CALTANISSETTA Il Sole24Ore, nella sua ultima indagine, l’ha confinata all’ultimo posto tra le province italiane per vivibilità. Ma si sta davvero così male nella provincia di Caltanissetta? «L’analisi del “Sole 24Ore” è veritiera: Caltanissetta è una provincia che da sempre è il meridione del meridione. Ma i dati dell'indagine misurano la condizione dal punto di vista occupazionale, economico… ma non dal punto di vista umano. In questo ambito Caltanissetta e provincia hanno compiuto grossi passi». Lo afferma il dott.Piero Cavalieri, dirigente psicologo presso la locale Asl n.2, nonché docente presso la Lumsa di Caltanissetta. Secondo Cavalieri occorre innanzitutto distinguere tra la realtà specifica di Caltanissetta con la realtà dell’hinterland: in provincia alcuni centri versano in uno stato di abbandono mentre in città non si sta così male. Il 2008 si è chiuso con un omicidio di mafia, a San Cataldo. Tuttavia «E’ in questi ultimi anni – afferma Cavaleri – che a Caltanissetta si parla di cultura della legalità: a Gela, il Sindaco Rosario Crocetta è notoriamente antimafia, a Caltanissetta con il presidente della camera di commercio, Marco Venturi, e con il presidente degli industriali, Antonello Montante, è partito un movimento contro la mafia nell’ambito del commercio e della produzione. Legambiente, da alcuni anni, porta Caltanissetta ai primi posti per quanto riguarda la sensibilità dell’amministrazione locale per i problemi dell’infanzia. Sia a Caltanissetta che a Gela non c’è mai c’è stato un fervore nel volontariato come negli ultimi anni. Crescono le iniziative di tipo culturale, grazie anche al teatro che sta lavorando a pieno regime. Ci sono piccole imprese che chiudono, ma nasce la voglia di fare impresa. Ci manca una classe politica all’altezza della situazione, tuttavia nella provincia la Chiesa è presente con esperienze come “Casa Rosetta” e con due diocesi nell’ambito della provincia (Caltanissetta e Piazza Armerina) vivaci e sensibili alle problematiche sociali».
Proprio dalla sensibilità della chiesa nissena ai problemi concreti delle persone è nato un progetto di microcredito, denominato “Mai soli” che, al momento, è l’unico del genere in Sicilia. Grazie a “Mai soli”, vengono erogati piccoli prestiti, fino ad un massimo di 2.500 euro, a singole persone o famiglie che non possono accedere al credito bancario, ma che, comunque, direttamente o indirettamente, hanno un reddito e che si trovano in uno specifico bisogno sociale, legale, sanitario. Ciò che distingue questa iniziativa dalle comuni finanziarie, è che i piccoli presti dovranno essere restituiti senza interessi. In poco tempo lo Sportello di Ascolto della Caritas di Caltanissetta ha ricevuto e istruito circa 100 domande. Di queste, quindici hanno già ricevuto il prestito; un’altra decina è in corso di deliberazione; una quarantina sono state bocciate per motivi vari (mancanza di garante o requisiti, individuazione di soluzioni alternative), altre non hanno dato seguito ai primi colloqui; le rimanenti sono in corso di istruzione. Numerose solo le richieste di prestiti per piccole ristrutturazioni delle abitazioni ed estremamente ricorrente l’intervento per debiti pregressi nei confronti di finanziarie.
“Mai soli” è stato varato lo scorso settembre, attuando un protocollo d’intesa fra Comune e Caritas diocesana di Caltanissetta e, in seguito, tra Caritas diocesana e BCC “San Giuseppe” di Mussomeli. Il Comune di Caltanissetta ha messo a disposizione 40mila euro, per i soli cittadini di Caltanissetta, per istituire un fondo di garanzia e di intervento con c/c presso la Banca di credito cooperativo “San Michele” che ha aderito all’iniziativa, e per concorrere alle spese di funzionamento degli sportelli-ascolto. La Caritas, invece, ha stanziato un proprio fondo per tutti i cittadini della Diocesi. A dicembre, malgrado la crisi che imperversa, la Banca di credito Cooperativo "San Giuseppe" di Mussomeli, a seguito della vista pastorale del Vescovo di Caltanissetta, monsignor Mario Russotto, ha donato al progetto di microcredito 250.000 euro.
