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domenica 23 giugno 2013

«No a esequie ecclesiastiche per i mafiosi»

ACIREALE (CATANIA). Il vescovo di Acireale, Antonino Raspanti, ha promulgato ieri un decreto con cui priva delle esequie ecclesiastiche chi è stato condannato penalmente, con sentenza definitiva, per reati di mafia, e che prima della morte non ha dato alcun segno di pentimento. Come spiega lo stesso decreto: «La privazione delle esequie ecclesiastiche comporta anche la negazione di qualsiasi Messa esequiale, (art.
1.185 del Codice di Diritto Canonico)». Tuttavia, «per questi defunti cui si negano le esequie ecclesiastiche non è esclusa la possibilità di pregare e di celebrare Messe di suffragio, se ciò non causi pubblico scandalo nei fedeli». Il decreto si inserisceall’interno di una serie di documenti e di provvedimenti dell’episcopato siciliano e che lo stesso decreto menziona. «In più occasioni la Chiesa ha definito con chiarezza cosa pensa dell’organizzazione mafiosa – spiega monsignor Raspanti –: l’appartenenza a questa organizzazione è incompatibile con il Vangelo e con l’appartenenza alla Chiesa. Ne ho tirato le conseguenze estreme su un caso: le esequie. Questa decisione non è una nostra condanna terrena, mira a salvare l’anima, è un ulteriore ultimo scuotimento per far riflettere le persone che si trovano in questa situazione. La misericordia di Dio è sempre disponibile, ma bisogna accoglierla». Il presule hapromulgato il decreto durante la presentazione di un libro, dedicato alla cultura della legalità, tenutasi nella chiesa di San Rocco ad Acireale e a cui hanno partecipato anche il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, ed il procuratore della Repubblica di Catania, Giovanni Salvi. Proprio il ministro Cancellieri, quando guidava il dicastero dell’Interno, ha sciolto per mafia il comune di Mascali, che rientra nella diocesi di Acireale. Il ministro ha elogiato il coraggio del vescovo e ha detto: «È un segno importante, in certe occasioni anche i simboli hanno un significato e un fenomeno come la mafia si combatte anche con i simboli».
Maria Gabriella Leonardi

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