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giovedì 10 marzo 2011

Famiglia & provetta: i diritti?

Due note sentenze «contro» la legge 40. Si tratta della sentenza della Corte costituzionale dell’1 aprile 2009 – che ha messo in discussione il limite di tre embrioni per un unico e contemporaneo impianto – e la sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo che ha contestato all’Austria il divieto alla fecondazione in vitro eteorologa. Su «Famiglia e procreazione assistita. I cambiamenti del diritto nazionale e internazionale» verterà un seminario in programma sabato nella Scuola di specializzazione in bioetica e sessuologia dell’Istituto teologico «San Tommaso» di Messina. Marianna Gensabella, docente di bioetica all’Università di Messina e membro del Comitato nazionale di bioetica, tratterà l’aspetto etico; Giuseppe Ruggeri, ordinario di diritto costituzionale dello stesso ateneo, tratterà la prospettiva giuridica.

«Credo che le conseguenze della sentenza della Corte costituzionale non vadano enfatizzate – spiega Gensabella – in quanto rimane pur ferma la limitazione dell’uso di tali tecniche. Inquietanti sono invece le prospettive aperte dalla sentenza della Corte europea. Da una prospettiva etica, non si può accettare l’idea che venga riconosciuto un diritto al figlio nell’ambito della procreazione artificiale, soprattutto quando questo lede il diritto 'del' figlio ad avere un’identità parentale certa e a conoscerla. L’analogia con l’adozione, spesso richiamata, non tiene: non si tratta di un bambino in stato di abbandono, ma di un bambino progettato con queste ombre. La fecondazione in vitro eterologa mina anche la struttura della famiglia: nell’adozione i genitori sono genitori sociali e non genetici; nell’eterologa si realizza una disparità genitoriale: uno dei due vive una genitorialità integra nelle dimensioni genetica e sociale, l’altro no».
inserto E'Vita
10 marzo 2011
M. Gabriella Leonardi