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sabato 15 ottobre 2022

Lotta agli abusi, nel Catanese tre diocesi si mettono in rete

 

Catania

Non si nasconde più nulla per tutelare l’'istituzione Chiesa”, la priorità, anche per la Chiesa, è la tutela della vittima. All’insegna di questo principio, ormai assodato, ieri, nei locali del Seminario arcivescovile di Catania, si è tenuta una giornata di studi promossa dalle diocesi di Catania, Acireale e Caltagirone, dal titolo “I minori e le persone vulnerabili: quale tutela effettiva? Ascoltare, tutelare, proteggere e curare i minori e le persone vulnerabili vittime di abuso”. È la prima volta che, nel catanese, si tiene un convegno simile, che vede collaborare e confrontarsi assieme diverse diocesi. Segno dell’atteggiamento di apertura e trasparenza adottato ormai dalla Chiesa italiana. La giornata è stata finalizzata allo scambio di informazioni e buone prassi, al confronto a livello istituzionale e personale per aiutarsi a raggiungere alcuni obiettivi, tra cui potenziare la rete dei referenti diocesani, accrescere i centri d’ascolto e la collaborazione con le istituzioni pubbliche. Diversi partecipanti hanno preso contatti con gli esperti presenti, anche per affrontare casi concreti. Centrale il dialogo-confronto su come collaborare e rispettarsi tra istituzioni civili e Chiesa. Sono intervenuti il vescovo di Acireale e presidente della Conferenza episcopale siciliana (Cesi), Antonino Raspanti, l’amministratore apostolico di Mazara del Vallo, il vescovo Domenico Mogavero, presidente del Servizio regionale tutela minori e persone vulnerabili (in videoconferenza), monsignor Antonino Legname del Tribunale ecclesiastico interdiocesano siculo e poi il procuratore aggiunto di Catania Marisa Scavo, il magistrato Tribunale minori Rosalia Castrogiovanni, il direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei Vincenzo Corrado, moderati dal dottor Bruno Di Marco. Ogni diocesi ha istituito un Servizio diocesano tutela minori e persone vulnerabili con un front office che collabora con lo sportello regionale che in Sicilia ha al suo interno anche don Fortunato Di Noto. I servizi diocesani delle tre diocesi del catanese tra di loro collaborano e sono impegnati nella prevenzione di abusi, anche attraverso la formazione e informazione rivolta a seminaristi, scuole, assistenti sociali, responsabili

degli uffici pastorale. Presentate ieri le esperienze di suor Rosalba La Pegna della Comunità Madonna della Tenda di Cristo, coordinatrice del Centro antiviolenza “Il Bucaneve”, la psicologa e psicoterapeuta dell’Asp Maria Costanzo e don Salvatore Franco, psicoterapeuta e coordinatore del Servizio regionale, moderati dalla dottoressa Enza Rosano. I partecipanti sono stati invitati a imparare a riconoscere gli indicatori dei fattori di rischio, a difendere i minori dagli abusanti che non sono mostri facilmente riconoscibili. «Quello perpetrato da un sacerdote è la forma peggiore di abuso, in quanto il sacerdote incarna la figura paterna e dentro ciascuno di noi c’è il desiderio di una figura paterna» ha detto don Di Franco. L’evento è stato pensato come momento di un cammino che proseguirà a novembre con la preghiera per le vittime di abusi. L’arcivescovo di Catania Luigi Renna ha sottolineato come l’incontro fosse destinato a determinate categorie di persone che a loro volta si faranno moltiplicatori presso altri. «Non siamo all’anno zero – ha detto – tanto lavoro era stato fatto anche da don Di Noto in tempi non sospetti. La collaborazione con istituzioni e tribunale appare promettente e inoltre abbiamo visto l’attività di tanti centri. Vivere da cristiani, da persone che si prendono cura dell’umano ci responsabilizza, non possiamo vivere la nostra vocazione cristiana girando la testa dall’altra parte».

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