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sabato 2 settembre 2023

Aggregazioni laicali: oggi Acireale riunisce quattro diocesi

 

Si terrà oggi pomeriggio nella parrocchia “Madonna della Fiducia” di Acireale la seconda assemblea straordinaria delle Consulte delle aggregazioni laicali delle diocesi di Acireale, Caltagirone, Catania e Nicosia.

L’assemblea, che si terrà di pomeriggio , avrà per tema “Dalla confusione alla sinfonia: percorsi, concretizzazioni, prospettive del Cammino sinodale”.

Parteciperanno monsignor Antonino Raspanti (vescovo di Acireale), monsignor Calogero Peri (Caltagirone), monsignor Luigi Renna (Catania) e monsignor Giuseppe Schillaci (Nicosia), insieme ai rappresentanti dei direttivi delle Consulte delle quattro diocesi siciliane. Aprirà i lavori una relazione della professoressa Giuseppina De Simone, del Comitato nazionale del cammino sinodale.


(Maria Gabriella Leonardi)

martedì 15 agosto 2023

«A Riposto operano realtà religiose non legate alla Chiesa cattolica»

 


Il vescovo Raspanti ai fedeli: si tratta di celebrazioni e Sacramenti invalidi e illeciti Parteciparvi comporta la scomunica

Acireale

Indossano gli stessi paramenti, celebrano azioni liturgiche simili, espongono le stesse immagini sacre e utilizzano pure gli stessi canti religiosi, ma non sono cattolici legati alla Chiesa di Roma. A Riposto (in provincia di Catania ma diocesi di Acireale), si è creata una certa confusione con ministri di una comunità ecclesiale che si definisce “Chiesa cattolica carismatica italiana” al punto da indurre il vescovo di Acireale, Antonino Raspanti, che è anche presidente della Conferenza episcopale siciliana, a intervenire con un comunicato per fare chiarezza, mettere in guardia i fedeli e invitarli a un sano discernimento. Sempre a Riposto vi è poi un’altra “chiesa” che si professa ortodossa.

« Da più parti - si legge nella nota del vescovo - si segnala che nel territorio di Riposto sono presenti e operano ministri di culto che dichiarano di appartenere ad una comunità ecclesiale che si attribuisce il nome “Cattolica” pur non avendo alcun vincolo di comunione con la Chiesa cattolica romana e con il Papa.

L’Ordinario diocesano mette in guardia i fedeli dal rischio di ritenere cattolici i ministri e gli altri esponenti di questa comunità, dato che alcuni elementi possono indurre in errore, come l’uso degli stessi abiti ecclesiastici e la celebrazione di azioni liturgiche del tutto simili a quelle della Chiesa cattolica romana. La stessa precauzione si abbia nei confronti dei ministri di altre comunità ecclesiali presenti nel territorio di Riposto, che pur non definendosi cattoliche, operano in modo da far pensare di esserlo. S’informa che i Sacramenti celebrati in queste comunità ecclesiali sono invalidi e illeciti per la Chiesa cattolica apostolica romana. Pertanto, coloro che dovessero partecipare alle celebrazioni di queste comunità ecclesiali e ricevere i Sacramenti si pongono fuori dalla comunione con la Chiesa cattolica, incorrendo nel delitto di scisma, che comporta la pena canonica della scomunica latae sententiae».

Il comunicato del vescovo ha suscitato molta attenzione nel circondario ripostese, sia tra i praticanti sia tra i lontani dalla fede, anche per le conseguenze che il comunicato preannuncia: la scomunica.

Sui canali social si trovano molti video di ministri riconducibili a questa comunità che si definisce “Chiesa cattolica carismatica italiana”. Proprio attraverso questi video è possibile capire perché può ingenerarsi confusione: questa organizzazione religiosa non riconosce l’infallibilità papale, ha un proprio primate, ma usa il dizionario cattolico e anche il calendario liturgico della Chiesa cattolica apostolica romana, pure il calendario dei santi e si trovano anche video di pellegrinaggi in Santuari dedicati ai santi cattolici. Facile, quindi, che si crei confusione, specie tra i fedeli che non sanno cogliere certe differenze. Per questo il vescovo Raspanti ha disposto che il suo comunicato fosse letto ai fedeli in occasione di tutte le Messe domenicali, soprattutto nelle comunità parrocchiali di Riposto, e che fosse pure affisso nelle bacheche.

