Ieri mattina monsignor Antonino Raspanti ha voluto incontrare i giornalisti, in episcopio. Una scelta che si spiega con la grande attenzione che il presule attribuisce all’informazione. Tra l’altro Raspanti è assistente spirituale dell’Unione italiana degli editori cattolici e ha un profilo su Facebook, parla fluentemente inglese e francese.Viaggia spesso, ma non conosceva Acireale e la Sicilia orientale: «mi hanno detto che non conoscere prima un territorio è meglio – ha sorriso – perché si è così liberi di conoscerlo senza pregiudizi». Tra le priorità che intende darsi nella diocesi acese, un’attenzione particolare ai sacerdoti: «Non fraintendetemi – ha precisato però il nuovo vescovo di Acireale – non intendo sminuire il ruolo dei laici, ma credo che sia necessario essere padre del proprio presbiterio e questo richiede tempo. Mi devo accorgere se un sacerdote anziano è stanco o se è giovane e ha bisogno di incoraggiamento». (M.G.Leo.)
Questo blog raccoglie i miei articoli pubblicati sul quotidiano nazionale di ispirazione cattolica "Avvenire". Sono articoli in cui mi sforzo di raccontare cosa fanno tanti siciliani che si prodigano per gli altri e testimoniano tra gli uomini l'amore e la presenza di Dio. Questo blog vuole essere un omaggio e un grazie ai numerosi credenti siciliani che ho il piacere di conoscere e che con la loro testimonianza arricchiscono anche la mia vita e mi spronano ad essere migliore. MGL
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sabato 1 ottobre 2011
Raspanti: Gesù Cristo l’unico buon pastore - Avvenire
Ieri mattina monsignor Antonino Raspanti ha voluto incontrare i giornalisti, in episcopio. Una scelta che si spiega con la grande attenzione che il presule attribuisce all’informazione. Tra l’altro Raspanti è assistente spirituale dell’Unione italiana degli editori cattolici e ha un profilo su Facebook, parla fluentemente inglese e francese.Viaggia spesso, ma non conosceva Acireale e la Sicilia orientale: «mi hanno detto che non conoscere prima un territorio è meglio – ha sorriso – perché si è così liberi di conoscerlo senza pregiudizi». Tra le priorità che intende darsi nella diocesi acese, un’attenzione particolare ai sacerdoti: «Non fraintendetemi – ha precisato però il nuovo vescovo di Acireale – non intendo sminuire il ruolo dei laici, ma credo che sia necessario essere padre del proprio presbiterio e questo richiede tempo. Mi devo accorgere se un sacerdote anziano è stanco o se è giovane e ha bisogno di incoraggiamento». (M.G.Leo.)
giovedì 29 settembre 2011
Suor Maria Messina, la «ranenj» d’Africa torna a casa - Avvenire
A 36 anni, suor Maria non ci pensò due volte a partire per il Madagascar, animata dalla voglia di «fare del bene». La presenza delle suore era stata chiesta da un sacerdote per aiutare la popolazione, curare i malati, aprire delle scuole. Il viaggio durò 22 giorni e loro non conoscevano neanche la lingua. La prima casa fu costruita ad Imady. Le religiose si dedicarono alla cura dei malati e costruirono un dispensario intitolato a «Madre Schininà». Hanno aperto delle scuole per istruire bambini e, vedendo la grave mancanza di lavoro, hanno realizzato scuole professionali per adulti, per insegnare alle ragazze a cucire e ai ragazzi a lavorare il legno. La loro azione si spinge tutt’oggi sino alle campagne, con la promozione rurale per aiutare gli agricoltori a migliorare le tecniche agricole.
In 50 anni le suore si sono moltiplicate, come pure le comunità, che adesso sono undici. E fondamentale è stato il ruolo di Ranenj in questi anni, che è stata fondatrice e superiora di alcune comunità e anche delegata per tutto il Madagascar a tenere i contatti diretti con la madre generale.
A maggio tutte le comunità malgasce delle suore del Sacro Cuore hanno festeggiato insieme i 50 anni di presenza nell’isola.
Se nel 1961 furono quattro suore italiane a portare la congregazione in Madagascar, adesso sono le suore malgasce che rafforzano gli istituti italiani: ben 35 provenienti dall’isola africana operano attualmente nelle comunità del Sacro Cuore nostrane.
