ACIREALE. La Caritas della diocesi di Acireale ha inaugurato un poliambulatorio odontoiatrico con finalità sociali. Si tratta della prima esperienza del genere nel Sud Italia: l’ambulatorio dispone di attrezzature all’avanguardia ed è stato finanziato con fondi della Caritas diocesana e di Caritas italiana; anche le parrocchie della diocesi hanno dato il loro contributo. All’interno vengono erogati tutti i tipi di prestazioni dentali: diagnostica per immagini, chirurgia orale, ortodonzia e l’ortodonzia pediatrica, preparazione di protesi. Chiunque può accedere alle prestazioni chiamando il numero verde 800.901415. I prezzi sono più bassi rispetto a quelli di mercato, e in più il paziente sa che una parte di ciò che spende servirà per pagare visite dentistiche ai poveri, ai senza fissa dimora o agli immigrati che non godono dell’assistenza sanitaria. Il progetto, della Caritas di Acireale e della cooperativa sociale Luoghi Comuni, si sviluppa in affiliazione al progetto 'Welfare Italia', società di servizi che opera in ambito sociale. Il direttore della Caritas di Acireale, Giuseppe Gulisano, spiega: «questo ambulatorio sarà uno strumento del centro di ascolto della Caritas e sarà a servizio dei poveri seguiti dalla Caritas». Per il vescovo di Acireale, Pio Vigo, «grazie alla Caritas Italiana e all’attenzione della Caritas Diocesana si è giunti alla realizzazione di un progetto che sembrerebbe semplice ma che è complesso e che si somma ad altre realtà di aiuto diocesane».
Maria Gabriella Leonardi
5 dicembre 2010
Questo blog raccoglie i miei articoli pubblicati sul quotidiano nazionale di ispirazione cattolica "Avvenire". Sono articoli in cui mi sforzo di raccontare cosa fanno tanti siciliani che si prodigano per gli altri e testimoniano tra gli uomini l'amore e la presenza di Dio. Questo blog vuole essere un omaggio e un grazie ai numerosi credenti siciliani che ho il piacere di conoscere e che con la loro testimonianza arricchiscono anche la mia vita e mi spronano ad essere migliore. MGL
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venerdì 10 dicembre 2010
giovedì 2 dicembre 2010
Preghiera,testimonianze,condivisione ad Acireale il ritiro diocesano d’Avvento: giovani e famiglie assieme al vescovo Vigo
ACIREALE. I giovani e le famiglie della diocesi di Acireale (nella fotina la Cattedrale) si ritroveranno insieme domenica 12 dicembre, nella sala conferenze della parrocchia «San Paolo Apostolo» di Acireale, per un ritiro di Avvento. L’appuntamento è organizzato dal Servizio diocesano per la pastorale giovanile e dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare e si articolerà lungo l’intera giornata. «Ho sete» è il titolo dell’iniziativa che riprende le parole di Gesù tratte dal Vangelo di Giovanni. Intenso il programma della giornata. Il ritiro prenderà il via infatti alle 9,30. Dopo la lectio divina tenuta dal vescovo di Acireale monsignor Pio Vittorio Vigo è previsto uno scambio di testimonianze cui seguirà la celebrazione eucaristica.
Dopo il pranzo, è in programma uno spettacolo curato dall’associazione Papa Giovanni XXIII, seguita dall’adorazione eucaristica a sottolineare la centralità della preghiera nella vita comunitaria..
Maria Gabriella Leonardi
2 dicembre 2010
Dopo il pranzo, è in programma uno spettacolo curato dall’associazione Papa Giovanni XXIII, seguita dall’adorazione eucaristica a sottolineare la centralità della preghiera nella vita comunitaria..
Maria Gabriella Leonardi
2 dicembre 2010
mercoledì 10 novembre 2010
Messina, Scuole diocesane sul «rischio virtuale»
Il rischio virtuale. Giovani, adulti e famiglie nell’era di Internet» è il tema della prolusione che venerdì, alle 16, inaugurerà l’anno accademico dell’Istituto teologico «San Tommaso» e della Scuola superiore di specializzazione in bioetica e sessuologia di Messina. Le due scuole sono unite alla Facoltà di teologia dell’Università Pontificia Salesiana di Messina. La prolusione mira ad approfondire la strada dell’impegno educativo. A pronunciarla sarà il professor Giuseppe Savagnanone, già docente di filosofia, editorialista di Avvenire e direttore dell’Ufficio cultura, educazione, scuola e università della Conferenza episcopale siciliana e del Centro diocesano per la cultura di Palermo. L’incontro sarà introdotto dall’arcivescovo di Messina-Lipari-S. Lucia del Mela, La Piana, dall’ispettore dei salesiani di Sicilia, don Mazzali e dal preside dell’istituto e direttore della Scuola superiore, don Russo.
