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venerdì 7 marzo 2008

Messina, incontro sull’enciclica «Spe salvi»


MESSINA. Che cosa possiamo sperare? Cosa può sperare una società che ha perso il senso del futuro e vive appiattita sui bisogni immediati? All’istituto teologico «San Tommaso» di Messina la presentazione, nei giorni scorsi, della «Spe Salvi» l’ultima enciclica di Benedetto XVI non ha voluto essere soltanto un momento accademico ma è stata anche occasione per un’approfondita riflessione sulle domande di senso che accompagnano la vita di ciascuno. Nei loro interventi i quattro relatori, moderati da don Giovanni Russo preside della Facoltà teologica dell’Istituto San Tommaso, hanno affrontato sotto diversi aspetti i contenuti dell’enciclica, definita dall’arcivescovo di Messina-Lipari- Santa Lucia del Mela, Calogero La Piana, «una grande catechesi sulla speranza anche per chi ha una fede tiepida, anche per chi non ha fede». Marianna Gensabella docente alla Facoltà di filosofia dell’Università di Messina, ha sottolineato che «le piccole speranze quotidiane rischiano di nascondere la grande speranza». «Nella società attuale – ha aggiunto lo storico Giuseppe Savagnone – al posto della speranza sono rimaste le opzioni soggettive e la difesa dei diritti individuali. A chi pensa che la Chiesa sia solo un ente che combatte battaglie etiche, l’enciclica ricorda che l’essenza del cristianesimo sono le virtù teologali». Monsignor Giuseppe Costa, docente di Sacra Scrittura al San Tommaso, si è soffermato sulla dimensione biblica dell’enciclica sottolineando come delle quasi settanta citazioni bibliche oltre 35 si riferiscano a san Paolo o alla sua scuola. «È necessario vedere la speranza come il luogo di una nuova evangelizzazione», ha concluso don Francesco Di Natale, professore aggiunto di teologia pastorale presso il San Tommaso di Messina.
(pubblicato su Avvenire del 20 febbraio 2008)

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