In Madagascar la chiamano tutti Ranenj, che vuol dire «mamma» con una connotazione di affetto mista a riverenza. Lei, suor Maria Messina, 86 anni, religiosa delle suore del Sacro Cuore della Beata Maria Schininà di Ragusa è la Ranenj perché è una delle prime quattro suore della congregazione che, 50 anni fa, partirono missionarie per il Madagascar. Laureata in lettere moderne, nella sua famiglia su sette figli tre sono diventate suore e uno sacerdote. «È stato merito dei miei genitori – dice – specie di mia mamma, esempio vivente di carità».
A 36 anni, suor Maria non ci pensò due volte a partire per il Madagascar, animata dalla voglia di «fare del bene». La presenza delle suore era stata chiesta da un sacerdote per aiutare la popolazione, curare i malati, aprire delle scuole. Il viaggio durò 22 giorni e loro non conoscevano neanche la lingua. La prima casa fu costruita ad Imady. Le religiose si dedicarono alla cura dei malati e costruirono un dispensario intitolato a «Madre Schininà». Hanno aperto delle scuole per istruire bambini e, vedendo la grave mancanza di lavoro, hanno realizzato scuole professionali per adulti, per insegnare alle ragazze a cucire e ai ragazzi a lavorare il legno. La loro azione si spinge tutt’oggi sino alle campagne, con la promozione rurale per aiutare gli agricoltori a migliorare le tecniche agricole.
In 50 anni le suore si sono moltiplicate, come pure le comunità, che adesso sono undici. E fondamentale è stato il ruolo di Ranenj in questi anni, che è stata fondatrice e superiora di alcune comunità e anche delegata per tutto il Madagascar a tenere i contatti diretti con la madre generale.
A maggio tutte le comunità malgasce delle suore del Sacro Cuore hanno festeggiato insieme i 50 anni di presenza nell’isola.
Se nel 1961 furono quattro suore italiane a portare la congregazione in Madagascar, adesso sono le suore malgasce che rafforzano gli istituti italiani: ben 35 provenienti dall’isola africana operano attualmente nelle comunità del Sacro Cuore nostrane.
Ranenj, in questi giorni è in Italia, nella sua città natale, Giarre, nel Catanese. Guarda oggi la sua Sicilia, dove secondo lei ci sono «pochi giovani e molti anziani», mentre in Madagascar è il contrario. Ai suoi connazionali suor Maria chiede gesti di solidarietà verso il Madagascar, incaricando l’istituto Sacro Cuore di Giarre, in via Alfieri 19, di raccogliere offerte per l’isola malgascia, nelle certezza che, un giorno, il Madagascar ricambierà, di nuovo, la solidarietà italiana.
A 36 anni, suor Maria non ci pensò due volte a partire per il Madagascar, animata dalla voglia di «fare del bene». La presenza delle suore era stata chiesta da un sacerdote per aiutare la popolazione, curare i malati, aprire delle scuole. Il viaggio durò 22 giorni e loro non conoscevano neanche la lingua. La prima casa fu costruita ad Imady. Le religiose si dedicarono alla cura dei malati e costruirono un dispensario intitolato a «Madre Schininà». Hanno aperto delle scuole per istruire bambini e, vedendo la grave mancanza di lavoro, hanno realizzato scuole professionali per adulti, per insegnare alle ragazze a cucire e ai ragazzi a lavorare il legno. La loro azione si spinge tutt’oggi sino alle campagne, con la promozione rurale per aiutare gli agricoltori a migliorare le tecniche agricole.
In 50 anni le suore si sono moltiplicate, come pure le comunità, che adesso sono undici. E fondamentale è stato il ruolo di Ranenj in questi anni, che è stata fondatrice e superiora di alcune comunità e anche delegata per tutto il Madagascar a tenere i contatti diretti con la madre generale.
A maggio tutte le comunità malgasce delle suore del Sacro Cuore hanno festeggiato insieme i 50 anni di presenza nell’isola.
Se nel 1961 furono quattro suore italiane a portare la congregazione in Madagascar, adesso sono le suore malgasce che rafforzano gli istituti italiani: ben 35 provenienti dall’isola africana operano attualmente nelle comunità del Sacro Cuore nostrane.
Ranenj, in questi giorni è in Italia, nella sua città natale, Giarre, nel Catanese. Guarda oggi la sua Sicilia, dove secondo lei ci sono «pochi giovani e molti anziani», mentre in Madagascar è il contrario. Ai suoi connazionali suor Maria chiede gesti di solidarietà verso il Madagascar, incaricando l’istituto Sacro Cuore di Giarre, in via Alfieri 19, di raccogliere offerte per l’isola malgascia, nelle certezza che, un giorno, il Madagascar ricambierà, di nuovo, la solidarietà italiana.
Maria Gabriella Leonardi
Catholica
30 settembre 2011
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