Lunedì l’arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela inaugurerà in Cattedrale l’anno pastorale con una celebrazione della Parola presieduta dall’arcivescovo Calogero La Piana.
Nella lettera pastorale che l’arcivescovo ha scritto per la diocesi, il presule spiega: «Con il nuovo anno pastorale iniziamo un percorso decennale che ci vedrà impegnati nella traduzione degli Orientamenti pastorali che l’episcopato italiano proporrà alle Chiese d’Italia per il decennio 2011-2020, collocando al centro della vita e della missione della Chiesa il tema dell’educazione. Nel percorrere l’itinerario educativo prospettato dai vescovi italiani desideriamo farci illuminare e guidare dalla Bibbia, collocando la Sacra Scrittura al centro della nostra azione pastorale, nutrendoci e lasciandoci educare dalla Parola di Dio per conoscere, amare e seguire le 'vie' del Signore». La Parola di Dio è lo strumento indispensabile per l’educazione della vita di fede ma, precisa l’arcivescovo: «Centralità della Scrittura non è sinonimo di esclusivismo, sottolinea piuttosto il ruolo della Parola di Dio come ispiratrice dell’intera vita del credente e dell’azione pastorale della Chiesa». La Sacra Scrittura, quindi, è come una lampada che guida i passi del cammino spirituale.
«Constatiamo – spiega La Piana – l’attenzione verso i sacramenti e la gestione della comunità ecclesiale quali preoccupazioni dominanti nell’azione pastorale della stragrande maggioranza dei nostri ambienti. Meno avvertito risulta il decisivo compito dell’evangelizzazione e della spiritualità cristiana. Lo scopo che ci proponiamo in questo decennio pastorale – sottolinea l’arcivescovo – è quello di avviare un cammino spirituale e pastorale che ci rinnovi nell’ardore dell’ascolto e della predicazione della Parola coinvolgendo tutta la comunità».
Maria Gabriella Leonardi
16 ottobre 2010
Questo blog raccoglie i miei articoli pubblicati sul quotidiano nazionale di ispirazione cattolica "Avvenire". Sono articoli in cui mi sforzo di raccontare cosa fanno tanti siciliani che si prodigano per gli altri e testimoniano tra gli uomini l'amore e la presenza di Dio. Questo blog vuole essere un omaggio e un grazie ai numerosi credenti siciliani che ho il piacere di conoscere e che con la loro testimonianza arricchiscono anche la mia vita e mi spronano ad essere migliore. MGL
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lunedì 18 ottobre 2010
giovedì 14 ottobre 2010
Acireale,conVigo e Marciante il convegno per l’Ottobre missionario sul tema del confronto interreligioso
ACIREALE. Nella diocesi di Acireale l’«Ottobre missionario» culminerà nel Convegno diocesano in programma lunedì e martedì prossimi nel Seminario locale e intitolato «La scommessa del dialogo: i rischi del Vangelo». Il convegno è promosso dall’Ufficio missionario e da Migrantes. La giornata di lunedì, dopo i saluti del vescovo di Acireale, Pio Vittorio Vigo, sarà dedicata alla visione del film «La cosa giusta» di Marco Campogiani dedicato al rapporto con lo straniero, a cui seguirà un dibattito. Sarà presente uno dei protagonisti, l’attore Paolo Briguglia.
Martedì, invece, è prevista la testimonianza di padre Sebastiano D’Ambra, missionario del Pime (Pontificio istituto missioni estere) e fondatore del Movimento «Silsilah» che opera da più di vent’anni nelle Filippine per costruire legami di pace e di dialogo tra cristiani e musulmani. Dopo i canti della corale «Madagascar’s Angels», seguirà l’intervento di monsignor Giuseppe Marciante, vescovo ausiliare di Roma, sul tema «La nuova evangelizzazione».
(M.G.Leo.)
14 ottobre 2010
Martedì, invece, è prevista la testimonianza di padre Sebastiano D’Ambra, missionario del Pime (Pontificio istituto missioni estere) e fondatore del Movimento «Silsilah» che opera da più di vent’anni nelle Filippine per costruire legami di pace e di dialogo tra cristiani e musulmani. Dopo i canti della corale «Madagascar’s Angels», seguirà l’intervento di monsignor Giuseppe Marciante, vescovo ausiliare di Roma, sul tema «La nuova evangelizzazione».
