
MARIA GABRIELLA LEONARDI
AUGUSTA (SIRACUSA)
Succede il 28 di ogni mese, succederà anche stasera: nella chiesa madre di Augusta – nel corso della messa in suffragio – saranno letti i nomi di tutte le persone morte di tumore. Un lungo elenco che ne conta 500, decedute negli ultimi 20 anni, scandito partendo dai nomi dei più giovani e concluso con quelli dei più anziani. Il mese scorso – sempre il giorno 28 – sono stati letti, invece, per patologia.
A portare avanti con determinazione questa iniziativa è il parroco, don Palmiro Prisutto, che ha iniziato a celebrare queste messe mensili a febbraio. «Ci siamo accorti – racconta – che di recente il numero di morti di cancro aveva superato ogni limite. Ho fatto un appello annunciando che ogni mese avrei celebrato una messa in suffragio di coloro che erano deceduti di tumore. I parenti ci hanno segnalato i nomi dei congiunti che avevano perso. Esiste un registro dei tumori – aggiunge don Palmiro – ma non è aggiornato, né pubblico: per questo stiamo facendo un registro dei tumori parallelo. Per ogni defunto indichiamo nome, cognome, l’attività lavorativa, la patologia per cui è morto e la data del decesso. Ci siamo fermati solo ai morti di Augusta ma se estendessimo l’invito pure a Melilli e Priolo arriveremmo al triplo delle segnalazioni ». Come riferisce il sacerdote, buona parte dei nomi dell’elenco appartiene a lavoratori del petrolchimico, molte a lavoratori dell’indotto e ai residenti. Ma ci sono anche i nomi di persone che non hanno avuto niente a che fare con il petrolchimico. Il cancro ai polmoni è la prima patologia ad Augusta. L’iniziativa raccoglie adesioni ma, come conferma lo stesso sacerdote, la comunità è divisa: «Dobbiamo superare la paura del ricatto occupazionale, la gente è terrorizzata, ha paura di perdere il lavoro visto il periodo di crisi. Lavoro e salute sono due diritti che, purtroppo, qui cozzano l’uno contro l’altro. Per questo dico ai lavoratori di chiedere le condizioni per lavorare in sicurezza. Ma queste cose costano e per un’industria è più facile andare all’estero».