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giovedì 14 giugno 2012

Diario di un dolore - Avvenire

Diario di un dolore - Avvenire
La malattia e la morte di un figlio nel racconto di un uomo coraggioso

Perché la sofferenza di un bimbo? Perché se Dio è amore? Perché a un figlio? Esplora con delicatezza e profondità queste domande il libro “Grido di un padre” scritto da Massimo Consolato Sciacca, papà di Mattia, un bimbo di Tremestieri Etneo, nel Catanese, morto a 6 anni per un tumore.
Incoraggiato delle suore del monastero di clausura “San Giuseppe al Carmine“ – a San Giovanni La Punta – Massimo ha dato alle stampe il diario tenuto durante la malattia del figlio, pubblicato dalla Klimax edizioni. La presentazione è scritta da una delle monache carmelitane, suor Maria Simona: «Quando ti succede di apprendere la terribile notizia che al figlio dei tuoi vicini è stata riscontrata una massa tumorale in testa, la prima cosa a cui pensi è: Poveramamma. Sì, è vero! Ma… e il papà? Lui come la vive? Quale sarà il suo cammino?».
«Non ho voluto descrivere – dice Massimo – solo il dolore ma testimoniare l’atteggiamento di gioia, di serenità e di speranza, possibile in chi vive nella fede e nell’amore di Dio, proprio come ha fatto Mattia, mio figlio». Tra gli episodi narrati, la visita a Mattia di due giovani preti mentre era ricoverato. Mattia guardandoli con curiosità chiese loro: «Mi hai portato Gesù?». Tutti restarono spiazzati, i genitori non lo avevano mai sentito fare una simile richiesta, ma la mamma spiegò che Mattia sapeva riconoscere le particole non consacrate dall’eucaristia. Mattia era ancora piccolo per il catechismo ma l’indomani ricevette la prima comunione e nel reparto si fece festa.
Maria Gabriella Leonardi
15 giugno 2012 E' famiglia

domenica 10 giugno 2012

Messina rinnova il legame con sant’Antonio

Messina rinnova il legame con sant’Antonio - Avvenire


MESSINA. Fervono i preparativi nella Basica messinese di Sant’Antonio da Padova, punto di riferimento per i devoti antoniani dell’Italia meridionale. Circa 30mila i pellegrini che ogni anno, in occasione della festa di sant’Antonio, giungono nella città dello stretto dalla Sicilia e dalla Calabria per visitare la Basilica in cui si trova la statua del santo, fatta realizzare da sant’Annibale Maria di Francia. Il culto a sant’Antonio da Padova fu portato a Messina da padre Annibale: si deve al santo messinese la diffusione del pane di Sant’Antonio; sant’Annibale fondò la Basilica santuario di Messina, l’orfanotrofio antoniano e promosse la processione in onore di sant’Antonio, la domenica successiva al 13 giugno. Martedì 12giugno e mercoledì 13 la Basilica rimarrà aperta dalle 6,30 sino alle 22; le Messe avranno inizio alle 7 e saranno celebrate ad ogni ora. Alle 19, la Messa presieduta dall’arcivescovo metropolita di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, Calogero La Piana. Circa diecimila panini benedetti saranno distribuiti alle migliaia di devoti antoniani che giungeranno in città.Chi visiterà la Basilica per tutta la giornata del 13 potrà ottenere l’indulgenza plenaria. Domenica 17 giugno alle 11, l’arcivescovo Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, presiederà la Messa. Alle 19,30 partirà l’affollata e popolare processione con il carro trionfale di sant’Antonio e le sue reliquie. Nei giorni successivi, il santuario di Sant’Antonio da Padova vivrà altri momenti significativi: il 23 giugno, infatti, ricorre l’anniversario dell’elevazione a Basilica e il 24 giugno è la giornata dedicata ai bambini che saranno consacrati al santo e riceveranno lo scapolare antoniano.
Maria Gabriella Leonardi
10 giugno 2012

