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lunedì 5 ottobre 2009

«Quelle case crollate una ferita lancinante»


L a hall luccicante dell’hotel Capo Pelo­ro resort stride con la tragedia degli sfollati di Giampilieri che sono stati portati qui. Seduti sui divani di un albergo di lusso ci sono anziani che hanno perso la loro casa, parenti e conoscenti. E un andi­rivieni di giovani volontari che prestano aiu­to. Pippo Oliva è uno degli sfollati di Giam­pilieri. Nella sua vita non fa il volontario, ma dinnanzi alla sventura che ha colpito la sua gente sta facendo tutto quello che può per prestare soccorso ai suoi paesani. «Casa mia è illesa – racconta – la mia famiglia, mia mo­glie, i miei bambini, i miei suoceri sono tut­ti qua. Io mi sento ancora bene e mi sento di aiutare questi ragazzi per i miei concittadi­ni: e lo faccio con tutto il cuo­re. Da due notti non dormo e so­lo oggi ho man­giato qualcosa». Al Capo Peloro resort gli sfollati sono un centi­naio. Pippo dà una mano ai vo­lontari che hanno stilato una prima lista del­le medicine necessarie, un altro elenco in­dica chi ha bisogno di assistenza medica. Hanno provveduto per il vestiario e per il pranzo.
Oliva presta soccorso pur essendo ancora sconvolto per questa tragedia: «Giovedì ha piovuto a dirotto dalle cinque del pomerig­gio. Con una tale violenza che non si pote­va uscire di casa. Dopo le 20,30 chi era nel­le abitazioni aveva capito la gravità di quel­lo che stava accadendo, anche perché si sa­peva come erano conciati i costoni della montagna. Abbiamo pensato al peggio, ma mai sino a questo punto. Una parte della montagna è venuta giù e tutte le case che stavano sotto sono crollate le une sulle al­tre: una ferita lancinante che non si rimar­ginerà mai. Siamo usciti nella notte, al buio, con le torce. C’era puzza di gas. Siamo an­dati in paese, ma era intransitabile. Ci sia­mo subito resi conto che nei punti più cri­tici non c’era niente da fare, e abbiamo a­spettato i soccorsi. Tutti i volontari sono da elogiare».
Pippo, come molti dei suoi compaesani, non nasconde la rabbia: «Nel 2007 c’era stata già una frana devastante. La popolazione ave­va allertato le autorità di quello che poteva accadere. Ora sono morte tante persone: mamme con figli, ragazzi di trent’anni mor­ti senza motivo. Abbiamo trovato anche u­na donna incinta travolta dal fango. Perché tutto questo? Perché? Ci hanno sempre det­to che non c’erano soldi per mettere in si­curezza la zona. E allora noi muoriamo».
«Ci hanno sempre detto che non c’erano soldi per mettere in sicurezza la zona. E allora noi muoriamo»
Maria Gabriella Leonardi
(Avvenire 4 ottobre 2009)

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