mgl

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giovedì 29 giugno 2023

Da Acireale 35 giovani parteciperanno alla Gmg

 

I ragazzi di Acireale che parteciperanno alla Gmg hanno iniziato il conto alla rovescia.Ieri il Servizio di pastorale giovanile della Diocesi, guidato da don Orazio Sciacca, li ha incontrati per presentare il programma del viaggio a Lisbona. 35 i ragazzi che parteciperanno, accompagnati, oltre che da don Orazio, anche da don Rosario Raciti e don Raffaele Stagnitta. La maggior parte di loro partecipano per la  prima volta a una Gmg. Il 24 luglio, in Cattedrale, riceveranno il mandato dal vescovo. Al viaggio si sono preparati attraverso un percorso lungo il quale hanno approfondito il vangelo di riferimento, imparato l’inno, visionato i video delle passate Gmg. I ragazzi hanno pronto il loro striscione e indosseranno delle magliette offerte dalla diocesi. Durante il loro viaggio in Portogallo visiteranno anche Fatima e alloggeranno in una casa famiglia della comunità Papa Giovanni XXIII.

Maria Gabriella Leonardi

sabato 17 giugno 2023

Caltagirone, carenza di personale all'ospedale Gravina, il vescovo scrive al presidente della Regione e all'assessore regionale

 

Manca personale sanitario nell’ospedale Gravina di Caltagirone e il vescovo Calogero Peri scrive al Presidente della Regione siciliana Renato Schifani e all’assessora alla salute Giovanna Volo per sottoporre loro la grave emergenza in cui versa il presidio e in generale tutta la sanità territoriale dei comuni del calatino-sud Simeto. ㄍCon eroica dedizione - scrive il vescovo - il personale medico, infermieristico e operatori oss e osa hanno sempre garantito la funzionalità del nosocomio, sottoponendosi a turni massacranti e a condizioni non certamente ideali per chi deve svolgere funzioni e compiti così delicati, a discapito della tutela e salute dei lavoratori》. Anche il Consiglio comunale di Caltagirone ha dedicato in questi ultimi anni diverse sedute all’emergenza sanità nel comprensorio, coinvolgendo le istituzioni a tutti i livelli, ma non si è giunti all’esito sperato. Inoltre, sottolinea Peri, ㄍL'apertura dell'ospedale S. Marco non ha favorito la condizione del nostro presidio: molti medici preferiscono scegliere quale sede lavorativa gli ospedali di Catania o al massimo della più vicina Acireale》. Monsignor Peri scrive che il consistente patrimonio strumentale e tecnologico di cui è dotato il Gravina rischia di essere sottoutilizzato e gli investimenti strutturali del tutto vanificati, senza un'adeguata e proporzionata presenza di risorse umane. ㄍVogliamo con la presente - aggiunge - esprimere la nostra grande preoccupazione, come comunità ecclesiale e civile del calatino, perché questo territorio già fortemente depresso dal punto di vista economico e sociale non venga ulteriormente impoverito e i suoi abitanti privati dell'esercizio del diritto alla salute》.

Dall’Asp di Catania spiegano di avere espletato numerosi concorsi, anche procedure concorsuali dedicate all’ospedale Gravina ma le assunzioni sono state pochissime e in vari casi anche zero: il presidio viene ritenuto sede svantaggiata. La carenza di personale sanitario riguarda tutta l’isola. «La situazione – dice il direttore dell’ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro don Tino Zappulla –  fa emergere preoccupate domande e solleva con sgomento e apprensione, interrogativi perniciosi sul processo di diffuso abbandono e degrado, che è sotto gli occhi di tutti, e che denuncia il sempre più grave declino sociale, produttivo e culturale di una comunità molto provata, che vede riaprirsi drammaticamente le strade di una nuova emigrazione giovanile e di una fuga crescente di risorse umane》.


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Maria Gabriella Leonardi


sabato 11 febbraio 2023

In provincia di Catania un Museo diffuso collega le opere dei Gagini

 

L’arco trionfale del Maschio angioino a Napoli e la cappella di San Giovanni Battista nella Cattedrale di Genova. Sono le opere più famose di Domenico Gagini di Bissone, Canton Ticino, scultore a capo di una bottega, poi portata avanti dal figlio Antonello, che, tra il XV e il XVII secolo, fu altamente prolifica di opere realizzate soprattutto in Sicilia. Un progetto della Sovrintendenza ai beni culturali di Catania, finanziato dalla Regione siciliana, ha creato un museo diffuso che collega le opere dei Gagini nel catanese.

