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lunedì 7 aprile 2008

«L’Humanae Vitae è valida ancora oggi»


MESSINA Il dialogo profondo, il sapersi controllare, il rispetto dell’altro/altra, il senso di responsabilità: sono gli atteggiamenti che vivono i coniugi che scelgono di regolare con i metodi naturali la fecondità del loro amore, ma sono anche gli at- teggiamenti che tengono uniti nel tempo due sposi, uno stesso filo rosso lega due momenti fondamentali dell’esistenza umana: l’amore e la capacità di mettere al mondo dei figli. E non a caso in un tempo in cui non ci sono più tabù sessuali aumentano le separazioni e i divorzi. Di amore e di apertura alla vita si è parlato a Messina all’istituto teologico «San Tommaso» in un simposio che ha voluto tracciare un bilancio teologico e pastorale a 40 anni dall’Humanae Vitae, l’enciclica scritta da Paolo VI. «Questo simposio ha messo in luce la ricchezza dottrinale e pastorale della Humanae Vitae per la società di oggi – spiega don Giovanni Russo, preside del “San Tommaso” –; nonostante alcuni dissensi, anche di teologi, l’Humanae
Vitae ancora oggi mantiene una proposta profetica di cammino, perché ogni famiglia possa vivere una spiritualità coniugale che la renda missionaria». Eppure anche 40 anni fa a tanti non piacque quel ribadire di Paolo VI che unione e procreazione sono due aspetti inscindibili dell’amore coniugale e che il contraccettivo artificiale li disgiunge. «All’inizio provai anch’io un senso di smarrimento – afferma Cettina Sgalambro, direttrice di un consultorio familiare messinese – adesso dopo 37 anni di matrimonio posso dire che la strada giusta era quella indicata dall’enciclica. Tra la pillola anticoncezionale e i metodi naturali sembrava ci fosse solo una differenza formale, invece è fondamentale: i contraccettivi impediscono il concepimento, i metodi naturali sono diagnostici, indicano i periodi di fertilità e di infertilità. Con i contraccettivi solo uno dei due prende l’onere di evitare la gravidanza, l’altro si deresponsabilizza: con la regolazione naturale è la coppia che sceglie; con i contraccettivi si scade nella routine, la regolazione naturale rinnova l’amore e il desiderio; e nel periodo fertile, la coppia sperimenta altri canali per scambiarsi la tenerezza ». Tuttavia, sono una minoranza i fedeli che osservano l’Humanae Vitae:
è da buttare allora quest’enciclica?
«Il bene e il male non risiedono nelle statistiche – spiega don Raimondo Frattalone, docente di Teologia morale – la verità non sta nella quantità, ma in sé stessa ». E aggiunge: «La moralità risiede nel fine che si vuole raggiungere, ma vi devono corrispondere anche mezzi leciti». E nella Humanae Vitae Paolo VI indica le vie lecite e illecite per la regolazione della natalità. E poi c’è l’importanza del magistero: «In questi 40 anni si è capito meglio il suo ruolo – sottolinea don Raimondo – e si vede come ogni volta che parla il Papa in pubblico ci sono sempre tante persone: ne abbiamo bisogno, non siamo tutti sicuri dentro ». Soprattutto ora che «da una famiglia patriarcale siamo passati a una famiglia postmoderna confusa e senza ruoli» delineata da Girolamo Cotroneo, docente di Storia della filosofia all’Università di Messina. «Abbiamo voluto sottolineare il ruolo e l’importanza dei consultori familiari e dei gruppi ecclesiali di animazione familiare – conclude don Giovanni Russo – è fondamentale il compito dei laici e delle famiglie nel contesto attuale, molto disorientato e bisognoso di valori autentici».
(Pubblicato su AVVENIRE del 6 aprile 2008)

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