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mercoledì 20 giugno 2012

Caltagirone, Peri chiude la peregrinatio Tre mesi con la Madonna del Ponte - Avvenire

Caltagirone, Peri chiude la peregrinatio Tre mesi con la Madonna del Ponte - Avvenire

CALTAGIRONE. Migliaia di persone hanno partecipato a Caltagirone alla Messa presieduta dal vescovo della diocesi siciliana, Calogero Peri, a conclusione della Terza peregrinazione diocesana della Madonna del Ponte. Il 15 agosto del 1572 la tradizione racconta che la Vergine col Bambino apparve a Caltagirone nel povero rione del Ponte: poteva vederla solo chi era in grazia di Dio o vi tornava confessandosi. Un pittore la dipinse su una tela ancora oggi conservata nel santuario costruito un anno dopo l’evento per custodirla. La «peregrinatio» era partita ad aprile dal Centro accoglienza richiedenti asilo di Mineo. Quindici i comuni che l’hanno ospitata; tra le tappespeciali anche la Casa circondariale e l’ospedale «Gravina» di Caltagirone.
«L’incontro con lei, prigioniera a volte dei nostri schemi – ha detto Peri – è stato per tutti un’esperienza di libertà e di amore. Questa peregrinatio ha donato ai nostri cuori, ai nostri comuni e alla diocesi una nuova apertura a Dio».
«La visita della Madonna del Ponte – afferma don Davide Paglia, rettore del santuario della Madonna del Ponte – ha segnato la vita delle nostre comunità e ha rinvigorito anche il tessuto ecclesiale e pastorale». Il saggio del mariologo don Francesco Di Stefano «Spargi Tu di grazie un fonte» ha accompagnato la peregrinatio. 
(M.G.L.)
20 giugno 2012

venerdì 15 giugno 2012

Dopo gli incendi, Libera riparte da una festa - Avvenire

Dopo gli incendi, Libera riparte da una festa - Avvenire


Catania, gli attentati mafiosi non fermano l’associazione Sarà piantato un albero come simbolo della rinascita
il terreno incendiato
CATANIA. Piantare insieme un albero per testimoniare la voglia di ricominciare e di rinascere. Con questo spirito, domani pomeriggio, si terrà la 'Festa della solidarietà' in contrada Casa Bianca, a Belpasso, nel Catanese, sul terreno confiscato alla mafia e gestito dalla cooperativa 'Beppe Montana Libera Terra'. Gestito dall’associazione Libera di don Luigi Ciotti, il terreno è tra quelli devastati, negli ultimi giorni, da incendi dolosi. Le indagini sono in corso, ma sulle cause delle fiamme sembrano esserci pochi dubbi.
Da Libera spiegano che la giornata vuole essere un segno concreto di vicinanza ai ragazzi della cooperativa e un incoraggiamento a ripartire. Tutti sono invitati a partecipare. Saranno presentianche centinaia di ragazzi del Nord Italia diretti in Sicilia per l’inizio dei campi estivi di volontariato che Libera organizza ogni estate.
Aranceti e uliveti che sorgono sul terreno confiscato in località Contrada Bianca, nel Comune di Belpasso, sono gestiti dalla cooperativa 'Beppe Montana'. Il terreno fu sequestrato al clan mafioso della famiglia Riela.
La cooperativa è formata da cinque ragazzi. Il lavoro agricolo su questo terreno permetteva di ottenere prodotti di qualità, tra cui olio, marmellata e succhi di frutta dalle arance. Una decina di giorni fa l’incendio che ha distrutto diversi ettari di terreno. Da subito Libera ha ribadito la volontà di rifiutare qualsiasi intimidazione: «Le fiamme che hanno colpito l’agrumetoprovocano disorientamento e fatica ma non fermeranno la scelta, l’impegno, la determinazione nell’opera di restituzione alla collettività in Sicilia, come in tante altre parti del Paese, di quanto le mafie hanno sottratto con la violenza e la minaccia».
Domani la festa della solidarietà inizierà alle 17,30. Bandita la retorica come anche la disperazione per rimboccarsi subito le maniche e rimettersi a lavoro con la stima dei danni in corso, grazie all’operosità di ragazzi di tutta Italia che si trasferiranno, per tutta l’estate, nell’ambito dei campi estivi.
È prevista la piantumazione di un albero, simbolo della rinascita e della voglia di ripartire insieme.
Maria Gabriella Leonardi
16 giugno 2012

giovedì 14 giugno 2012

Diario di un dolore - Avvenire

Diario di un dolore - Avvenire
La malattia e la morte di un figlio nel racconto di un uomo coraggioso