“Non potendo spostare le opere da dove si trovano si è pensato a un museo diffuso per portare le persone nei luoghi per cui queste opere sono state realizzate, coinvolgendo le tre diocesi della provincia, Catania, Acireale e Caltagirone, e le istituzioni del territorio”, spiega la dott.ssa Carmela Cappa della Soprintendenza ai beni culturali di Catania. Il progetto del Museo diffuso è partito l’anno scorso e da allora, nel catanese, l’iniziativa è stata presentata a Bronte, a Caltagirone e, qualche giorno fa, ad Acireale. Nell’occasione sono stati presentati due restauri che partiranno a breve: quello della statua della Madonna di Loreto di Linguaglossa e quello della statua della Madonna che si trova nella chiesa del Carmine di Paternò, entrambe nel catanese. L’auspicio è che questo progetto possa coinvolgere altre Soprintendenze della Sicilia; frattanto, c’è già un gemellaggio con la Calabria dove si trovano altre opere.

I Gagini furono imprenditori oltre che artisti, le loro opere sono una sintesi tra il Gotico e l’Umanesimo.  Per promuovere il percorso museale si sono tenute anche due giornate di studio, lo scorso novembre, nel Castello Ursino di Catania, sono stati realizzati dei pannelli, un video descrittivo dei percorsi di visita, un sito internet e degli opuscoli che descrivono la presenza dei Gagini nelle tre diocesi.

“Il museo diffuso dà l’idea del territorio. Talvolta la sede originaria di un’opera non esiste più, ma se il luogo per cui l’opera è stata pensata esiste che senso ha toglierla per metterla in un contenitore anonimo? Deve essere, piuttosto, il visitatore a muoversi lungo un percorso”, dice Fabio Grippaldi, della diocesi di Acireale, coordinatore Amei, l’Associazione musei ecclesiastici italiani della regione Sicilia. “Il Museo diffuso - aggiunge - valorizza l’opera nel contesto originario e la conoscenza del territorio con le usanze e le tradizioni del luogo. Anche nella stessa diocesi possono esservi territori molto diversi: ad esempio, nella diocesi di Acireale, Randazzo è un territorio molto diverso da quello acese”. Proprio a Randazzo si trova un’opera rappresentativa dell’arte dei Gagini: la statua di San Nicola nella omonima chiesa. Nella Cattedrale di Acireale si trova, invece, un’acquasantiera scolpita da Antonello Gagini nel 1525. “Finito il momento del racconto parlato - soggiunge Carmela Cappa - ora deve iniziare il momento del racconto vissuto, ora bisogna iniziare a percorrere queste strade”.

MGL

mercoledì 30 novembre 2022

ACIREALE Una tenda e diciotto metri di pensieri

 

Una tenda al centro di una piazza affollata di giovani dove dialogare con chi passa sui grandi temi della vita. Così, la scorsa estate, nella piazza del borgo marinaro di Torre Archirafi, il Servizio per la pastorale giovanile della diocesi di Acireale, nel catanese, ha sperimentato “La tenda dell’ascolto”, un nuovo modo di approcciarsi con i giovani. « Lo ripeteremo nei prossimi mesi a Giarre, a Randazzo e in estate nei comuni marinari - dice don Orazio Sciacca, responsabile del servizio giovanile -. La tenda sa di casa, ma non proprio di casa ricorda più la Chiesa come “ospedale da campo” immaginata da papa Francesco ». Volantini per strada, la tenda al centro della piazza, lo striscione della pastorale giovanile e tre tavoli dedicati ad altrettanti temi: la custodia della vita, la custodia del creato, le relazioni. Questa la scenografia che trovavano i ragazzi che si sono fermati a dialogare con i loro coetanei della pastorale giovanile. «Il nostro interesse principale in questa occasione era l’ascolto, lo scambio di idee, non fare catechesi», racconta don Orazio. Ed è emerso quanto siano distanti i punti di vista dei giovani rispetto alle scelte di chi segue il Vangelo: quasi tutti pro aborto, e le ragazze più dei ragazzi. Due coppie di omosessuali si sono avvicinate alla tenda per dire di non essersi sentiti accolti dalla Chiesa proprio per il loro orientamento sessuale. Tuttavia, oltre il 90% dei giovani avvicinati ha accolto la proposta di dialogare, fosse anche per criticare. A riprova di una disponibilità o di una ricerca del dialogo. Aspetto che don Orazio ha poi riferito durante l’assemblea sinodale. Sui tre tavoli erano stese delle tovaglie di carta da festa su cui i giovani avvicinati, se volevano, potevano lasciare un loro messaggio, un pensiero, anche anonimo. Sono stati scritti messaggi di tutti i tipi che occupano ben 18 metri di tovaglie. Diciotto metri di pensieri da cui ripartire.