martedì 8 maggio 2012

idee. Sul palco si canta la gioia - Avvenire

idee. Sul palco si canta la gioia - Avvenire

DA ACIREALE
MARIA GABRIELLA LEONARDI
La musica per far riflettere giovani sulla tenerezza e l’amore. È questa la strada scelta nella diocesi di Acireale dove il Servizio per la pastorale giovanile, insieme con la città di Acireale, organizza la manifestazione musicale «Love revolution -Young music feast». L’iniziativa si svolgerà il 15 settembre nel Palavolcan di Acireale ed è aperta ai gruppi giovanili musicali della Sicilia. Ogni gruppo dovrà presentare due brani: una cover ed un inedito. Ideatore dell’originale iniziativa è stato il vescovo di Acireale, Antonino Raspanti, che spiega: «Ciò che abbiamo in mente è dare spazio e attenzione ai giovani.
Farli stare sul palcoscenico e, dato che sono creativi, stimolarli con la musica perché si esprimano su un valore scelto: la tenerezza». Il direttore del Servizio di pastorale giovanile, don Mario Gullo, aggiunge: «Per i giovani sarà una grande occasione per essere protagonisti e contagiarsi con i valori di vita buona».
Il tema della tenerezza potrebbe sembrare scontato ma, come spiegano gli organizzatori, «viste le difficoltà che molti giovani vivono nell’amicizia, nelle relazioni e nel rapporto stesso con Dio, ci sembra opportuno rilanciare questa sfida con la musica per condividere e crescere insieme sul valore umano e umanizzante di un amore che dura per sempre e dà qualità alle nostre relazioni quotidiane». Una tenerezza, quindi, che non è sdolcineria ma metro di misura di un sapersi rapportare all’altro e agli altri con rispetto, lealtà, verità e fedeltà. Per partecipare a «Love Revolution», ogni gruppo musicale dovrà essere composto da almeno tre elementi, ognuno dei quali di età compresa tra i 14 e i 29 anni. Tutte le informazioni si trovano al sito www.pgacireale.com. Per iscriversi bisogna inviare per posta, entro il 30 giugno, l’apposito modulo di iscrizione e i relativi allegati, al Servizio diocesano per la pastorale giovanile (presso la Curia vescovile diocesi di Acireale, largo Giovanni XXIII). «Love revolution» sarà nel contempo una manifestazione musicale e la festa diocesana dei giovani. «Il brano evangelico scelto per questa giornata – spiega don Mario – è quello della donna che cosparge di balsamo i piedi di Gesù. Ci chiederemo se la vita cristiana è spreco di energie o dono e tenerezza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La diocesi di Acireale lancia il festival delle band under trenta La tenerezza, spunto per i brani in concorso

lunedì 16 aprile 2012

«È vero, assistenza da migliorare» - Avvenire

«È vero, assistenza da migliorare» - Avvenire


il «gestore» Castiglione (Pdl), presidente della Provincia: «Serve l’intervento dei ministri Riccardi e Cancellieri»
È vero, quello sanitario è un aspetto che dobbiamo aggiustare». Giuseppe Castiglione oltre ad essere il presidente della Provincia di Catania è il 'soggetto attuatore', ovvero l’organismo che il governo ha incaricato per la gestione del Cara di Mineo.
«Sul piano sanitario – spiega dopo aver appreso dell’in-«chiesta diAvvenire – vogliamo rafforzare il sistema di assistenza e prevenzione. La Croce Rossa nel momento dell’emergenza ha fatto un lavoro eccezionale, ma adesso che la situazione non è più di prima emergenza bisogna guardare avanti». All’Asl di Catania Castiglione ha chiesto di predisporre «uno speciale progetto pilota, perché oltre al pronto soccorso e alla presenza ordinaria serve lavorare sulla prevenzione e l’educazione». Le proposte dell’Azienda sanitaria arriveranno «entro fine mese».Quanto alla prostituzione che si praticherebbe al chiuso dialcuni alloggi, Castiglione preferisce scegliere la prudenza: «Si, abbiamo ricevuto segnalazioni di questo tipo, ma dobbiamo dire che la vigilanza è assoluta, sebbene non possiamo certo sapere cosa accade in ogni singolo villino». Per Castiglione (che è anche coordinatore regionale del Pdl) i duemila ospiti del Centro per richiedenti asilo è un po’ come se si trattasse del 59esimo comune della Provincia, «è non è, per così dire, un Comune 'normale', ma bisognevole di attenzioni speciali». Tra queste l’impegno per l’integrazione. «Vogliamo continuare a determinare percorsi di buona integrazione – assicura Paolo Ragusa, presidente del consorzio Cara Mineo –, dall’insegnamento della lingua all’attività di orientamento professionale, passando dall’inserimento scolastico dei minori che è già avvenuto con successo».
Nonostante gli iniziali disagi, con le periodiche proteste degli immigrati, talvolta sfociate in blocchi stradali, l’arrivo degli richiedenti asilo ha portato vantaggi, «come i 250 nuovi posti di lavoro al servizio del Cara, in una zona – riconosce Castiglione – fortemente provata dalla crisi economica». Anche per questo il presidente della provincia rivolge un appello al governo, e specialmente al ministro dell’Interno Cancellieri (che fu prefetto di Catania) e a quello per la Cooperazione Riccardi: «Abbiamo affrontato l’emergenza, ci siamo messi a disposizione, l’accoglienza è stata il nostro credo e – chiarisce l’esponente del Pdl –, possiamo dire di aver fatto un buon lavoro, ma adesso vorremmo conoscere il futuro di questa struttura, che era nata come centro per richiedenti asilo ma che adesso assorbe anche gli sbarcati da Lampedusa».
Il Centro immigrati di Mineo porta in sé un’altra particolarità: è tra i pochi la cui gestione non è affidata al prefetto ma un presidente di Provincia: «Se mi chiedessero di cedere la responsabilità al prefetto – conclude Giuseppe Castiglione –, non ne farei un dramma, avrei qualche motivo d’ansia in meno»
Maria Gabriella Leonardi Nello Scavo
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Peri: «Prego per i bambini non nati» - Avvenire