L’erogazione dei prestiti avviene dopo l’istruttoria degli operatori dello sportello di ascolto, la dott. Valentina Riso (pedagogista), la dott. Valentina Corrado (assistente sociale) e il dott. Tino Russo, esperto in microcredito. Non rientrano nel progetto elargizioni periodiche o saltuarie, oppure forme di aiuto generico e di sostentamento.
Questo progetto, come tante altre iniziative, è nato grazie all’impulso dato alla Diocesi dal Vescovo Mario Russotto con la sua lettera pastorale del 2005, intitolata “Il tuo tempo per i poveri”. Da allora la Diocesi, seguendo le indicazioni del presule, ha messo in campo numerose iniziative a favore di chi si trova in stato di bisogno.
Maria Gabriella Leonardi
(Pubblicato su Avvenire del 4 gennaio)
Questo blog raccoglie i miei articoli pubblicati sul quotidiano nazionale di ispirazione cattolica "Avvenire". Sono articoli in cui mi sforzo di raccontare cosa fanno tanti siciliani che si prodigano per gli altri e testimoniano tra gli uomini l'amore e la presenza di Dio. Questo blog vuole essere un omaggio e un grazie ai numerosi credenti siciliani che ho il piacere di conoscere e che con la loro testimonianza arricchiscono anche la mia vita e mi spronano ad essere migliore. MGL
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domenica 11 gennaio 2009
I motivi di speranza
Caltanissetta sarà pure fanalino di coda nell’indagine del Sole24Ore, ma in tema di solidarietà non ha nulla da invidiare alle altre città. Ed è il suo Vescovo, monsignor Mario Russotto, che snocciola un lungo elenco di azioni concrete, oltre il progetto “Mai Soli”, che la chiesa locale ha attuato per rispondere alle esigenze dei poveri. «Nel 2005 – racconta il presule - ho invitato tutte le persone ad adottare un povero e a dedicargli del tempo. Adesso, in diocesi, ci sono circa 1500 volontari della carità che settimanalmente dedicano del tempo ai poveri. Coppie di sposi hanno adottato delle “famiglie in crisi”: non ci sono solo le povertà materiali da curare, ma anche quelle morali. E ci sono anche giovani che hanno adottato altri giovani alcolizzati o drogati.
«Nelle parrocchie di Caltanissetta sta partendo il volontariato vincenziano che prevede l’aiuto a domicilio ai poveri. Abbiamo adottato circa 52 famiglie: le parrocchie provvedono a pagare le bollette ma anche al cibo e pure a un piccolo assegno mensile.
«Abbiamo da tre anni avviato il progetto “La città dei ragazzi”. Seguiamo 62 ragazzini, li andiamo a prendere a casa e li portiamo nelle “Città dei ragazzi”, ne abbiamo due; qui fanno i compiti, laboratori, teatro, educazione alla legalità…
«D’intesa con una clinica di Palermo che esegue radioterapia e chemioterapia, abbiamo avuto approvato dalla Regione Siciliana un progetto e abbiamo ottenuto due pulmini. Due volte la settimana i nostri volontari accompagnano gli ammalati di tumore in questa clinica a eseguire queste terapie che non possono essere eseguite a Caltanissetta
«Un’altra esperienza molto consolidata è la “Cittadella della Carità” dove operano circa 120 persone tra medici, assistenti sociali, psicologi e avvocati: ogni settimana dedicano due o tre ore a visitare i poveri o a dare loro assistenza gratuitamente. Con alcuni medici, a ottobre, siamo anche andati in Albania. Sono state visitate circa 250 persone che non avevano mai visto un medico nella loro vita».
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su Avvenire del 4 gennaio 2009)
«Nelle parrocchie di Caltanissetta sta partendo il volontariato vincenziano che prevede l’aiuto a domicilio ai poveri. Abbiamo adottato circa 52 famiglie: le parrocchie provvedono a pagare le bollette ma anche al cibo e pure a un piccolo assegno mensile.
«Abbiamo da tre anni avviato il progetto “La città dei ragazzi”. Seguiamo 62 ragazzini, li andiamo a prendere a casa e li portiamo nelle “Città dei ragazzi”, ne abbiamo due; qui fanno i compiti, laboratori, teatro, educazione alla legalità…
«D’intesa con una clinica di Palermo che esegue radioterapia e chemioterapia, abbiamo avuto approvato dalla Regione Siciliana un progetto e abbiamo ottenuto due pulmini. Due volte la settimana i nostri volontari accompagnano gli ammalati di tumore in questa clinica a eseguire queste terapie che non possono essere eseguite a Caltanissetta
«Un’altra esperienza molto consolidata è la “Cittadella della Carità” dove operano circa 120 persone tra medici, assistenti sociali, psicologi e avvocati: ogni settimana dedicano due o tre ore a visitare i poveri o a dare loro assistenza gratuitamente. Con alcuni medici, a ottobre, siamo anche andati in Albania. Sono state visitate circa 250 persone che non avevano mai visto un medico nella loro vita».
