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venerdì 11 settembre 2009

Il concepito è rilevante per l'ordinamento. Intervista al prof.Giovanni Di Rosa


Una sentenza del Tribunale civile di Roma, per la prima volta, equipara, nell'ambito di una causa per un risarcimento, il danno per la perdita di un nascituro a quello per la morte di un figlio nato. La sentenza si riferisce alla vicenda di una mamma, giunta alla trentunesima settimana di gravidanza all'ospedale Villa S.Pietro di Roma. Qui la donna è stata assistita con negligenza e per questo ha perso il bambino che portava in grembo ed è incorsa in una grave tromboflebite con embolia polmonare. Il Tribunale di Roma ha condannato l'ospedale a risarcire la donna non solo per il danno alla salute che ha subìto, ma anche per aver perduto il figlio di cui era incinta. Il prof. Giovanni Di Rosa, ordinario di Istituzioni di diritto privato presso l'Università di Catania, nonché presidente dell'associazione "Scienza e Vita" di Catania spiega la peculiarità di questa sentenza.
Professore, c'erano state in passato sentenze analoghe a questa di Roma?
«Nel 1989 una sentenza del Tribunale di Verona ha riconosciuto il diritto per il danno che il concepito ha subìto a seguito di una erronea operazione compiuta durante il parto. Chiaramente è una posizione fatta valere dai genitori, nell'interesse del concepito che vanterebbe una legittima aspettativa a nascere e a nascere sano. Questo principio è stato ripreso da altre sentenze nel corso del tempo, l'ultima delle quali è stata emessa dalla Cassazione lo scorso maggio e ripropone lo stesso indirizzo assegnando il risarcimento per i danni subìti durante la gravidanza».
In cosa la sentenza del Tribunale di Roma si differenzia da queste altre due?
Nelle due precedenti il riconoscimento della tutela è subordinato alla nascita del concepito. La sentenza di Roma invece riconosce la tutela assicurando il risarcimento alla madre per la perdita del figlio concepito e non nato. Quindi, rispetto a quanto prevede l'art.1 del Codice Civile si dà un'interpretazione che finisce per anticipare, in qualche modo, la capacità giuridica al momento del concepimento».
Questa "conquista" potrà valere sempre?
«La sentenza testimonia che l'ordinamento non è indifferente alle esigenze di tutela dell'individuo non ancora nato. Ma mi chiedo quanto questo interesse sarà preso in considerazione in presenza di altri interessi ritenuti superiori? Ad esempio, in presenza dell'interesse alla tutela della vita della madre, delle sue condizioni di benessere psico-fisico (vedi la legislazione in tema di aborto) oppure tutte le volte in cui non si impiantano gli embrioni che vengono crio-conservati perché l'impianto è contrario all'interesse della madre. In questi casi la tutela del concepito è sacrificata per interessi ritenuti superiori».
I due interessi non possono coesistere?
«No, perché le situazioni limite dell'interruzione volontaria della gravidanza e della procreazione medicalmente assistita dimostrano che entrambi gli interessi non possono (se contrapposti) essere tutelati e dovendo scegliere tra la tutela del concepito e della madre, nel rispetto di certe condizioni, sostanzialmente si finisce per tutelare sempre la madre. Sono stati abbandonati da tempo quei progetti di legge che prevedevano una modifica del Codice Civile per fare acquistare all'individuo capacità giuridica al momento del concepimento. Per l'ordinamento, il concepito, sin quando non è nato, non è un soggetto giuridico come tutti gli altri. Ma questa sentenza è un'apertura che deve indurre alla riflessione soprattutto nel dibattito relativo alla possibile riforma delle linee guida in materia di procreazione medicalmente assistita e in tema di corretta applicazione della legge sull'aborto. Questa sentenza potrebbe essere uno stimolo per dire "il concepito è comunque una realtà rilevante per l'ordinamento tant'è vero che in caso di sua perdita il risarcimento viene equiparato alla perdita di in figlio già nato". E' uno spunto che può essere valorizzato, ma se non viene inserito in un quadro complessivo, resterà solo a presidiare (per sanzionarli) gli operatori sanitari».
Maria Gabriella Leonardi
(E' Vita 10 settembre 2009)

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