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giovedì 25 ottobre 2018

Uno «sportello» per le maternità più difficili

Sabato a Giarre, nel Catanese, sarà inaugurato uno sportello di accoglienza per le maternità difficili promosso dalla Fondazione «Il Cuore in una Goccia onlus». Si tratta di una realtà che fa parte della rete di accoglienza per questo genere di maternità finalizzata a creare punti di riferimento su tutto il territorio nazionale per mamme e famiglie bisognose di sostegno.
La Fondazione si propone di mettersi accanto alle donne, ai bambini e alle famiglie che si trovano ad affrontare diagnosi prenatali di gravi patologie e malformazioni, spesso incompatibili con la vita extrauterina offrendo un supporto medico, psicologico, affettivo e spirituale e l’accompagnamento in questo difficile percorso.
Lo sportello costituisce l’anello di congiunzione tra il territorio, la Fondazione e l’hospice perinatale che troverà la sua sede presso il Centro di aiuto alla vita «Charlie Gard» di Giarre, nei locali della parrocchia di Gesù Lavoratore.«Il Centro – spiega il presidente del Cav giarrese Cesare Scuderi – si è proposto con i suoi ginecologi volontari per accogliere uno sportello di accoglienza per la Sicilia orientale. I ginecologi della nostra associazione potranno entrare in contatto con tutte le mamme del territorio che vengono indirizzate da noi nel caso di questepatologie».Il Centro di aiuto alla Vita di Giarre è stato pioniere di numerose battaglie per la vita, come l’attivazione nei locali della parrocchia di una culla per la vita dove nel 2015, durante il periodo pasquale, fu lasciato un neonato.
Sabato all’Istituto Sacro Cuore di Giarre si terrà un convegno informativo. Dopo i saluti del presidente del Cav e del presidente di Scienza & Vita di Giarre-Riposto, Salvo Mauro, interverrà Giuseppe Noia, direttore dell’hospice perinatale «Santa Madre Teresa di Calcutta» al Policlinico Gemelli di Roma nonché presidente della Fondazione «Il Cuore in una goccia». In programma anche l’intervento di Paolo Scollo, direttore del Dipartimento materno infantile dell’Ospedale Cannizzaro di Catania.
«Il Cav – aggiunge il presidente Scuderi – sta promuovendo insieme al professor Scollo la possibilità di aprire un hospice prenatale al 'Cannizzaro'. Come Centro aiuto alla Vita lo chiederemo ufficialmente, occupandoci anche di far conoscere questa realtà nel territorio».
Maria Gabriella Leonardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA

domenica 14 ottobre 2018

Impegno in Rete per salvare Luca

In provincia di Catania è in corso una straordinaria gara di solidarietà per aiutare Luca Cardillo, un ragazzo di 23 anni di Giarre, affetto ad una gamba da un osteosarcoma, un raro tumore maligno. Luca ha scoperto questo tumore l'anno scorso e da allora si è sottoposto a numerose visite e terapie in vari centri sperimentali italiani. Ma non esistono cure per questo tumore. Su Internet scopre il caso di un altro ragazzo calabrese con un tumore simile curato in America e decide di tentare la stessa strada. Ma le cure si aggirano intorno al mezzo milione di euro. Lidia, la sorella, fa conoscere la storia di Luca e apre una raccolta fondi su www.gofundme.com intitolata "Aiutiamo mio fratello a salvarsi!" (accesso diretto: https://www.gofundme.com/mvc.php?route=homepage_norma/search&term=Aiutiamo%20mio%20fratello%20a%20salvarsi!). Le scuole della zona iniziano a raccogliere fondi per lui, si organizzano cene di beneficenza, nelle chiese si prega per Luca, sabato e domenica la Cri sarà nelle piazze di Giarre e dintorni. 
La mobilitazione arriva a coinvolgere anche vip: Tiziano Ferro su Facebook e Fiorello su Twitter hanno lanciato appelli per Luca. Frattanto viene spedita la cartella clinica di Luca al Columbia University di New York che, in questi giorni, ha detto alla famiglia di avere accettato di prendere in cura Luca. La prossima settimana il giovane partirà insieme ai genitori. I segni della chemioterapia sono evidenti, ma la forza d'animo di Luca è eccezionale e l'affetto che sta suscitando lo incoraggiano. 
MGL

venerdì 28 settembre 2018

«Nei giornali delle diocesi la forza del volontariato»