(M.G.Leo.)
14 ottobre 2010
venerdì 27 agosto 2010
Assunta, mille anni di fede sulle rive dello Stretto
DA MESSINA
MARIA GABRIELLA LEONARDI
L a chiesa di Santa Maria Assunta, nel villaggio messinese di Faro Superiore, festeggia in questi giorni i suoi mille anni di vita e i cento di elevazione a parrocchia. Un duplice anniversario che testimonia l’antica storia di fede di questo lembo di Sicilia. Nel 1010, quando nacque la «Chiesa Curata Santa Maria Assunta», Messina era sotto la dominazione musulmana già dall’anno 843, ma la parrocchia riuscì a dare una casa ai cristiani messinesi. Nell’878 l’ultimo vescovo messinese era fuggito a Costantinopoli e Messina era diventata la testa di ponte della presenza islamica: nell’888 la flotta bizantina venne sconfitta dalle forze musulmane, nel 902 cadde Taormina e nel 961 fu la volta di Rometta. Bisognerà attendere il 1061 perché i normanni sbarchino in Sicilia e, sotto il conte Ruggero, avvenga, a mano a mano, la ricostruzione ecclesiastica.
Le testimonianze più antiche conservate nella chiesa di Faro Superiore sono il fonte battesimale del 1010 e una colonna recante la data del 1170. Il fonte battesimale, in particolare, recava la data del 1010: ma nel 1600, inaugurando una ricostruzione della chiesa, la data, con lo scalpello, venne cancellata per apporvi quella del 1600. Sino al terremoto che devastò Messina nel 1908, erano ben conservati i registri parrocchiali a partire dal 1010: i curati che nei secoli si erano succeduti li avevano, infatti, gelosamente custoditi. Così si è appreso che la chiesa di Faro Superiore è la più antica della zona e a guidarla era un cappellano curato. Quando negli altri villaggi messinesi vicini a Faro Superiore sorsero nuove chiese con i rispettivi curati, il cappellano di Faro Superiore prese il nome di «Cappellano curato maggiore» con giurisdizione spirituale sugli altri villaggi; tutti gli atti di battesimo, matrimonio e morte venivano registrati nei libri in pergamena della parrocchia madre di Faro Superiore.
Agli inizi del 1900 monsignor Francesco Alizio, parroco di Faro Superiore fino al 1941, iniziò a studiare quei registri e a ricostruire la storia della parrocchia. Dai suoi studi nacque il libro Un Paese distrutto . Alizio fece in tempo a salvare dall’oblio la memoria di questi luoghi. Nel 1902, infatti, come racconta lo stesso parroco: «L’arcivescovo di Messina, monsignor Letterio D’Arrigo, ordinò di portare in parrocchia tutti questi preziosi registri, onde formare l’archivio parrocchiale, e con cura li ho conservati nel casserizio della parrocchia. Ma successo il terremoto del 1908 le macerie a monti caddero sulla sacrestia, schiacciarono il casserizio, maciullarono tutti i registri, poi la pioggia completò l’opera letale di disfacimento. Mi sono rimasti i più moderni che, per ragione di confronti e di ricerche, ho tenuto sempre in casa mia». Alizio era però arrivato a raccogliere numerose informazioni, tra cui l’elenco di tutti i cappellani succedutisi a Faro Superiore a partire dal primo, Tito Ergatico, curato dal 1010 al 1036.
In questi mille anni più volte l’edificio sacro è stato distrutto e poi ricostruito a causa dei terremoti che hanno colpito la zona nel corso dei secoli: nel 1693, nel 1753, nel 1894 e nel 1908. Inoltre il villaggio, trovandosi tra il mare Tirreno e lo Ionio, è stato più volte oggetto di aggressioni e razzie. Poche quindi le testimonianze storiche rimaste a Faro Superiore, come in tutta Messina. Ma ogni volta la chiesa di Faro Superiore è stata ricostruita, segno della perseverante fedeltà a Dio degli abitanti di questo villaggio messinese, fedeltà che ha superato la prova del tempo.