Maria Gabriella Leonardi
10 novembre 2010
Porta Parola
Maria Gabriella Leonardi
10 novembre 2010
Porta Parola
lunedì 25 ottobre 2010
Catania, parte progetto di microcredito per le famiglie in difficoltà economiche
DA CATANIA
MARIA G. LEONARDI
M icrocredito per chi è talmente in difficoltà, che non può rivolgersi neppure in banca. È questo il succo del protocollo d’intesa firmato dalla Caritas diocesana, dalla Prefettura, dalla Provincia regionale di Catania e al Credito etneo - banca di credito cooperativo. Grazie, infatti, ad un fondo di garanzia di 100mila euro, messo a disposizione dalla Provincia di Catania, sarà possibile erogare microprestiti, di importo non superiore ai 4.000 euro. Si tratta di prestiti e non di elargizioni a fondo perduto, le somme ricevute in prestito dovranno essere restituite con un tasso di interesse “solidale”. A istruire le pratiche sarà la Caritas diocesana, mentre parrocchie, sindacati o altre associazioni potranno fare da garanti a quanti richiedono il prestito. «L’idea – ha spiegato padre Valerio Di Trapani, direttore della Caritas della diocesi di Catania – è quella di sostenere famiglie che si trovano in un momento di particolare difficoltà. Il prestito è un aiuto dignitoso – sottolinea – non è beneficenza. La novità è che permetterà di costruire una rete di sostegno attorno a persone in situazioni di momentaneo di disagio. Mentre diamo, infatti, un prestito sulla fiducia, costruiamo attorno alla persona un gruppo di sostegno. Talvolta – aggiunge ancora padre Valerio – spese voluttuarie vengono considerate irrinunciabili. La possibilità di potere ottenere prestiti consentirà alla Caritas di formare stili di vita più sobri, a partire dalle giuste priorità. Questo sarà un accompagnamento che la Caritas vuole compiere. La crisi economica, d’altra parte, lo impone ».
(24 ottobre 2010)
MARIA G. LEONARDI
M icrocredito per chi è talmente in difficoltà, che non può rivolgersi neppure in banca. È questo il succo del protocollo d’intesa firmato dalla Caritas diocesana, dalla Prefettura, dalla Provincia regionale di Catania e al Credito etneo - banca di credito cooperativo. Grazie, infatti, ad un fondo di garanzia di 100mila euro, messo a disposizione dalla Provincia di Catania, sarà possibile erogare microprestiti, di importo non superiore ai 4.000 euro. Si tratta di prestiti e non di elargizioni a fondo perduto, le somme ricevute in prestito dovranno essere restituite con un tasso di interesse “solidale”. A istruire le pratiche sarà la Caritas diocesana, mentre parrocchie, sindacati o altre associazioni potranno fare da garanti a quanti richiedono il prestito. «L’idea – ha spiegato padre Valerio Di Trapani, direttore della Caritas della diocesi di Catania – è quella di sostenere famiglie che si trovano in un momento di particolare difficoltà. Il prestito è un aiuto dignitoso – sottolinea – non è beneficenza. La novità è che permetterà di costruire una rete di sostegno attorno a persone in situazioni di momentaneo di disagio. Mentre diamo, infatti, un prestito sulla fiducia, costruiamo attorno alla persona un gruppo di sostegno. Talvolta – aggiunge ancora padre Valerio – spese voluttuarie vengono considerate irrinunciabili. La possibilità di potere ottenere prestiti consentirà alla Caritas di formare stili di vita più sobri, a partire dalle giuste priorità. Questo sarà un accompagnamento che la Caritas vuole compiere. La crisi economica, d’altra parte, lo impone ».
(24 ottobre 2010)
lunedì 18 ottobre 2010
Messina mette al centro la Parola
Lunedì l’arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela inaugurerà in Cattedrale l’anno pastorale con una celebrazione della Parola presieduta dall’arcivescovo Calogero La Piana.