Perché la sofferenza di un bimbo? Perché se Dio è amore? Perché a un figlio? Esplora con delicatezza e profondità queste domande il libro “Grido di un padre” scritto da Massimo Consolato Sciacca, papà di Mattia, un bimbo di Tremestieri Etneo, nel Catanese, morto a 6 anni per un tumore.
Incoraggiato delle suore del monastero di clausura “San Giuseppe al Carmine“ – a San Giovanni La Punta – Massimo ha dato alle stampe il diario tenuto durante la malattia del figlio, pubblicato dalla Klimax edizioni. La presentazione è scritta da una delle monache carmelitane, suor Maria Simona: «Quando ti succede di apprendere la terribile notizia che al figlio dei tuoi vicini è stata riscontrata una massa tumorale in testa, la prima cosa a cui pensi è: Poveramamma. Sì, è vero! Ma… e il papà? Lui come la vive? Quale sarà il suo cammino?».
«Non ho voluto descrivere – dice Massimo – solo il dolore ma testimoniare l’atteggiamento di gioia, di serenità e di speranza, possibile in chi vive nella fede e nell’amore di Dio, proprio come ha fatto Mattia, mio figlio». Tra gli episodi narrati, la visita a Mattia di due giovani preti mentre era ricoverato. Mattia guardandoli con curiosità chiese loro: «Mi hai portato Gesù?». Tutti restarono spiazzati, i genitori non lo avevano mai sentito fare una simile richiesta, ma la mamma spiegò che Mattia sapeva riconoscere le particole non consacrate dall’eucaristia. Mattia era ancora piccolo per il catechismo ma l’indomani ricevette la prima comunione e nel reparto si fece festa.
Maria Gabriella Leonardi
15 giugno 2012 E' famiglia

domenica 10 giugno 2012

Messina rinnova il legame con sant’Antonio

Messina rinnova il legame con sant’Antonio - Avvenire


MESSINA. Fervono i preparativi nella Basica messinese di Sant’Antonio da Padova, punto di riferimento per i devoti antoniani dell’Italia meridionale. Circa 30mila i pellegrini che ogni anno, in occasione della festa di sant’Antonio, giungono nella città dello stretto dalla Sicilia e dalla Calabria per visitare la Basilica in cui si trova la statua del santo, fatta realizzare da sant’Annibale Maria di Francia. Il culto a sant’Antonio da Padova fu portato a Messina da padre Annibale: si deve al santo messinese la diffusione del pane di Sant’Antonio; sant’Annibale fondò la Basilica santuario di Messina, l’orfanotrofio antoniano e promosse la processione in onore di sant’Antonio, la domenica successiva al 13 giugno. Martedì 12giugno e mercoledì 13 la Basilica rimarrà aperta dalle 6,30 sino alle 22; le Messe avranno inizio alle 7 e saranno celebrate ad ogni ora. Alle 19, la Messa presieduta dall’arcivescovo metropolita di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, Calogero La Piana. Circa diecimila panini benedetti saranno distribuiti alle migliaia di devoti antoniani che giungeranno in città.Chi visiterà la Basilica per tutta la giornata del 13 potrà ottenere l’indulgenza plenaria. Domenica 17 giugno alle 11, l’arcivescovo Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, presiederà la Messa. Alle 19,30 partirà l’affollata e popolare processione con il carro trionfale di sant’Antonio e le sue reliquie. Nei giorni successivi, il santuario di Sant’Antonio da Padova vivrà altri momenti significativi: il 23 giugno, infatti, ricorre l’anniversario dell’elevazione a Basilica e il 24 giugno è la giornata dedicata ai bambini che saranno consacrati al santo e riceveranno lo scapolare antoniano.
Maria Gabriella Leonardi
10 giugno 2012