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MGL


sabato 15 ottobre 2022

Lotta agli abusi, nel Catanese tre diocesi si mettono in rete

 

Catania

Non si nasconde più nulla per tutelare l’'istituzione Chiesa”, la priorità, anche per la Chiesa, è la tutela della vittima. All’insegna di questo principio, ormai assodato, ieri, nei locali del Seminario arcivescovile di Catania, si è tenuta una giornata di studi promossa dalle diocesi di Catania, Acireale e Caltagirone, dal titolo “I minori e le persone vulnerabili: quale tutela effettiva? Ascoltare, tutelare, proteggere e curare i minori e le persone vulnerabili vittime di abuso”. È la prima volta che, nel catanese, si tiene un convegno simile, che vede collaborare e confrontarsi assieme diverse diocesi. Segno dell’atteggiamento di apertura e trasparenza adottato ormai dalla Chiesa italiana. La giornata è stata finalizzata allo scambio di informazioni e buone prassi, al confronto a livello istituzionale e personale per aiutarsi a raggiungere alcuni obiettivi, tra cui potenziare la rete dei referenti diocesani, accrescere i centri d’ascolto e la collaborazione con le istituzioni pubbliche. Diversi partecipanti hanno preso contatti con gli esperti presenti, anche per affrontare casi concreti. Centrale il dialogo-confronto su come collaborare e rispettarsi tra istituzioni civili e Chiesa. Sono intervenuti il vescovo di Acireale e presidente della Conferenza episcopale siciliana (Cesi), Antonino Raspanti, l’amministratore apostolico di Mazara del Vallo, il vescovo Domenico Mogavero, presidente del Servizio regionale tutela minori e persone vulnerabili (in videoconferenza), monsignor Antonino Legname del Tribunale ecclesiastico interdiocesano siculo e poi il procuratore aggiunto di Catania Marisa Scavo, il magistrato Tribunale minori Rosalia Castrogiovanni, il direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei Vincenzo Corrado, moderati dal dottor Bruno Di Marco. Ogni diocesi ha istituito un Servizio diocesano tutela minori e persone vulnerabili con un front office che collabora con lo sportello regionale che in Sicilia ha al suo interno anche don Fortunato Di Noto. I servizi diocesani delle tre diocesi del catanese tra di loro collaborano e sono impegnati nella prevenzione di abusi, anche attraverso la formazione e informazione rivolta a seminaristi, scuole, assistenti sociali, responsabili

degli uffici pastorale. Presentate ieri le esperienze di suor Rosalba La Pegna della Comunità Madonna della Tenda di Cristo, coordinatrice del Centro antiviolenza “Il Bucaneve”, la psicologa e psicoterapeuta dell’Asp Maria Costanzo e don Salvatore Franco, psicoterapeuta e coordinatore del Servizio regionale, moderati dalla dottoressa Enza Rosano. I partecipanti sono stati invitati a imparare a riconoscere gli indicatori dei fattori di rischio, a difendere i minori dagli abusanti che non sono mostri facilmente riconoscibili. «Quello perpetrato da un sacerdote è la forma peggiore di abuso, in quanto il sacerdote incarna la figura paterna e dentro ciascuno di noi c’è il desiderio di una figura paterna» ha detto don Di Franco. L’evento è stato pensato come momento di un cammino che proseguirà a novembre con la preghiera per le vittime di abusi. L’arcivescovo di Catania Luigi Renna ha sottolineato come l’incontro fosse destinato a determinate categorie di persone che a loro volta si faranno moltiplicatori presso altri. «Non siamo all’anno zero – ha detto – tanto lavoro era stato fatto anche da don Di Noto in tempi non sospetti. La collaborazione con istituzioni e tribunale appare promettente e inoltre abbiamo visto l’attività di tanti centri. Vivere da cristiani, da persone che si prendono cura dell’umano ci responsabilizza, non possiamo vivere la nostra vocazione cristiana girando la testa dall’altra parte».

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