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su Avvenire del 4 gennaio 2009)
martedì 30 dicembre 2008
L'anniversario del Terremoto di Messina
Sono ancora aperte, dopo cento anni, le ferite provocate a Messina dal terribile terremoto che la rase al suolo nel 1908. A distanza di un secolo, infatti, 20mila persone vivono ancora nelle baracche realizzate subito dopo il sisma per dare un tetto a chi aveva perso tutto. Secondo la stima di Legambiente sono 3336 le baracche dislocate nei quartieri di Fondo Fucile, Giostra, Camaro, Annunziata Alta, Valle degli Angeli... Qui le persone vivono in condizioni precarie, tra fogne a cielo aperto, e pareti di cartongesso segnate dalle crepe. Vi vanno a vivere anche extracomunitari e rom, col rischio di guerre tra poveri. Nei giorni scorsi, il portavoce nazionale dell’Italia dei Valori, Leoluca Orlando, il sen. Fabio Giambrone e l’on.Domenico Scilipoti hanno presentato alle due Camere un’interrogazione sui cent’anni delle baracche di Messina. - «È davvero inconcepibile – ha affermato l’on. Domenico Scilipoti - che dopo tanto tempo la gente viva ancora in condizioni di estremo disagio e pericolo per la salute con i ratti che scorrazzano fra le baracche con i tetti in amianto. Per questo abbiamo presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno e al dipartimento della Protezione civile presso la presidenza del Consiglio dei Ministri». Nel suo messaggio alla città per il Natale, l’Arcivescovo di Messina-Lipari-S.Lucia del Mela, monsignor Calogero La Piana, ha con forza dichiarato: «La memoria centenaria del tragico evento del 1908 avviene in un momento difficile. In città e provincia viviamo il dramma della precarietà, della incertezza e della stessa perdita del lavoro. Troppe le famiglia che faticano a vivere dignitosamente. Cresce il numero dei poveri. E sono ancora in tanti ad attendere un tetto sicuro dove ripararsi dal freddo e dalla pioggia, dal vento e dalla “nudità”. Con i disagi e i danni provocati dalle alluvioni, continua a piovere sul bagnato. Unisco il mio grido con coloro che invocano assistenza e chiedono di non essere abbandonati da chi ha il dovere di intervenire. Esprimo piena solidarietà auspicando risposte concrete dalle Istituzioni preposte a garantire i diritti degli uomini e a farsi carico dei poveri e degli emarginati». Da giorni sono in corso le celebrazioni per ricordare l’anniversario del terremoto. Oggi, sabato 27, alle ore 13, lungo la via Garibaldi è previsto l’arrivo delle colonne mobili di protezione civile dei Comuni e delle Province della Sicilia con schieramento di mezzi, ed alle 17.30, alla cittadella fieristica, si svolgerà un incontro istituzionale la partecipazione di numerose autorità. Alle 18, nella chiesa di Montevergine, l’arcivescovo emerito, Giovanni Marra, celebrerà una liturgia in suffragio delle vittime del terremoto, che sarà accompagnata dal Memorial Concert e da un Recital di letture e testimonianze. Alle 20.30, al teatro Vittorio Emanuele, sarà inaugurata la mostra “Terremoti d’Italia” promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile. Alle 21, in Cattedrale, concerto della Memoria, eseguito dall’organista francese Jean Guillou. Domenica 28 dicembre, dalle 3 alle 5.21, in Cattedrale, saranno distribuite bevande calde con offerta floreale delle Confraternite e Pie Associazioni al monumento dell’Arcivescovo D’Arrigo, a memoria di tutti i caduti del terremoto. Seguiranno concerti, proiezione di filmati e momenti di preghiera alla presenza dell’Arcivescovo La Piana. Alle 8.30, al Gran Camposanto, la cerimonia in memoria degli 80 mila civili e militari vittime del tragico terremoto del 1908.