martedì 8 maggio 2012

idee. Sul palco si canta la gioia - Avvenire

idee. Sul palco si canta la gioia - Avvenire

DA ACIREALE
MARIA GABRIELLA LEONARDI
La musica per far riflettere giovani sulla tenerezza e l’amore. È questa la strada scelta nella diocesi di Acireale dove il Servizio per la pastorale giovanile, insieme con la città di Acireale, organizza la manifestazione musicale «Love revolution -Young music feast». L’iniziativa si svolgerà il 15 settembre nel Palavolcan di Acireale ed è aperta ai gruppi giovanili musicali della Sicilia. Ogni gruppo dovrà presentare due brani: una cover ed un inedito. Ideatore dell’originale iniziativa è stato il vescovo di Acireale, Antonino Raspanti, che spiega: «Ciò che abbiamo in mente è dare spazio e attenzione ai giovani.
Farli stare sul palcoscenico e, dato che sono creativi, stimolarli con la musica perché si esprimano su un valore scelto: la tenerezza». Il direttore del Servizio di pastorale giovanile, don Mario Gullo, aggiunge: «Per i giovani sarà una grande occasione per essere protagonisti e contagiarsi con i valori di vita buona».
Il tema della tenerezza potrebbe sembrare scontato ma, come spiegano gli organizzatori, «viste le difficoltà che molti giovani vivono nell’amicizia, nelle relazioni e nel rapporto stesso con Dio, ci sembra opportuno rilanciare questa sfida con la musica per condividere e crescere insieme sul valore umano e umanizzante di un amore che dura per sempre e dà qualità alle nostre relazioni quotidiane». Una tenerezza, quindi, che non è sdolcineria ma metro di misura di un sapersi rapportare all’altro e agli altri con rispetto, lealtà, verità e fedeltà. Per partecipare a «Love Revolution», ogni gruppo musicale dovrà essere composto da almeno tre elementi, ognuno dei quali di età compresa tra i 14 e i 29 anni. Tutte le informazioni si trovano al sito www.pgacireale.com. Per iscriversi bisogna inviare per posta, entro il 30 giugno, l’apposito modulo di iscrizione e i relativi allegati, al Servizio diocesano per la pastorale giovanile (presso la Curia vescovile diocesi di Acireale, largo Giovanni XXIII). «Love revolution» sarà nel contempo una manifestazione musicale e la festa diocesana dei giovani. «Il brano evangelico scelto per questa giornata – spiega don Mario – è quello della donna che cosparge di balsamo i piedi di Gesù. Ci chiederemo se la vita cristiana è spreco di energie o dono e tenerezza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La diocesi di Acireale lancia il festival delle band under trenta La tenerezza, spunto per i brani in concorso

lunedì 16 aprile 2012

«È vero, assistenza da migliorare» - Avvenire

«È vero, assistenza da migliorare» - Avvenire


il «gestore» Castiglione (Pdl), presidente della Provincia: «Serve l’intervento dei ministri Riccardi e Cancellieri»
È vero, quello sanitario è un aspetto che dobbiamo aggiustare». Giuseppe Castiglione oltre ad essere il presidente della Provincia di Catania è il 'soggetto attuatore', ovvero l’organismo che il governo ha incaricato per la gestione del Cara di Mineo.
«Sul piano sanitario – spiega dopo aver appreso dell’in-«chiesta diAvvenire – vogliamo rafforzare il sistema di assistenza e prevenzione. La Croce Rossa nel momento dell’emergenza ha fatto un lavoro eccezionale, ma adesso che la situazione non è più di prima emergenza bisogna guardare avanti». All’Asl di Catania Castiglione ha chiesto di predisporre «uno speciale progetto pilota, perché oltre al pronto soccorso e alla presenza ordinaria serve lavorare sulla prevenzione e l’educazione». Le proposte dell’Azienda sanitaria arriveranno «entro fine mese».Quanto alla prostituzione che si praticherebbe al chiuso dialcuni alloggi, Castiglione preferisce scegliere la prudenza: «Si, abbiamo ricevuto segnalazioni di questo tipo, ma dobbiamo dire che la vigilanza è assoluta, sebbene non possiamo certo sapere cosa accade in ogni singolo villino». Per Castiglione (che è anche coordinatore regionale del Pdl) i duemila ospiti del Centro per richiedenti asilo è un po’ come se si trattasse del 59esimo comune della Provincia, «è non è, per così dire, un Comune 'normale', ma bisognevole di attenzioni speciali». Tra queste l’impegno per l’integrazione. «Vogliamo continuare a determinare percorsi di buona integrazione – assicura Paolo Ragusa, presidente del consorzio Cara Mineo –, dall’insegnamento della lingua all’attività di orientamento professionale, passando dall’inserimento scolastico dei minori che è già avvenuto con successo».
Nonostante gli iniziali disagi, con le periodiche proteste degli immigrati, talvolta sfociate in blocchi stradali, l’arrivo degli richiedenti asilo ha portato vantaggi, «come i 250 nuovi posti di lavoro al servizio del Cara, in una zona – riconosce Castiglione – fortemente provata dalla crisi economica». Anche per questo il presidente della provincia rivolge un appello al governo, e specialmente al ministro dell’Interno Cancellieri (che fu prefetto di Catania) e a quello per la Cooperazione Riccardi: «Abbiamo affrontato l’emergenza, ci siamo messi a disposizione, l’accoglienza è stata il nostro credo e – chiarisce l’esponente del Pdl –, possiamo dire di aver fatto un buon lavoro, ma adesso vorremmo conoscere il futuro di questa struttura, che era nata come centro per richiedenti asilo ma che adesso assorbe anche gli sbarcati da Lampedusa».
Il Centro immigrati di Mineo porta in sé un’altra particolarità: è tra i pochi la cui gestione non è affidata al prefetto ma un presidente di Provincia: «Se mi chiedessero di cedere la responsabilità al prefetto – conclude Giuseppe Castiglione –, non ne farei un dramma, avrei qualche motivo d’ansia in meno»
Maria Gabriella Leonardi Nello Scavo
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Peri: «Prego per i bambini non nati» - Avvenire

