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martedì 20 maggio 2008

Catania L’iniziativa controcorrente: portare 20 bambini a scuola

Mentre in Italia imperversa la caccia ai rom, a Catania, dall’inizio dell’anno scolastico, la Caritas diocesana è impegnata a portare a scuola 20 bambini rom. Un’iniziativa controcorrente, nata in tempi in cui i rom non interessavano quasi a alcuno. Sono mesi ormai che ogni mattina un furgoncino della Caritas va a prendere i bambini nomadi che vivono in uno dei campi nomadi catanesi. Da lì li accompagna in sette scuole elementari della città: portarli in una sola scuola sarebbe stato più semplice ma si sarebbe corso il rischio di creare una scuola­ghetto. All’ora dell’uscita, il furgoncino fa il giro delle scuole per prendere i bambini e portali in un centro Caritas in via Santa Maddalena, nel centro storico di Catania. Qui i bimbi pranzano e poi fanno i compiti. Li aiutano una quindicina di persone tra volontari, ragazzi del servizio civile, operatori e una mediatrice culturale. «La caccia alle streghe è frutto dell’assenza di relazione ­spiega il direttore diocesano della Caritas di Catania, padre Valerio Di Trapani - il più grande risultato del nostro progetto è stata invece la possibilità di accostare questi bambini e le loro famiglie alle realtà del territorio, e questa relazione è stata assolutamente pacifica». La Caritas, prima dell’inizio dell’anno scolastico, ha contattato l’osservatorio integrato d’area, di cui fanno parte i presidi delle scuole locali: l’iscrizione dei bimbi rom è stata a lungo preparata.
La Caritas ha anche fornito il materiale didattico ai piccoli rom e agli incontri scuola­famiglia vanno anche i suoi operatori; oltre che ai bambini, i volontari dedicano diverse attività anche alle rispettive famiglie. Tra le materie del dopo-scuola c’è anche l’educazione alimentare e l’igiene: d’altra parte se questi bimbi non sono ben curati i compagnetti starebbero alla larga. Com’è andata?
«Abbastanza bene- risponde padre Valerio - qualcuno dei bambini ha anche fatto la recita di Natale, qualcun altro è andato in gita scolastica».
Tuttavia, in questi giorni difficili, padre Valerio non nasconde le sue paure: «L’aria che si respira è impregnata di odio e di vendetta. Ho paura che questa ferocia coinvolga anche i bambini rom che, seppur in maniera discontinua, hanno scelto di frequentare la scuola a Catania. Ho paura anche per Daniel, Lucian e i tanti altri amici che, sostenuti dai volontari della Caritas, con tenacia insegnano ai loro figli il valore del rispetto della famiglia, delle regole di buona educazione ma che vedono profilarsi tempi terribili». Padre Valerio non condivide quello che sta accadendo: «esprimo un forte dissenso contro la caccia all’untore che caratterizza questi giorni. Io non ci sto agli sgomberi coatti e alle 'soluzioni estetiche'». A Catania, malgrado quanto viene fatto, resta l’amaro per quanto potrebbe farsi: Caritas diocesana e Croce Rossa,da anni, infatti, propongono al Comune di allestire un’area di sosta per rom: in cambio di un alloggio più dignitoso ai rom che avrebbero aderito al progetto sarebbe stato chiesto il rispetto della legalità. Il comune di Catania aveva anche individuato un’area da attrezzare con luce e acqua; un intervento non troppo costoso e realizzabile in poco tempo per cui Caritas diocesana e Croce rossa potrebbero mettere a disposizione volontari e container. Quello che è mancato in questi anni è stata la volontà politica.
«Siamo stati sempre pronti a sbracciarci le maniche per dare maggiore dignità ai rom e per favorire una reale e pacifica integrazione, rispettosa delle regole- aggiunge padre Valerio -. Ma purtroppo oggi è più facile fare discorsi qualunquistici e banali».
MARIA GABRIELLA LEONARDI
(Pubblicato su AVVENIRE del 16 maggio 2008)

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