Il disastroso terremoto di Messina fu l’occasione che permise a due Santi molto noti di conoscersi: uno del nord Italia, don Luigi Orione, fondatore dei Figli della piccola opera della Divina Provvidenza e delle piccole suore missionarie della Carità, e uno del sud, padre Annibale Maria di Francia, fondatore di altre due congregazioni: le Figlie del Divino Zelo del Cuore di Gesù e i Rogazionisti. Don Orione giunse a Messina il 14 gennaio del 1909, inviato da Papa Pio X per organizzare i primi soccorsi ai terremotati. Qui incontrò padre Annibale che nel quartiere Avignone, nel 1882, aveva aperto gli orfanotrofi Antoniani per accogliere, soccorrere e formare i giovani. Il terremoto aveva causato tredici vittime nell'istituto femminile. Padre Annibale e don Orione strinsero amicizia, salvarono tanta gente dalla disperazione, aiutando tanti orfani, organizzando la solidarietà di tante persone generose e costruendo un ponte di solidarietà tra il nord e il sud Italia. Don Orione fu nominato vicario generale della diocesi di Messina, su espressa indicazione di Pio X. Incontrò, tuttavia, numerose avversità subendo anche un attentato. Dalla sua parte a difenderlo dalle malevolenze ci fu sempre padre Annibale Di Francia. La prima chiesa della Rogazione, distrutta dal terremoto, fu sostituita provvisoriamente da una cappella-baracca, dono di papa Pio X collocata nel quartiere Avignone e inaugurata nel 1910. Il 16 maggio 2004 don Luigi Orione e padre Annibale Maria di Francia furono proclamati santi, lo stesso giorno, da Giovanni Paolo II.
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su Avvenire del 28 dicembre 2008)
martedì 16 dicembre 2008
Avvento tra fede e arte
CALTAGIRONE . La diocesi siciliana di Caltagirone celebra l’Avvento e il Natale anche attraverso la cultura e, segnatamente, attraverso tre iniziative. Dallo scorso 7 dicembre e sino al 6 gennaio 2009 torna l’iniziativa «Itinerari della fede.
Chiese, monasteri e luoghi di santità a Caltagirone », grazie alla quale sarà possibile effettuare visite guidate nelle chiese parrocchiali, rettorie, conventi e luoghi di culto di Caltagirone . Sempre dal 7 dicembre nel complesso monastico dei Frati minori conventuali è stata allestita la mostra di pittura e scultura delle opere di due artisti locali, Gino Fragapane e Giuseppe Scarpuzza.
L’evento rientra nell’ambito delle iniziative promosse dalla diocesi e dalla Fondazione diocesana per i Beni culturali «Don Luigi Sturzo».
Per visitare la mostra rivolgersi allo 0933.368611. La terza iniziativa è la seconda edizione di «Perfice Munus.
Notti Bianche nel Chiostro di San Francesco», in programma sabato 20 dicembre e lunedì 5 gennaio, dalle ore 19 alle 23. L’iniziativa, l’anno scorso, ha riscosso successo di pubblico e ha anche permesso di avvicinare questo luogo, simbolo della fede di Caltagirone , ai giovani che ogni sera riempiono il centro storico e che a gruppi hanno visitato il Chiostro. «Il complesso monastico dei Frati minori conventuali – spiega Francesco Failla, direttore della Biblioteca Pio IX – è un luogo tra i più antichi della città, in gran parte sopravvissuto al terremoto del 1693, è stato restaurato e viene restituito alla comunità locale e ai visitatori che desiderano immergersi nella storia calatina per comprenderne le esperienze spirituali e culturali: il Chiostro, la biblioteca, l’archivio storico, la cappella neogotica». La «notte bianca» nel chiostro sarà animata dalla musica dal vivo a cura del maestro Giacomo Randazzo. Per l’occasione sarà presentata e distribuita la pubblicazione «Il Complesso Monastico dei Frati Minori Conventuali in Caltagirone ».
«In questo tempo di Grazia – spiega il vescovo di Caltagirone ,Vincenzo Manzella – è doveroso riconoscere i segni e gli strumenti con i quali il Signore opera nei secoli; segni che nella Chiesa locale divengono eredità spirituale, morale e culturale cui tutta la comunità si affida».
