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sabato 11 febbraio 2023

In provincia di Catania un Museo diffuso collega le opere dei Gagini

 

L’arco trionfale del Maschio angioino a Napoli e la cappella di San Giovanni Battista nella Cattedrale di Genova. Sono le opere più famose di Domenico Gagini di Bissone, Canton Ticino, scultore a capo di una bottega, poi portata avanti dal figlio Antonello, che, tra il XV e il XVII secolo, fu altamente prolifica di opere realizzate soprattutto in Sicilia. Un progetto della Sovrintendenza ai beni culturali di Catania, finanziato dalla Regione siciliana, ha creato un museo diffuso che collega le opere dei Gagini nel catanese.

“Non potendo spostare le opere da dove si trovano si è pensato a un museo diffuso per portare le persone nei luoghi per cui queste opere sono state realizzate, coinvolgendo le tre diocesi della provincia, Catania, Acireale e Caltagirone, e le istituzioni del territorio”, spiega la dott.ssa Carmela Cappa della Soprintendenza ai beni culturali di Catania. Il progetto del Museo diffuso è partito l’anno scorso e da allora, nel catanese, l’iniziativa è stata presentata a Bronte, a Caltagirone e, qualche giorno fa, ad Acireale. Nell’occasione sono stati presentati due restauri che partiranno a breve: quello della statua della Madonna di Loreto di Linguaglossa e quello della statua della Madonna che si trova nella chiesa del Carmine di Paternò, entrambe nel catanese. L’auspicio è che questo progetto possa coinvolgere altre Soprintendenze della Sicilia; frattanto, c’è già un gemellaggio con la Calabria dove si trovano altre opere.

I Gagini furono imprenditori oltre che artisti, le loro opere sono una sintesi tra il Gotico e l’Umanesimo.  Per promuovere il percorso museale si sono tenute anche due giornate di studio, lo scorso novembre, nel Castello Ursino di Catania, sono stati realizzati dei pannelli, un video descrittivo dei percorsi di visita, un sito internet e degli opuscoli che descrivono la presenza dei Gagini nelle tre diocesi.

“Il museo diffuso dà l’idea del territorio. Talvolta la sede originaria di un’opera non esiste più, ma se il luogo per cui l’opera è stata pensata esiste che senso ha toglierla per metterla in un contenitore anonimo? Deve essere, piuttosto, il visitatore a muoversi lungo un percorso”, dice Fabio Grippaldi, della diocesi di Acireale, coordinatore Amei, l’Associazione musei ecclesiastici italiani della regione Sicilia. “Il Museo diffuso - aggiunge - valorizza l’opera nel contesto originario e la conoscenza del territorio con le usanze e le tradizioni del luogo. Anche nella stessa diocesi possono esservi territori molto diversi: ad esempio, nella diocesi di Acireale, Randazzo è un territorio molto diverso da quello acese”. Proprio a Randazzo si trova un’opera rappresentativa dell’arte dei Gagini: la statua di San Nicola nella omonima chiesa. Nella Cattedrale di Acireale si trova, invece, un’acquasantiera scolpita da Antonello Gagini nel 1525. “Finito il momento del racconto parlato - soggiunge Carmela Cappa - ora deve iniziare il momento del racconto vissuto, ora bisogna iniziare a percorrere queste strade”.

MGL