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mercoledì 23 dicembre 2020

«Dai figli di Sicilia all’estero storie che ci uniscono»

 

Tra il 2002 e il 2018 quasi 52mila giovani sono emigrati dalla Sicilia per l’estero, secondo lo Svimez. La pandemia in tanti di loro ha accresciuto il disagio di trovarsi, in questa situazione straordinaria, lontano dai cari senza potere tornare a casa. Una circostanza messa sotto i riflettori dall’Ufficio di pastorale giovanile e dall’Ufficio per la pastorale dei migranti della diocesi di Acireale (Ct) che hanno voluto creare un link con questi ragazzi, il progetto «Racconti dal mondo in tempo di pandemia dei nostri giovani italiani all’estero». «L’iniziativa – spiega don Lucio Cannavò, direttore della pastorale per i migranti – vuol far sentire a questi ragazzi la vicinanza di casa, delle Chiese di origine che li hanno generati alla fede, vuole ascoltare la loro voce, sentire come stanno. Un gruppo giovanile che non dimentica chi è andato via è una cosa bella. Abbiamo chiesto loro come hanno vissuto la pandemia, che è difficile per noi qua quanto difficile per loro. E le testimonianze lo confermano: pensare di essere lontani, chiusi in una città e non poter viaggiare non è stato semplice e lo scrivono, mettendoci tutto il cuore».

«Ci fa piacere creare una relazione – aggiunge don Orazio Sciacca, direttore della pastorale giovanile – far sapere che c’è qualcuno anche dall’Italia che si interessa a loro. Già vivono il disagio di trovarsi lontano dalle famiglie, in più sperimentano i disagi causati dalla pandemia». Hanno scritto giovani che si trovano in Francia, Spagna. Gran Bretagna, Dubai, Monaco e Svizzera e i loro racconti saranno pubblicati nei prossimi giorni.

«Il progetto ci permette anche di descrivere il fenomeno dello spopolamento – aggiunge don Orazio –. Mancano per i giovani possibilità di realizzazione. Il rapporto Toniolo evidenziava che la paura più grande per i ragazzi è che 'i giochi siano fatti' e che non ci sia la possibilità di ritagliarsi uno spazio. Se vedono che all’estero hanno maggiori opportunità partono». Anche l’esodo giovanile ha ripercussioni nella vita parrocchiale: «Nella nostra diocesi – conferma don Orazio – c’è una buona fascia di preadolescenti e adolescenti e sono il gruppo più folto. La fascia dai 18 ai 35 anni è quella meno numerosa, ovviamente non solo per l’emigrazione, ma anche per altri interessi». «Chi resta qua fa fatica a integrarsi con il mondo degli adulti – aggiunge don Lucio – nella mia comunità vedono che tanti aspirano a imbarcarsi, anche chi non ha frequentato il Nautico; non hanno la serenità per impegnarsi nella vita sociale del paese o in parrocchia. E così le nostre risorse si assottigliano».

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