Maria Gabriella Leonardi
(pubblicato su Avvenire - catholica del 16 dicembre 2008)
mercoledì 3 dicembre 2008
Quei poveri senza «carta»
DA CATANIA
MARIA GABRIELLA LEONARDI
Alla social card non ha diritto Giuseppe e neanche Alessandro, nomi di fantasia di due persone in grosse difficoltà seguite dalla Caritas diocesana di Catania . Le loro vicende sono raccontate dal direttore della Caritas etnea, padre Valerio Di Trapani per dire: «Il governo con la social card e altri provvedimenti, sta sicuramente dando sollievo ad alcune persone povere, ma si sta perdendo un’altra occasione per pensare al contrasto alla povertà nei termini di un piano organico che allarghi i diritti, i servizi e l’accesso ai beni essenziali».
Il sacerdote quindi porta a esempio due casi: «Giuseppe è un ex artigiano della pelle che ha dovuto chiudere la sua attività. Tracollo che ha anche prodotto una crisi familiare tanto che, dopo il divorzio, ha lasciato la casa ed è stato abbandonato dai figli. Giuseppe ha 61 anni e aspetta di raggiungere l’età della pensione. Nel frattempo non riesce a mettere in esercizio tutte le sue abilità. Ha lavorato in estate e, siccome faceva tardi la notte, non poteva accedere a un dormitorio, per cui dormiva su una panchina. Con i soldi guadagnati in estate, ha affittato un monovano. Ora, deve pagare 200 euro di affitto ma non sa dove trovarli. La Caritas interverrà economicamente e cercherà anche di valorizzare le sue competenze. Ma per Giuseppe, che non ha neanche diritto alla social card, lo Stato cosa fa?» «Alessandro – continua padre Valerio – è un 40enne sposato, padre di 4 figli. Grazie alle numerose proteste ha ottenuto una casa popolare consegnatagli in condizioni indegne. Alessandro non lavora, non ha un grado di istruzione elevato e deve sfamare i suoi figli. Per le condizioni economiche, quelle strutturali della casa e la poca 'efficienza' dei genitori, il Tribunale dei Minori ha intimato ai coniugi di riparare la casa, per tutelare la salute dei figli, altrimenti il piccolo di 4 anni potrebbe essere affidato ad altra famiglia. Questa famiglia non beneficerà della Social Card. E chi dovrebbe sostenerli? La Caritas, con le suore Vincenziane, ha provveduto ad alcune riparazioni in casa. I parenti li aiutano per quello che possono. Ma lo Stato cosa fa? Un Piano organico di contrasto alla povertà diventa sempre più urgente».(Pubblicato su Avvenire del 3 dicembre 2008)
MARIA GABRIELLA LEONARDI
Alla social card non ha diritto Giuseppe e neanche Alessandro, nomi di fantasia di due persone in grosse difficoltà seguite dalla Caritas diocesana di Catania . Le loro vicende sono raccontate dal direttore della Caritas etnea, padre Valerio Di Trapani per dire: «Il governo con la social card e altri provvedimenti, sta sicuramente dando sollievo ad alcune persone povere, ma si sta perdendo un’altra occasione per pensare al contrasto alla povertà nei termini di un piano organico che allarghi i diritti, i servizi e l’accesso ai beni essenziali».