27 agosto 2010
MARIA GABRIELLA LEONARDI
L a chiesa di Santa Maria Assunta, nel villaggio messinese di Faro Superiore, festeggia in questi giorni i suoi mille anni di vita e i cento di elevazione a parrocchia. Un duplice anniversario che testimonia l’antica storia di fede di questo lembo di Sicilia. Nel 1010, quando nacque la «Chiesa Curata Santa Maria Assunta», Messina era sotto la dominazione musulmana già dall’anno 843, ma la parrocchia riuscì a dare una casa ai cristiani messinesi. Nell’878 l’ultimo vescovo messinese era fuggito a Costantinopoli e Messina era diventata la testa di ponte della presenza islamica: nell’888 la flotta bizantina venne sconfitta dalle forze musulmane, nel 902 cadde Taormina e nel 961 fu la volta di Rometta. Bisognerà attendere il 1061 perché i normanni sbarchino in Sicilia e, sotto il conte Ruggero, avvenga, a mano a mano, la ricostruzione ecclesiastica.
Le testimonianze più antiche conservate nella chiesa di Faro Superiore sono il fonte battesimale del 1010 e una colonna recante la data del 1170. Il fonte battesimale, in particolare, recava la data del 1010: ma nel 1600, inaugurando una ricostruzione della chiesa, la data, con lo scalpello, venne cancellata per apporvi quella del 1600. Sino al terremoto che devastò Messina nel 1908, erano ben conservati i registri parrocchiali a partire dal 1010: i curati che nei secoli si erano succeduti li avevano, infatti, gelosamente custoditi. Così si è appreso che la chiesa di Faro Superiore è la più antica della zona e a guidarla era un cappellano curato. Quando negli altri villaggi messinesi vicini a Faro Superiore sorsero nuove chiese con i rispettivi curati, il cappellano di Faro Superiore prese il nome di «Cappellano curato maggiore» con giurisdizione spirituale sugli altri villaggi; tutti gli atti di battesimo, matrimonio e morte venivano registrati nei libri in pergamena della parrocchia madre di Faro Superiore.
Agli inizi del 1900 monsignor Francesco Alizio, parroco di Faro Superiore fino al 1941, iniziò a studiare quei registri e a ricostruire la storia della parrocchia. Dai suoi studi nacque il libro Un Paese distrutto . Alizio fece in tempo a salvare dall’oblio la memoria di questi luoghi. Nel 1902, infatti, come racconta lo stesso parroco: «L’arcivescovo di Messina, monsignor Letterio D’Arrigo, ordinò di portare in parrocchia tutti questi preziosi registri, onde formare l’archivio parrocchiale, e con cura li ho conservati nel casserizio della parrocchia. Ma successo il terremoto del 1908 le macerie a monti caddero sulla sacrestia, schiacciarono il casserizio, maciullarono tutti i registri, poi la pioggia completò l’opera letale di disfacimento. Mi sono rimasti i più moderni che, per ragione di confronti e di ricerche, ho tenuto sempre in casa mia». Alizio era però arrivato a raccogliere numerose informazioni, tra cui l’elenco di tutti i cappellani succedutisi a Faro Superiore a partire dal primo, Tito Ergatico, curato dal 1010 al 1036.
In questi mille anni più volte l’edificio sacro è stato distrutto e poi ricostruito a causa dei terremoti che hanno colpito la zona nel corso dei secoli: nel 1693, nel 1753, nel 1894 e nel 1908. Inoltre il villaggio, trovandosi tra il mare Tirreno e lo Ionio, è stato più volte oggetto di aggressioni e razzie. Poche quindi le testimonianze storiche rimaste a Faro Superiore, come in tutta Messina. Ma ogni volta la chiesa di Faro Superiore è stata ricostruita, segno della perseverante fedeltà a Dio degli abitanti di questo villaggio messinese, fedeltà che ha superato la prova del tempo.