Ranenj, in questi giorni è in Italia, nella sua città natale, Giarre, nel Catanese. Guarda oggi la sua Sicilia, dove secondo lei ci sono «pochi giovani e molti anziani», mentre in Madagascar è il contrario. Ai suoi connazionali suor Maria chiede gesti di solidarietà verso il Madagascar, incaricando l’istituto Sacro Cuore di Giarre, in via Alfieri 19, di raccogliere offerte per l’isola malgascia, nelle certezza che, un giorno, il Madagascar ricambierà, di nuovo, la solidarietà italiana.
martedì 20 settembre 2011
Il saluto di Vigo: figlio della Chiesa di Acireale - Avvenire
ACIREALE. Dopo quasi nove anni di servizio pastorale, ieri pomeriggio il vescovo Pio Vittorio Vigo ha salutato la diocesi di Acireale, nel corso di una celebrazione eucaristica in Cattedrale. Un saluto coinciso con il 53° anniversario dell’ordinazione sacerdotale del presule che nell’omelia ha ricordato come nella «nella prima lettera inviata a questa diocesi, il 15 ottobre 2002», avesse «scritto da Monreale: 'Sono partito da figlio' della Chiesa di Acireale; adesso ritorno da 'padre'. Ora, finito il mandato di guida pastorale della diocesi, per raggiunti limiti di età, essendo nato ad Acireale e avendo la casa paterna in questa città, ritornerò a essere 'figlio' e non più 'padre'; anche se rimarrà quel legame spirituale di paternità, acquisito per la trasmissione dellagrazia sacramentale e per la serena amicizia, maturata in questi anni di cammino insieme». Dopo aver ricordato la strada fatta e le scelte pastorali,Vigo, visibilmente commosso e più volte interrotto dagli applausi ha dedicato un pensiero al suo successore Antonino Raspanti. «Amate il vescovo che viene come avete amato me – ha detto –. Prestate a lui quella devota obbedienza che permetterà a lui di guidarvi con saggezza e serenità e a voi di crescere nell’amore di Dio, con gioia e speranza». Il vicario generale della diocesi monsignor Rosario Di Bella nel ringraziare Vigo ha sottolineato come chi l’abbia incontrato «anche per poco, anche per una stretta di mano» sia «rimasto conquistato dalla sua semplicità di cuore, dalla sua evidentecordialità e signorilità» continuando «a coltivare la gradevole e gratificante sensazione di un rapporto, non solo di conoscenza, ma di amicizia». In rappresentanza delle religiose della diocesi, suor Maria Verzì, ha sottolineato «la qualità pastorale» della proposta di Vigo «che ci ha invitato a vivere e a sognare una Chiesa sul modello del Concilio: appassionata alla causa del Signore Gesù, autenticamente missionaria». Dal canto suo parlando a nome del mondo laicale il presidente dell’Azione cattolica diocesana, Ninni Salerno ha definito monsignor Vigo «un vescovo che ha incarnato il Concilio Vaticano II.
Grazie – ha aggiunto –, perché ci ha dato la possibilità di esperire la corresponsabilità dentro la Chiesa».
Maria Gabriella Leonardi
Catholica, 21 settembre 2011
domenica 18 settembre 2011
Missionari bocconisti, oggi a Giarre Bertolone ordina un nuovo sacerdote - Avvenire
giovedì 1 settembre 2011
Acireale Da oggi a domenica diocesi a convegno per riflettere su divorzio e convivenza - Avvenire
«Le situazioni sempre più frequenti di separazione, di divorzio e di convivenza della coppia interpellano la Chiesa diocesana». Si intitola così il convegno estivo dell’Ufficio pastorale diocesano della famiglia della diocesi di Acireale, in programma dal oggi a domenica 4 alla casa Odar di Algerazzi, nel comune di Milo. «Da un po’ di anni ci occupiamo del problema educativo, dell’amore nella coppia e dell’educazione dei figli», afferma Maria Scapellato responsabile, insieme con il marito Giorgio, dell’Ufficio famiglia. «Viviamo problematiche esplose anche nel nostro territorio – aggiunge –; per questo, nella tavola rotonda in programma oggi, vogliamo capire come le persone che vivono queste situazioni si rapportano con la Chiesa e se noi, come Chiesa, riusciamoa cogliere questo disagio». La tavola rotonda prevede l’intervento di un parroco per ogni vicariato e di un rappresentante dei vari uffici pastorali. «L’intento principale del confronto – spiega ancora Scapellato – è quello di lavorare insieme».
Durante la tre giorni aiuterà la riflessione don Antonio Domenico Santoro, della Congregazione dei Missionari oblati di Maria Immacolata, fondatore dell’Oasi Cana onlus e dei Missionari della famiglia. Domani, alle ore 10, don Santoro terrà una riflessione su 'Famiglie in situazioni difficili o irregolari'. Alle 12, seguirà la Messa presieduta dal vescovo di Acireale, monsignor Pio Vittorio Vigo. Domenica, don Santoro tratterà il tema 'Ipotesi di un percorso pastorale in diocesi sui temi trattati'.