Dopo 30 anni è tornato ad Acireale il seminario nazionale organizzato da Federazione italiana settimanali cattolici con Ucsi e Aimc Sicilia su «Etica, verità e buone notizie al servizio dell’ambiente». Un ritorno nel 60° del periodico cattolico acese LaVoce dell’Joniodiretto da Giuseppe Vecchio – a lungo firma di Avvenire – dell’Ufficio per la pastorale della cultura della diocesi di Acireale diretto da Mario Agostino. Tra gli interventi anche quello del governatore della Sicilia Nello Musumeci sulla gestione dei rifiuti.
«Di fronte alla crisi che attraversa tutta la stampa – commenta Vecchio – noi dellaVoce dell’Jonio abbiamo quella forza interiore che ci spinge ad andare avanti anche se siamo stati tante volte sul punto di fermarci». Secondo Vecchio andrebbe valorizzato e riconosciuto il volontariato culturale nei giornali così come accade in altri settori. «Le nostre testate risentono meno della crisi perché vivono anche di volontariato – spiega don Adriano Bianchi, presidente nazionale Fisc –. Sul versante ecclesiale il tema più rilevante è il coinvolgimento delle diocesi, che non sempre sono ancora disposte a investire ». Oltre ai problemi, sono tante le esperienze di vivacità della stampa cattolica che danno speranza. Come nella diocesi di Ascoli Piceno con l’attività integrata di radio, giornale e sala della comunità, mentre le diocesi di Pesaro, Fano e Urbino sono da tempo unite da un unico giornale e Imola ha digitalizzato l’archivio storico del proprio periodico. Vincenti in questi casi si stanno mostrando l’integrazione tra i diversi media ecclesiali e il legame forte con il territorio.
MARIA GABRIELLA LEONARDI

martedì 4 settembre 2018

La città rigenerata con gli orti sociali

Prende il via a Gela il primo orto sociale condiviso della città; un progetto voluto dalla Diocesi di Piazza Armerina e dall’Opera nazionale per il Mezzogiorno d’Italia. L’iniziativa ha permesso la bonifica di lotti di terreno inutilizzati nel quartiere di Caposoprano e di realizzare una rigenerazione urbana ma, soprattutto, ha permesso di creare circa 80 orti che potranno essere adottati dalle famiglie attraverso un contributo mensile, per portare a tavola verdure o ortaggi di stagione coltivati in modo naturale. Coordinamento, bonifica e organizzazione dell’orto sono stati curati dall’azienda 'L’Ortolano'. Partner dell’iniziativa anche Adi Sicilia, il progetto Le Ginestre, la rete di Cantieregela ed il MoVI Gela.
Gli orti urbani di Gela hanno una forma innovativa rispetto ad altre esperienze. Qui, infatti, sarà presente un contadino a curare tutti gli orti. Coloro che vorranno cimentarsi a diventare contadini urbani lo potranno comunque fare, aiutati dal contadino. La famiglia potrà, quindi, lavorare il proprio orto nel tempo libero ma se non ne dovesse avere il tempo ci penserà il contadino. Ogni orto avrà un numero identificativo con un cartello e soprattutto sarà un orto non solo sociale ma anche social perché i tempi di maturazione e le attività saranno comunicate anche attraverso la pagina Facebook www.facebook.com/osogela e le famiglie saranno avvisate via whatsapp se i loro ortaggi possono essere raccolti. Alcune derrate di raccolto saranno messe a disposizione della Caritas.
MGL

giovedì 23 agosto 2018

Gela, anche i bambini a scuola di archeologia

'Ghelas Children', una scuola di archeologia per l’infanzia è la proposta di innovazione pedagogica portata avanti da una scuola cattolica fondata a Gela (Caltanissetta) dall’Opera nazionale per il Mezzogiorno d’Italia, ente fondato da padre Giovanni Minozzi e padre Giovanni Semeria. Da qualche mese, la Diocesi di Piazza Armerina, guidata dal vescovo monsignor Rosario Gisana, ha siglato un protocollo d’intesa con la famiglia dei discepoli dell’Opera per rilanciare la scuola. Così un gruppo di professionisti, laici e sacerdoti, hanno trasformato l’istituto, realizzando un vero polo educativo. Nel giro di pochissimi mesi, coinvolgendo il territorio, le iscrizioni della scuola sono raddoppiate.
In questo contesto nasce la prima scuola di archeologia per bambini. Un progetto che mira a divulgare tra i bambini di Gela l’amore per l’archeologia e la ricerca; e in questo ambito la città di Gela è un vero e proprio laboratorio all’aperto.
Il progetto 'Ghelas Children', pensato sia per la scuola infanzia che per la scuola primaria, sarà articolato in atelier per consentire ai bambini di conoscere gli strumenti che consentono agli archeologi di interpretare i segni che la storia ha lasciato sul territorio. Negli spazi della scuola sarà allestito uno scavo e i bambini potranno cimentarsi nella ricerca dei tesori. Inoltre, i laboratori consentiranno ai bambini di conoscere alcune tecniche di produzione di vasi del mondo antico e di acquisire nuove conoscenze divertendosi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