27 agosto 2010
mercoledì 18 agosto 2010
Il riscatto di Gela comincia in palestra
DA GELA (CALTANISSETTA)
MARIA GABRIELLA LEONARDI
« V i facciamo vedere cosa potremmo fare qui». Con questo spirito un centinaio di ragazzi, nel quartiere Macchitella di Gela, si sono armati di scope e zappe e hanno ripulito una palestra abbandonata, un tempo di proprietà dell’Eni. A guidarli c’era don Giuseppe Fausciana, direttore del servizio di pastorale giovanile della diocesi di Piazza Armerina, nonché vice-parroco a Macchitella, che insieme ai ragazzi ha voluto simbolicamente “occupare” la struttura per sensibilizzare la cittadinanza e le istituzioni su come quest’opera potrebbe essere utile per i ragazzi di Macchitella.
La palestra da una decina d’anni è passata dall’Eni al Comune ed è finita nell’abbandono e preda dei vandali: sterpaglie ovunque, porte divelte, vetri rotti e muri imbrattati. Eppure questa struttura potrebbe ospitare numerose attività giovanili.
Nel quartiere, il punto di riferimento dei ragazzi è il “Movimento giovanile Macchitella”, nato dalla fusione del Movimento giovanile parrocchiale e del Movimento giovanile salesiano. Il Mgm comprende la società “Macchitella Calcio”, una cooperativa artistico teatrale e una scuola di danza, canto e recitazione che produce musical. Inoltre, ha fondato una scuola della Parola con il metodo della lectio divina e gestisce la formazione e la catechesi per preadolescenti, adolescenti e giovani universitari aggregando circa 800 ragazzi.
«La chiesa qui a Gela è un rifermento educativo – spiega don Fausciana che è l’assistente spirituale del Mgm –. La palestra – aggiunge il sacerdote – è stata “occupata” simbolicamente dai ragazzi e pulita per dare un segnale positivo di volontà di stare nel territorio con una responsabilità verso il bene comune». L’amministrazione comunale di Gela, guidata dal sindaco Angelo Fasulo, intende affidare la gestione della palestra attraverso un bando pubblico e, proprio ieri, ha trovato un accordo con il Mgm per trovare una formula che garantisca la finalità sociale alla struttura sportiva. «Il progetto portato avanti in questo quartiere si chiama “Macchitella Città dei Ragazzi” – spiega don Fausciana – è molto più complesso rispetto alla semplice gestione di una struttura pubblica in disuso. Si tratta di realizzare una convergenza dei tre livelli: urbanistico, sociale e politico per la funzionalità dei beni, lo sviluppo delle professionalità a favore della collettività e la decisionalità nell’indirizzo educativo. Per realizzare questo progetto bisogna mettere in relazione il patrimonio pubblico con un piano educativo pluriennale e non episodico. In merito all’affidamento della palestra ex Agip manifesto la mia fiducia nella capacità di ascolto e di dialogo che caratterizza il Sindaco e l’amministrazione».
A fianco dei ragazzi di Macchitella anche il Movi di Gela (Movimento per il volontariato italiano) che con il presidente Enzo Madonia afferma: «Quando si lavora per il bene comune le comunità crescono e se la politica come in questo caso riesce a trovare le soluzioni piuttosto che gli ostacoli i cittadini impareranno presto ad avere fiducia nelle istituzioni».
18 agosto 2010
MARIA GABRIELLA LEONARDI
« V i facciamo vedere cosa potremmo fare qui». Con questo spirito un centinaio di ragazzi, nel quartiere Macchitella di Gela, si sono armati di scope e zappe e hanno ripulito una palestra abbandonata, un tempo di proprietà dell’Eni. A guidarli c’era don Giuseppe Fausciana, direttore del servizio di pastorale giovanile della diocesi di Piazza Armerina, nonché vice-parroco a Macchitella, che insieme ai ragazzi ha voluto simbolicamente “occupare” la struttura per sensibilizzare la cittadinanza e le istituzioni su come quest’opera potrebbe essere utile per i ragazzi di Macchitella.
