Card. E chi dovrebbe sostenerli? La Caritas, con le suore Vincenziane, ha provveduto ad alcune riparazioni in casa. I parenti li aiutano per quello che possono. Ma lo Stato cosa fa? Un Piano organico di contrasto alla povertà diventa sempre più urgente».(Pubblicato su Avvenire del 3 dicembre 2008)