Peri: «Prego per i bambini non nati» - Avvenire

il vescovo
In visita alla cittadella dei richiedenti asilo, il presule di Caltagirone invoca azioni efficaci e un maggior coinvolgimento della società civile nell’accoglienza di queste «esistenze sospese»
DA MINEO(CATANIA)
MARIA GABRIELLA LEONARDI
« O ccorre passare dalla fase dell’accoglienza a quella dell’integrazione. Il territorio del Calatino è un esempio di tutto questo, nonostante stiamo vivendo momenti di forte depressione economica e produttiva». Lo ha detto domenica il vescovo di Caltagirone, Calogero Peri, nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Mineo. In questo luogo, che monsignor Peri considera il sedicesimo comunale della Diocesi è, infatti, iniziata la terza peregrinazione diocesana della Madonna del Ponte. Nel suo vibrante saluto ha detto di pregare «per i bambini non nati», evidenziando l’importanza dell’accoglienza verso i minori stranieri, «che oggi giocano e crescono insieme ainostri figli», non nascondendosi i momenti difficili e le soluzioni trovate insieme. «La Chiesa di Caltagirone – ha detto – vuole offrire le competenze che ha ed il contributo proprio per un percorso, che auspichiamo ancora una volta condiviso, e che sia finalizzato alla formazione delle coscienze e di quella tanto anelata cultura dell’amore e della fratellanza». Peri ha quindi avanzato alcune richieste per questi fratelli: interventi coordinati e nuove politiche migratorie, a partire da tempi certi per il rilascio dei documenti previsti per legge; la tutela della famiglia e della sua unità; la tutela della dignità della donna e della vita «dal suo concepimento alla sua fine»; la tutela dei minori; il rispetto del diritto alla salute, azioni concrete di integrazione, che favoriscano la formazione (anche lavorativa), l’alfabetizzazione e l’orientamento alla cittadinanza degli ospiti del Cara.
Secondo monsignor Peri, finita la fase dell’emergenza, è tempo per rifondare un nuovo patto sociale fra istituzioni e comunità civile, fra ospiti ed ospitanti, per un integrazione interculturale, ma anche per valorizzare le potenzialità di risposta di chi è in difficoltà. «Non esistenze sospese in un futuro incerto – ha detto con forza il pastore – in un tempo da trascorrere forzosamente, in uno spazio marginale, in uno 'spazio-vuoto' per alcuni, in un 'non-luogo' per altri. Ma esistenze creative, impegnate, partecipi!».
Poi il vescovo ha lanciato un appello accorato alle istituzioni ed ai governanti, affinché la vita degli ospiti del Cara sia qualificata e non quantificata.
«Il mio auspicio – ha detto – è che non si indugi, e che agli ospiti ed ai cittadini giunga un messaggio nuovo di speranza, di amicizia, di solidarietà nella casa comune che vuole essere la nostra isola, che nel tempo si è sempre distinta per la sua capacità di accoglienza e di integrazione».
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