Maria Gabriella Leonardi
E'Famiglia
2 settembre 2011
domenica 7 agosto 2011
Catania Niente mensa? «Si fa da soli»
A Catania i poveri aiutano i poveri. È il senso di quanto sta accadendo nel capoluogo etneo dove in questo mese sono i senza dimora a preparare i pasti per la mensa dei poveri. L’iniziativa prende le mosse da un grave problema: l’unica mensa della città attiva ad agosto, quella della Casa Dono di Gioia della suore Missionarie della Carità, è stata chiusa per tutto il mese a causa di un atto di violenza accaduto nello spazio prospiciente. In contemporanea è chiusa, per la pausa estiva, anche la mensa della Caritas diocesana, allestita presso l’Help Center. Le due mense insieme assicurano, ogni giorno, un pasto a centinaia di persone che, con questa duplice chiusura, rischiavano di vivere un mese di ulteriori pene.
A ovviare a questa grave difficoltà sono intervenute le persone senza dimora, ospiti della Locanda del Samaritano, la casa di accoglienza H24 della Caritas diocesana di Catania. Gli ospiti della Locanda, infatti, si sono riuniti e hanno deciso insieme di mettersi a disposizione per attivare il servizio di mensa della Caritas diocesana di Catania. Da lunedì 8 agosto, quindi, alle ore 17, nei locali dell’Help Center, sito nei pressi della stazione di Catania, sono accolti tutti quanto avranno bisogno di un pasto. È una mensa per i poveri gestita da poveri con mezzi umili e con un menu essenziale «È vero: i poveri aiutano i poveri – dichiarano non senza emozione dalla Caritas di Catania –. Questo è uno degli splendidi risultati dell’accoglienza delle persone 'scartate' che riscoprono il valore della vita, del donarsi, della fraternità e dell’amore gratuito ».Per non restare esclusi da questa esperienza di vera solidarietà chiunque può donare del cibo recandosi alla Locanda del Samaritano, in via Monte Vergine, 3 angolo via Santa Maddalena 17, dove avverrà parte della preparazione dei pasti.
martedì 2 agosto 2011
Caltagirone, apre la casa per i parenti dei detenuti - Avvenire
Rudere ristrutturato dalla diocesi accoglie chi va al colloquio
DA CALTAGIRONE
MARIA GABRIELLA LEONARDI
N on dovranno più rimanere ore e ore chiusi in macchina, in aperta campagna, sotto il solleone o sotto l’acqua torrenziale, in attesa che si aprano le porte del carcere per essere ammessi al colloquio con il familiare detenuto. Da oggi possono contare sull’ospitalità della casa d’accoglienza voluta dalla diocesi per rendere più accettabile l’attesa dei parenti che vengono da lontano. Inaugurata ieri dal vescovo Calogero Peri, alla presenza di numerose autorità civili e militari, la struttura è già pienamente operativa ed è la prima del genere in Sicilia. L’idea di realizzare questa palazzina risale a quattro anni fa, quando fu deciso di trovare un modo per alleviare attesa e fatiche ai tanti familiari ammassati davanti alla casa circondariale, una delle più grandidella zona, che si trova in contrada Noce, in un’area disabitata tra Caltagirone - che dista sei chilometri ed è la città più vicina - e Niscemi.
Individuato un vecchio rudere non lontano dall’istituto di pena, la diocesi, grazie anche all’impegnodel direttore della Caritas, don Nuccio Caniglia, decise di ristrutturarlo utilizzando le offerte raccolte nelle parrocchie durante le celebrazioni del Giovedì Santo.
Anche una quota dell’8 per mille èstata destinata a questo progetto cui ha contribuito la Provincia di Catania.
I lavori sono durati circa tre anni.
La struttura ha cinque stanze doppie, per un totale di dieci posti letto, poi ci sono la cucina e i servizi in comune. Per volontà del vescovo Peri, a gestirla saranno le suore dell’Annunciazione ma, proprio al fine di creare un’atmosfera il più familiare possibile, agli ospiti sarà data la possibilità di utilizzare la cucina e prepararsi da mangiare.
Finalità del progetto è anche quella di dare una testimonianza di amore oblativo e perciò i parenti dei detenuti potranno usufruire della casa d’accoglienza, frutto della generosità di tutta la Chiesa calatina, del tutto gratuitamente.
Per gli ospiti sarà anche un’opportunità di condivisione, ma avranno soprattutto la garanzia di poter aspettare il momento del colloquio in modo più umano e decoroso.
Il progetto, unico in
Sicilia, serve ad alleviare l’attesa dei familiari che abitano lontano e passano ore in auto in aperta campagna. Dieci i posti letto. E gratuiti