Peri: «Prego per i bambini non nati» - Avvenire

il vescovo
In visita alla cittadella dei richiedenti asilo, il presule di Caltagirone invoca azioni efficaci e un maggior coinvolgimento della società civile nell’accoglienza di queste «esistenze sospese»
DA MINEO(CATANIA)
MARIA GABRIELLA LEONARDI
« O ccorre passare dalla fase dell’accoglienza a quella dell’integrazione. Il territorio del Calatino è un esempio di tutto questo, nonostante stiamo vivendo momenti di forte depressione economica e produttiva». Lo ha detto domenica il vescovo di Caltagirone, Calogero Peri, nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Mineo. In questo luogo, che monsignor Peri considera il sedicesimo comunale della Diocesi è, infatti, iniziata la terza peregrinazione diocesana della Madonna del Ponte. Nel suo vibrante saluto ha detto di pregare «per i bambini non nati», evidenziando l’importanza dell’accoglienza verso i minori stranieri, «che oggi giocano e crescono insieme ainostri figli», non nascondendosi i momenti difficili e le soluzioni trovate insieme. «La Chiesa di Caltagirone – ha detto – vuole offrire le competenze che ha ed il contributo proprio per un percorso, che auspichiamo ancora una volta condiviso, e che sia finalizzato alla formazione delle coscienze e di quella tanto anelata cultura dell’amore e della fratellanza». Peri ha quindi avanzato alcune richieste per questi fratelli: interventi coordinati e nuove politiche migratorie, a partire da tempi certi per il rilascio dei documenti previsti per legge; la tutela della famiglia e della sua unità; la tutela della dignità della donna e della vita «dal suo concepimento alla sua fine»; la tutela dei minori; il rispetto del diritto alla salute, azioni concrete di integrazione, che favoriscano la formazione (anche lavorativa), l’alfabetizzazione e l’orientamento alla cittadinanza degli ospiti del Cara.
Secondo monsignor Peri, finita la fase dell’emergenza, è tempo per rifondare un nuovo patto sociale fra istituzioni e comunità civile, fra ospiti ed ospitanti, per un integrazione interculturale, ma anche per valorizzare le potenzialità di risposta di chi è in difficoltà. «Non esistenze sospese in un futuro incerto – ha detto con forza il pastore – in un tempo da trascorrere forzosamente, in uno spazio marginale, in uno 'spazio-vuoto' per alcuni, in un 'non-luogo' per altri. Ma esistenze creative, impegnate, partecipi!».
Poi il vescovo ha lanciato un appello accorato alle istituzioni ed ai governanti, affinché la vita degli ospiti del Cara sia qualificata e non quantificata.
«Il mio auspicio – ha detto – è che non si indugi, e che agli ospiti ed ai cittadini giunga un messaggio nuovo di speranza, di amicizia, di solidarietà nella casa comune che vuole essere la nostra isola, che nel tempo si è sempre distinta per la sua capacità di accoglienza e di integrazione».
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giovedì 15 marzo 2012