Nella lettera pastorale che l’arcivescovo ha scritto per la diocesi, il presule spiega: «Con il nuovo anno pastorale iniziamo un percorso decennale che ci vedrà impegnati nella traduzione degli Orientamenti pastorali che l’episcopato italiano proporrà alle Chiese d’Italia per il decennio 2011-2020, collocando al centro della vita e della missione della Chiesa il tema dell’educazione. Nel percorrere l’itinerario educativo prospettato dai vescovi italiani desideriamo farci illuminare e guidare dalla Bibbia, collocando la Sacra Scrittura al centro della nostra azione pastorale, nutrendoci e lasciandoci educare dalla Parola di Dio per conoscere, amare e seguire le 'vie' del Signore». La Parola di Dio è lo strumento indispensabile per l’educazione della vita di fede ma, precisa l’arcivescovo: «Centralità della Scrittura non è sinonimo di esclusivismo, sottolinea piuttosto il ruolo della Parola di Dio come ispiratrice dell’intera vita del credente e dell’azione pastorale della Chiesa». La Sacra Scrittura, quindi, è come una lampada che guida i passi del cammino spirituale.
«Constatiamo – spiega La Piana – l’attenzione verso i sacramenti e la gestione della comunità ecclesiale quali preoccupazioni dominanti nell’azione pastorale della stragrande maggioranza dei nostri ambienti. Meno avvertito risulta il decisivo compito dell’evangelizzazione e della spiritualità cristiana. Lo scopo che ci proponiamo in questo decennio pastorale – sottolinea l’arcivescovo – è quello di avviare un cammino spirituale e pastorale che ci rinnovi nell’ardore dell’ascolto e della predicazione della Parola coinvolgendo tutta la comunità».
Maria Gabriella Leonardi
16 ottobre 2010
Nella lettera pastorale che l’arcivescovo ha scritto per la diocesi, il presule spiega: «Con il nuovo anno pastorale iniziamo un percorso decennale che ci vedrà impegnati nella traduzione degli Orientamenti pastorali che l’episcopato italiano proporrà alle Chiese d’Italia per il decennio 2011-2020, collocando al centro della vita e della missione della Chiesa il tema dell’educazione. Nel percorrere l’itinerario educativo prospettato dai vescovi italiani desideriamo farci illuminare e guidare dalla Bibbia, collocando la Sacra Scrittura al centro della nostra azione pastorale, nutrendoci e lasciandoci educare dalla Parola di Dio per conoscere, amare e seguire le 'vie' del Signore». La Parola di Dio è lo strumento indispensabile per l’educazione della vita di fede ma, precisa l’arcivescovo: «Centralità della Scrittura non è sinonimo di esclusivismo, sottolinea piuttosto il ruolo della Parola di Dio come ispiratrice dell’intera vita del credente e dell’azione pastorale della Chiesa». La Sacra Scrittura, quindi, è come una lampada che guida i passi del cammino spirituale.
«Constatiamo – spiega La Piana – l’attenzione verso i sacramenti e la gestione della comunità ecclesiale quali preoccupazioni dominanti nell’azione pastorale della stragrande maggioranza dei nostri ambienti. Meno avvertito risulta il decisivo compito dell’evangelizzazione e della spiritualità cristiana. Lo scopo che ci proponiamo in questo decennio pastorale – sottolinea l’arcivescovo – è quello di avviare un cammino spirituale e pastorale che ci rinnovi nell’ardore dell’ascolto e della predicazione della Parola coinvolgendo tutta la comunità».
Maria Gabriella Leonardi
16 ottobre 2010
giovedì 14 ottobre 2010
Acireale,conVigo e Marciante il convegno per l’Ottobre missionario sul tema del confronto interreligioso
ACIREALE. Nella diocesi di Acireale l’«Ottobre missionario» culminerà nel Convegno diocesano in programma lunedì e martedì prossimi nel Seminario locale e intitolato «La scommessa del dialogo: i rischi del Vangelo». Il convegno è promosso dall’Ufficio missionario e da Migrantes. La giornata di lunedì, dopo i saluti del vescovo di Acireale, Pio Vittorio Vigo, sarà dedicata alla visione del film «La cosa giusta» di Marco Campogiani dedicato al rapporto con lo straniero, a cui seguirà un dibattito. Sarà presente uno dei protagonisti, l’attore Paolo Briguglia.