La palestra da una decina d’anni è passata dall’Eni al Comune ed è finita nell’abbandono e preda dei vandali: sterpaglie ovunque, porte divelte, vetri rotti e muri imbrattati. Eppure questa struttura potrebbe ospitare numerose attività giovanili.
Nel quartiere, il punto di riferimento dei ragazzi è il “Movimento giovanile Macchitella”, nato dalla fusione del Movimento giovanile parrocchiale e del Movimento giovanile salesiano. Il Mgm comprende la società “Macchitella Calcio”, una cooperativa artistico teatrale e una scuola di danza, canto e recitazione che produce musical. Inoltre, ha fondato una scuola della Parola con il metodo della lectio divina e gestisce la formazione e la catechesi per preadolescenti, adolescenti e giovani universitari aggregando circa 800 ragazzi.
«La chiesa qui a Gela è un rifermento educativo – spiega don Fausciana che è l’assistente spirituale del Mgm –. La palestra – aggiunge il sacerdote – è stata “occupata” simbolicamente dai ragazzi e pulita per dare un segnale positivo di volontà di stare nel territorio con una responsabilità verso il bene comune». L’amministrazione comunale di Gela, guidata dal sindaco Angelo Fasulo, intende affidare la gestione della palestra attraverso un bando pubblico e, proprio ieri, ha trovato un accordo con il Mgm per trovare una formula che garantisca la finalità sociale alla struttura sportiva. «Il progetto portato avanti in questo quartiere si chiama “Macchitella Città dei Ragazzi” – spiega don Fausciana – è molto più complesso rispetto alla semplice gestione di una struttura pubblica in disuso. Si tratta di realizzare una convergenza dei tre livelli: urbanistico, sociale e politico per la funzionalità dei beni, lo sviluppo delle professionalità a favore della collettività e la decisionalità nell’indirizzo educativo. Per realizzare questo progetto bisogna mettere in relazione il patrimonio pubblico con un piano educativo pluriennale e non episodico. In merito all’affidamento della palestra ex Agip manifesto la mia fiducia nella capacità di ascolto e di dialogo che caratterizza il Sindaco e l’amministrazione».
A fianco dei ragazzi di Macchitella anche il Movi di Gela (Movimento per il volontariato italiano) che con il presidente Enzo Madonia afferma: «Quando si lavora per il bene comune le comunità crescono e se la politica come in questo caso riesce a trovare le soluzioni piuttosto che gli ostacoli i cittadini impareranno presto ad avere fiducia nelle istituzioni».
18 agosto 2010
martedì 10 agosto 2010
«Don Sturzo, apostolo della carità politica»
DA CALTAGIRONE (CATANIA)
MARIA GABRIELLA LEONARDI
L a diocesi di Caltagirone ha solennemente concluso, sabato scorso, l’intenso «Anno sturziano», indetto in occasione del 50° anniversario della morte del servo di Dio don Luigi Sturzo. Nella Cattedrale di San Giuliano l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, ha presieduto una celebrazione eucaristica cui hanno preso parte anche i vescovi di Caltagirone Calogero Peri, di Acireale Pio Vigo, di Piazza Armerina Michele Pennisi.
Presenti anche i pronipoti di don Sturzo e il presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez.