Il sacerdote quindi porta a esempio due casi: «Giuseppe è un ex artigiano della pelle che ha dovuto chiudere la sua attività. Tracollo che ha anche prodotto una crisi familiare tanto che, dopo il divorzio, ha lasciato la casa ed è stato abbandonato dai figli. Giuseppe ha 61 anni e aspetta di raggiungere l’età della pensione. Nel frattempo non riesce a mettere in esercizio tutte le sue abilità. Ha lavorato in estate e, siccome faceva tardi la notte, non poteva accedere a un dormitorio, per cui dormiva su una panchina. Con i soldi guadagnati in estate, ha affittato un monovano. Ora, deve pagare 200 euro di affitto ma non sa dove trovarli. La Caritas interverrà economicamente e cercherà anche di valorizzare le sue competenze. Ma per Giuseppe, che non ha neanche diritto alla social card, lo Stato cosa fa?» «Alessandro – continua padre Valerio – è un 40enne sposato, padre di 4 figli. Grazie alle numerose proteste ha ottenuto una casa popolare consegnatagli in condizioni indegne. Alessandro non lavora, non ha un grado di istruzione elevato e deve sfamare i suoi figli. Per le condizioni economiche, quelle strutturali della casa e la poca 'efficienza' dei genitori, il Tribunale dei Minori ha intimato ai coniugi di riparare la casa, per tutelare la salute dei figli, altrimenti il piccolo di 4 anni potrebbe essere affidato ad altra famiglia. Questa famiglia non beneficerà della Social Card. E chi dovrebbe sostenerli? La Caritas, con le suore Vincenziane, ha provveduto ad alcune riparazioni in casa. I parenti li aiutano per quello che possono. Ma lo Stato cosa fa? Un Piano organico di contrasto alla povertà diventa sempre più urgente».(Pubblicato su Avvenire del 3 dicembre 2008)
sabato 15 novembre 2008
Agrigento avvicina «centro» e «periferia»
AGRIGENTO . Un sistema di video conferenza per migliorare sempre più la comunicazione fra «centro» e «periferia» della Chiesa locale. Lo ha adottato l’arcidiocesi di Agrigento : ieri sera, nella Sala «Giovanni Paolo II» del palazzo arcivescovile, l’inaugurazione con l’arcivescovo Francesco Montenegro. Le zone pastorali «collegate» in videoconferenza sono il palazzo vescovile per la zona «San Gerlando»; la chiesa Madre di Licata per la zona «Sant’Angelo»; la parrocchia Maria Ausiliatrice di Canicattì per la zona «Padre Gioacchino La Lomia»; la parrocchia Santa Maria di Gesù di Cammarata per la zona «San Giacinto Giordano Anzalone»; la parrocchia San Pietro di Sciacca per la zona «San Calogero»; la parrocchia San Gerlando per l’isola di Lampedusa.
Ieri sera, nella prima video conferenza, Montenegro ha parlato del tema dell’ascolto. Il prossimo «video» appuntamento con l’arcivescovo sarà venerdì 12 dicembre. Le video conferenze, inoltre, saranno registrate e potranno essere consultate nella sezione videogallery del sito web diocesano: www.diocesiag.it. (M.G.L.)
(pubblicato su Catholica - Avvenire del 15 novembre 2008)
Ieri sera, nella prima video conferenza, Montenegro ha parlato del tema dell’ascolto. Il prossimo «video» appuntamento con l’arcivescovo sarà venerdì 12 dicembre. Le video conferenze, inoltre, saranno registrate e potranno essere consultate nella sezione videogallery del sito web diocesano: www.diocesiag.it. (M.G.L.)
(pubblicato su Catholica - Avvenire del 15 novembre 2008)
domenica 9 novembre 2008
La Casa della Speranza di Viviana
RIPOSTO (Ct) Da volontaria si era presa cura dei bambini di una casa famiglia, degli anziani, dei senza fissa dimora, dei malati di Aids e degli ospiti della mensa dei padri camilliani. Poi ha sperimentato la fragilità sulla propria pelle, con una malattia mortale che le ha tolto la vita quando lei era nel fiore degli anni. Ora però Viviana Lisi continua a vivere, nella “Casa della speranza” che lei, nelle sue ultime volontà, ha desiderato fosse realizzata per i poveri e per cui ha destinato i suoi beni.
A Gennaio 2007, nella diocesi di Acireale, la prematura scomparsa della giovane volontaria camilliana, Viviana Lisi, aveva commosso molte persone. Era una ragazza come tante altre: laureata, un master, la passione per il basket e la letteratura. «Viviana – racconta un’amica - ha vissuto senza compromessi e sconti quella straordinaria affermazione di Cristo: “Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avete fatto a me”». Nella Quaresima 2007 il Vescovo Pio Vittorio Vigo, in un messaggio, la additò alla diocesi: «Viviana è stata chiamata alla gloria a 31 anni - ha scritto il presule – esempio di carità gioiosa e disinteressata». Il Vescovo ha esortato quindi la Diocesi a contribuire con delle offerte all’opera sognata da Viviana. La “Casa della Speranza” aprirà i battenti martedì a Riposto, in provincia di Catania, in un immobile concesso dal Comune in comodato d’uso per 29 anni all’associazione “Viviana Lisi”, sodalizio nato per portare a compimento il sogno di Viviana. Martedì inizieranno nella Casa attività di aggregazione e il doposcuola per i bambini. La “Casa della Speranza” dispone di un dormitorio con 17 posti letto per chi si trova in difficoltà e, in futuro, attiverà anche una mensa.
Maria Gabriella Leonardi
(Pubblicato su Avvenire OggiItalia del 9 novembre 2008)
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