Martedì, invece, è prevista la testimonianza di padre Sebastiano D’Ambra, missionario del Pime (Pontificio istituto missioni estere) e fondatore del Movimento «Silsilah» che opera da più di vent’anni nelle Filippine per costruire legami di pace e di dialogo tra cristiani e musulmani. Dopo i canti della corale «Madagascar’s Angels», seguirà l’intervento di monsignor Giuseppe Marciante, vescovo ausiliare di Roma, sul tema «La nuova evangelizzazione».
(M.G.Leo.)
14 ottobre 2010
Martedì, invece, è prevista la testimonianza di padre Sebastiano D’Ambra, missionario del Pime (Pontificio istituto missioni estere) e fondatore del Movimento «Silsilah» che opera da più di vent’anni nelle Filippine per costruire legami di pace e di dialogo tra cristiani e musulmani. Dopo i canti della corale «Madagascar’s Angels», seguirà l’intervento di monsignor Giuseppe Marciante, vescovo ausiliare di Roma, sul tema «La nuova evangelizzazione».
(M.G.Leo.)
14 ottobre 2010
venerdì 27 agosto 2010
Assunta, mille anni di fede sulle rive dello Stretto
DA MESSINA
MARIA GABRIELLA LEONARDI
L a chiesa di Santa Maria Assunta, nel villaggio messinese di Faro Superiore, festeggia in questi giorni i suoi mille anni di vita e i cento di elevazione a parrocchia. Un duplice anniversario che testimonia l’antica storia di fede di questo lembo di Sicilia. Nel 1010, quando nacque la «Chiesa Curata Santa Maria Assunta», Messina era sotto la dominazione musulmana già dall’anno 843, ma la parrocchia riuscì a dare una casa ai cristiani messinesi. Nell’878 l’ultimo vescovo messinese era fuggito a Costantinopoli e Messina era diventata la testa di ponte della presenza islamica: nell’888 la flotta bizantina venne sconfitta dalle forze musulmane, nel 902 cadde Taormina e nel 961 fu la volta di Rometta. Bisognerà attendere il 1061 perché i normanni sbarchino in Sicilia e, sotto il conte Ruggero, avvenga, a mano a mano, la ricostruzione ecclesiastica.
Le testimonianze più antiche conservate nella chiesa di Faro Superiore sono il fonte battesimale del 1010 e una colonna recante la data del 1170. Il fonte battesimale, in particolare, recava la data del 1010: ma nel 1600, inaugurando una ricostruzione della chiesa, la data, con lo scalpello, venne cancellata per apporvi quella del 1600. Sino al terremoto che devastò Messina nel 1908, erano ben conservati i registri parrocchiali a partire dal 1010: i curati che nei secoli si erano succeduti li avevano, infatti, gelosamente custoditi. Così si è appreso che la chiesa di Faro Superiore è la più antica della zona e a guidarla era un cappellano curato. Quando negli altri villaggi messinesi vicini a Faro Superiore sorsero nuove chiese con i rispettivi curati, il cappellano di Faro Superiore prese il nome di «Cappellano curato maggiore» con giurisdizione spirituale sugli altri villaggi; tutti gli atti di battesimo, matrimonio e morte venivano registrati nei libri in pergamena della parrocchia madre di Faro Superiore.
Agli inizi del 1900 monsignor Francesco Alizio, parroco di Faro Superiore fino al 1941, iniziò a studiare quei registri e a ricostruire la storia della parrocchia. Dai suoi studi nacque il libro Un Paese distrutto . Alizio fece in tempo a salvare dall’oblio la memoria di questi luoghi. Nel 1902, infatti, come racconta lo stesso parroco: «L’arcivescovo di Messina, monsignor Letterio D’Arrigo, ordinò di portare in parrocchia tutti questi preziosi registri, onde formare l’archivio parrocchiale, e con cura li ho conservati nel casserizio della parrocchia. Ma successo il terremoto del 1908 le macerie a monti caddero sulla sacrestia, schiacciarono il casserizio, maciullarono tutti i registri, poi la pioggia completò l’opera letale di disfacimento. Mi sono rimasti i più moderni che, per ragione di confronti e di ricerche, ho tenuto sempre in casa mia». Alizio era però arrivato a raccogliere numerose informazioni, tra cui l’elenco di tutti i cappellani succedutisi a Faro Superiore a partire dal primo, Tito Ergatico, curato dal 1010 al 1036.