Il vescovo Peri: «Evento di famiglia»
Tanta l’attesa per la celebrazione di sabato: «È mio vivo desiderio – ha affermato Peri – che tale evento sia celebrato da tutta la comunità diocesana come un evento di famiglia, che testimoni il nostro legame con don Sturzo. Un modo per esprimere il nostro apprezzamento e la nostra viva attenzione all’insegnamento e all’opera di questo servo di Dio che ha servito e onorato la nostra Città, la nostra Chiesa, il nostro Paese». Amato, nell’omelia, ha poi delineato la figura di Sturzo: «Senza voler in alcun modo anticipare il giudizio ufficiale della Chiesa – ha detto il prefetto del Dicastero delle cause dei santi – devo confessare che la lettura della vita e degli scritti di don Sturzo ha costituito per me una piacevole sorpresa, facendomi scoprire uno straordinario ministro di Dio, che ha coniugato Vangelo e politica, traducendo il suo ministero sacerdotale in carità politica. È un vero peccato che don Sturzo resti ancora poco conosciuto in Italia, quasi confinato in una sorta di secondo esilio». Il presule ha messo in luce come l’opera e le intuizioni sturziane siano ancora di grande ispirazione per tutti, e soprattutto per quanti desiderano tradurre la verità evangelica nella concretezza dell’azione sociopolitica. «La sua visione – ha affermato Amato – non era ideologica, ma teologica. Era la fede a guidarlo e orientarlo nella sua avventura politica, consapevole del fatto che la fede produce giustizia. Pur immerso nella disputa sociopolitica, la sua anima rimaneva profondamente sacerdotale». L’arcivescovo ha inoltre inquadrato don Luigi Sturzo nella schiera dei «santi sociali» siciliani, benefattori dell’umanità bisognosa, come il beato Giacomo Cusmano, sant’Annibale Maria di Francia, il servo di Dio Nunzio Russo, il servo di Dio Antonino Celona, il servo di Dio Vincenzo Morinello, il beato Giuseppe Benedetto Dusmet.
I tre pilastri della sua «profezia»
Tre i pilastri della profezia politica sturziana indicati da Amato: il primo è «l’affermazione che la vera vita è quella dello spirito, per cui la vita di grazia non è una sovrapposizione, ma una trasformazione dell’esistenza e dell’attività umana». Il secondo pilastro: «la considerazione che il cristianesimo è l’unica vera rivoluzione della storia umana, perché edifica senza distruggere, rinnova nella continuità, promuove la comunione».
Infine, il terzo pilastro, «la concezione della politica, come attività di servizio, che unisce e costruisce, e non di potere, che, invece, prevarica e divide».
Avvenire - Catholica 10 agosto 2010
martedì 3 agosto 2010
Messina, viene esposta l’antica icona mariana
MESSINA. Sarà esposta al pubblico, oggi e poi il 7 e l’8 agosto, nella cripta della Cattedrale di Messina, l’antica icona con la preziosa manta d’argento della Madonna della Scala, custodita dai padri Gesuiti di Messina. Ieri, nella sala capitolare della Cattedrale, l’opera è stata presentata dall’arcivescovo di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, Calogero La Piana, dall’architetto Rocco Scimone e da Grazia Musolino, entrambi della Soprintendenza ai beni culturali. L’antico quadro della Madonna della Scala giunse dall’Oriente, su una nave, a Messina, in epoca remota. La tradizione narra che al momento di ripartire la nave non riuscisse a lasciare il porto e per questo i marinai si rivolsero all’arcivescovo di Messina che decise di trasportare in processione l’icona a riva. Ma una volta a riva non c’era verso di smuovere il quadro. Per questo si decise di collocarlo su un carro trainato dai buoi e di lasciare che fosse Dio a condurli. Così avvenne e il carro si fermò dinanzi alla chiesa messinese di Santa Maria della Valle, ribattezzata poi Santa Maria della Scala. All’icona sono attribuiti numerosi prodigi e, nel corso della storia, essa è stata portata spesso in processione nei momenti più difficili della città, come pestilenze o terremoti. Ogni anno si rinnova l’antica tradizione del pellegrinaggio alla chiesa che quest’anno si è svolto ieri. Oggi invece, memoria liturgica della Madonna della Scala, verrà esposta l’icona che è una copia, risalente al XVII secolo, dell’originale. «Si tratta della prima volta – ha ricordato La Piana – che viene offerta alla fruizione della città». In particolare oggi sarà al centro della conferenza tenuta dalla dottoressa Musolino nella cripta della Cattedrale cui seguirà un concerto del coro polifonico «Luca Marenzio». L’icona con la manta d’argento della Madonna della Scala è frutto della fiorente tradizione di argentieri messinesi che – spiega Musolino – «reinterpretarono le mante bizantine dando un impatto monumentale, realizzando mante a grandezza naturale e anche superiore. Mentre i bizantini tendevano ad appiattire lo spessore della manta, i messinesi danno rilievo. Non esistono opere analoghe nel resto della Sicilia».
Maria Gabriella Leonardi
3 agosto 2010
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