giovedì 16 agosto 2018

Caltagirone. Reliquia di don Puglisi in dono al Santuario

L a figura di don Pino Puglisi caratterizzerà quest’anno la solennità di Maria Santissima del Ponte a Caltagirone. Oggi alle 19.30 la Messa sarà presieduta dall’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che donerà al Santuario una reliquia “ex corpore” del beato Puglisi nel 25° anniversario del martirio. Seguirà la processione che si snoderà alle 21 per le vie del centro. In piazza Municipio sarà rinnovato l’affi-damento alla Madonna della città e della diocesi. Sarà illuminata l’artistica scala Santa Maria del Monte su disegno originale di Antonio Navanzino, anche nel richiamo del martirio di don Pino. «Nel cuore della Chiesa – dice il vescovo Calogero Peri – la fede della Vergine Santissima è luce che illumina ogni esperienza cristiana. La sua intima partecipazione al mistero salvifico del Cristo è la via più significativa e l’icona più eloquente per chi vuole mettersi alla sequela del Signore Gesù, che, avendo dato tutto se stesso fino alla morte, chiede ai suoi discepoli la testimonianza della vita, che nella sua accezione più alta e coerente è il senso pieno della vocazione cristiana. In questa prospettiva il dono della reliquia di don Puglisi acquista un valore di straordinaria importanza». Duratura la devozione dei calatini alla Madonna del Ponte: era l’alba del 15 agosto 1572 quando la Vergine invitò alla conversione i fedeli, mostrando il suo volto nelle acque sorgive del sacro fonte, nel quartiere popolare che oggi ne porta il nome. «Anche quest’anno – commenta don Francesco Di Stefano, rettore e parroco del Santuario di Maria SS. del Ponte – nel ricordare l’apparizione della Madonna vogliamo fare nostro il messaggio di conversione e di misericordia che dopo 446 anni rimane attuale».
Maria Gabriella Leonardi

giovedì 26 luglio 2018

Acireale. «Appartenere a Cristo non allontana dagli uomini»

Nella festa patronale di santa Venera, vergine e martire, l’invito a mettersi al servizio del territorio, col lavoro, attraverso l’impegno civile e sociale
A cireale si è stretta attorno a santa Venera, patrona della città e della diocesi, nel giorno in cui si ricorda il suo martirio, avvenuto per decapitazione. La tradizione racconta che Venera, nata nei pressi di Acireale il Venerdì Santo dell’anno 100, da adulta si consacrò a Dio dedicandosi all’attività missionaria. Più volte torturata perché rinunciasse a Cristo, prima di essere decapitata, ottenne da Dio che chiunque si fosse rivolto a lei con fede avrebbe ottenuto la liberazione dalle angosce. Ieri, nella Cattedrale acese è stata celebrata una Messa solenne presieduta dal vescovo di Caltagirone, Calogero Peri. Al suo fianco il vescovo di Acireale e vice presidente della Cei, Antonino Raspanti, il cardinale Paolo Romeo (arcivescovo emerito di Palermo), i vescovi emeriti Paolo Urso e Giuseppe Malandrino. Accorata l’omelia di Peri. «II santi ci permettono di verificare la nostra relazione con Dio – ha detto il vescovo di Caltagirone –. Santa Venera non ha perso la vita, l’ha guadagnata su un altro piano: se hai trovato qualcuno per cui vivere e morire hai trovato il segreto della vita». Alla celebrazione erano presenti le autorità civili e mi-litari, la Reale Cappella e il Circolo di santa Venera. «Venera – ha sottolineato Raspanti – fu vergine e martire, condizioni entrambe frutto dell’amore. La verginità perché ha sentito di appartenere totalmente a Gesù, scelta che non l’ha però estraniata dal mondo: ricordiamo, appunto, le opere di carità con cui si è spesa per il popolo. Perché appartenere totalmente a Cristo non allontana dagli uomini e questo vale ancora per tutte le comunità cristiane e, per noi ad Acireale, significa un maggiore impegno verso il territorio dove dobbiamo dimostrare concretamente, con il nostro lavoro, con l’impegno civile e sociale, la volontà di dare un contributo positivo alla nostra città».
Maria Gabriella Leonardi