In questi mille anni più volte l’edificio sacro è stato distrutto e poi ricostruito a causa dei terremoti che hanno colpito la zona nel corso dei secoli: nel 1693, nel 1753, nel 1894 e nel 1908. Inoltre il villaggio, trovandosi tra il mare Tirreno e lo Ionio, è stato più volte oggetto di aggressioni e razzie. Poche quindi le testimonianze storiche rimaste a Faro Superiore, come in tutta Messina. Ma ogni volta la chiesa di Faro Superiore è stata ricostruita, segno della perseverante fedeltà a Dio degli abitanti di questo villaggio messinese, fedeltà che ha superato la prova del tempo.
27 agosto 2010
MARIA GABRIELLA LEONARDI
L a chiesa di Santa Maria Assunta, nel villaggio messinese di Faro Superiore, festeggia in questi giorni i suoi mille anni di vita e i cento di elevazione a parrocchia. Un duplice anniversario che testimonia l’antica storia di fede di questo lembo di Sicilia. Nel 1010, quando nacque la «Chiesa Curata Santa Maria Assunta», Messina era sotto la dominazione musulmana già dall’anno 843, ma la parrocchia riuscì a dare una casa ai cristiani messinesi. Nell’878 l’ultimo vescovo messinese era fuggito a Costantinopoli e Messina era diventata la testa di ponte della presenza islamica: nell’888 la flotta bizantina venne sconfitta dalle forze musulmane, nel 902 cadde Taormina e nel 961 fu la volta di Rometta. Bisognerà attendere il 1061 perché i normanni sbarchino in Sicilia e, sotto il conte Ruggero, avvenga, a mano a mano, la ricostruzione ecclesiastica.
Le testimonianze più antiche conservate nella chiesa di Faro Superiore sono il fonte battesimale del 1010 e una colonna recante la data del 1170. Il fonte battesimale, in particolare, recava la data del 1010: ma nel 1600, inaugurando una ricostruzione della chiesa, la data, con lo scalpello, venne cancellata per apporvi quella del 1600. Sino al terremoto che devastò Messina nel 1908, erano ben conservati i registri parrocchiali a partire dal 1010: i curati che nei secoli si erano succeduti li avevano, infatti, gelosamente custoditi. Così si è appreso che la chiesa di Faro Superiore è la più antica della zona e a guidarla era un cappellano curato. Quando negli altri villaggi messinesi vicini a Faro Superiore sorsero nuove chiese con i rispettivi curati, il cappellano di Faro Superiore prese il nome di «Cappellano curato maggiore» con giurisdizione spirituale sugli altri villaggi; tutti gli atti di battesimo, matrimonio e morte venivano registrati nei libri in pergamena della parrocchia madre di Faro Superiore.
Agli inizi del 1900 monsignor Francesco Alizio, parroco di Faro Superiore fino al 1941, iniziò a studiare quei registri e a ricostruire la storia della parrocchia. Dai suoi studi nacque il libro Un Paese distrutto . Alizio fece in tempo a salvare dall’oblio la memoria di questi luoghi. Nel 1902, infatti, come racconta lo stesso parroco: «L’arcivescovo di Messina, monsignor Letterio D’Arrigo, ordinò di portare in parrocchia tutti questi preziosi registri, onde formare l’archivio parrocchiale, e con cura li ho conservati nel casserizio della parrocchia. Ma successo il terremoto del 1908 le macerie a monti caddero sulla sacrestia, schiacciarono il casserizio, maciullarono tutti i registri, poi la pioggia completò l’opera letale di disfacimento. Mi sono rimasti i più moderni che, per ragione di confronti e di ricerche, ho tenuto sempre in casa mia». Alizio era però arrivato a raccogliere numerose informazioni, tra cui l’elenco di tutti i cappellani succedutisi a Faro Superiore a partire dal primo, Tito Ergatico, curato dal 1010 al 1036.
In questi mille anni più volte l’edificio sacro è stato distrutto e poi ricostruito a causa dei terremoti che hanno colpito la zona nel corso dei secoli: nel 1693, nel 1753, nel 1894 e nel 1908. Inoltre il villaggio, trovandosi tra il mare Tirreno e lo Ionio, è stato più volte oggetto di aggressioni e razzie. Poche quindi le testimonianze storiche rimaste a Faro Superiore, come in tutta Messina. Ma ogni volta la chiesa di Faro Superiore è stata ricostruita, segno della perseverante fedeltà a Dio degli abitanti di questo villaggio messinese, fedeltà che ha superato la prova del tempo.
27 agosto 2010
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