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mercoledì 3 dicembre 2008

Quei poveri senza «carta»

DA CATANIA
MARIA GABRIELLA LEONARDI
Alla social card non ha diritto Giuseppe e neanche Alessandro, nomi di fantasia di due persone in grosse difficoltà seguite dalla Caritas diocesana di Catania . Le loro vicende sono raccontate dal direttore della Caritas etnea, padre Valerio Di Trapani per dire: «Il governo con la social card e altri provvedimenti, sta sicuramente dando sollievo ad alcune persone povere, ma si sta perdendo un’altra occasione per pensare al contrasto alla povertà nei termini di un piano organico che allarghi i diritti, i servizi e l’accesso ai beni essenziali».
Il sacerdote quindi porta a esempio due casi: «Giuseppe è un ex artigiano della pelle che ha dovuto chiudere la sua attività. Tracollo che ha anche prodotto una crisi familiare tanto che, dopo il divorzio, ha lasciato la casa ed è stato abbandonato dai figli. Giuseppe ha 61 anni e aspetta di raggiungere l’età della pensione. Nel frattempo non riesce a mettere in esercizio tutte le sue abilità. Ha lavorato in estate e, siccome faceva tardi la notte, non poteva accedere a un dormitorio, per cui dormiva su una panchina. Con i soldi guadagnati in estate, ha affittato un monovano. Ora, deve pagare 200 euro di affitto ma non sa dove trovarli. La Caritas interverrà economicamente e cercherà anche di valorizzare le sue competenze. Ma per Giuseppe, che non ha neanche diritto alla social card, lo Stato cosa fa?» «Alessandro – continua padre Valerio – è un 40enne sposato, padre di 4 figli. Grazie alle numerose proteste ha ottenuto una casa popolare consegnatagli in condizioni indegne. Alessandro non lavora, non ha un grado di istruzione elevato e deve sfamare i suoi figli. Per le condizioni economiche, quelle strutturali della casa e la poca 'efficienza' dei genitori, il Tribunale dei Minori ha intimato ai coniugi di riparare la casa, per tutelare la salute dei figli, altrimenti il piccolo di 4 anni potrebbe essere affidato ad altra famiglia. Questa famiglia non beneficerà della Social Card. E chi dovrebbe sostenerli? La Caritas, con le suore Vincenziane, ha provveduto ad alcune riparazioni in casa. I parenti li aiutano per quello che possono. Ma lo Stato cosa fa? Un Piano organico di contrasto alla povertà diventa sempre più urgente».(Pubblicato su Avvenire del 3 dicembre 2008)

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