Figli verso le nozze o il sacerdozio? «I genitori hanno il dovere di sostenerli» - Avvenire

Figli verso le nozze o il sacerdozio? «I genitori hanno il dovere di sostenerli» - Avvenire

Acireale - il Seminario vescovile
Un giovane che desidera diventare sacerdote o religioso ha difficoltà a svincolarsi dalla famiglia quanto un giovane che decide di sposarsi. Prende le mosse da questa considerazione la riflessione dei coniugi Mariateresa Zattoni e Gilberto Gillini nell’ambito del convegno sulla 'Voce dei genitori nel cammino vocazionale dei figli', svoltosi ad Acireale (Catania). Consulenti familiari e docenti presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, hanno ribadito che «la famiglia sana deve pensarsi come un campo base per lanciare i figli al futuro», se no «implode».Mariateresa Zattoni ha citato la Lettera alle famiglie del ’94 di Giovanni Paolo II: «I genitori, davanti a un nuovo essere umano hanno o dovrebbero avere piena consapevolezza del fatto che Dio 'vuole' questo uomo per se stesso». Il marito ha aggiunto: «Quando un figlio arriva a un discernimento vocazionale come ipotesi prossima di lavoro i genitori, di qualsiasi vocazione si tratti, dovrebbero congratularsi tra loro, perché nonostante gli errori, hanno svolto con sapienza la loro parte».
Pur riconoscendo che «i genitori sono naturalmente spinti a continuare la loro opera educativa per tutta la vita del figlio», ha precisato Gilberto Gillini, «quando il figlio diventa adulto in senso pieno, quest’opera si chiama 'intrusione'; ed è ciò che non debbono fare». «Un figlio o una figlia che segue la propria vocazione - ha concluso la moglie - non opera un bene per sé solo, ma per l’interno sistemafamiliare».
Maria Gabriella Leonardi
Intervento dei coniugi Gillini Zattoni: la famiglia deve pensarsi come campo base per lanciare i figli al futuro

mercoledì 14 marzo 2012

Culle per la vita, una «rete» che cresce - Avvenire

Culle per la vita, una «rete» che cresce - Avvenire

di
Maria Gabriella Leonardi
la chiesa "Gesù Lavoratore" - Giarre
Contro il fenomeno dell’abbandono dei neonati si diffondono in Italia le culle pronte ad accogliere, come le ruotedegli esposti di un tempo, neonati figli di donne disperate che intendono abbandonarli. Qualche giorno fa ne è stata inaugurata una nell’ospedale di Padova e, giorni prima, un’altra nella parrocchia «Gesù Lavoratore» di Giarre, nel Catanese, ad opera locale Centro di aiuto alla vita. Il presidente Cesare Scuderi testimonia la frequenza del fenomeno di neonati 'lasciati': «In due anni, ci è capitato di aiutare tre mamme che avevano deciso di abbandonare il loro bambino. Ricordo che una di loro non voleva partorire in ospedale e voleva lasciare suo figlio alla stazione ferroviaria. Siamo stati avvisati dal numero verde del Movimento per la vita, abbiamo assistito le mamme durante il parto e poi i bambini sono stati dati in adozione».
In Italia la prima culla sorse, grazie al Movimento per la vita, nel 1992 a Casale Monferrato. Da allora sono stati fatti molti progressi che hanno reso queste culle sono molto sofisticate: ad esempio, quella di Giarre ha un
Due nuovi punti d’accoglienza inaugurati nel Catanese e a Padova allargano in Italia il servizio di «soccorso» per le madri che scelgono la strada dell’anonimato pur di salvare il figlio anche in situazioni estreme
sensore che fa scattare un allarme nel caso vi venisse depositato un bambino; una telecamera dentro la culla, collegata con il 118, permette di accertare la presenza del neonato e far scattare i soccorsi. Chi deposita il bimbo resta nell’anonimato.
Molte delle culle allestite in Italia sono state realizzate dai volontari del Movimento per la vita. La referente è Rosa Rao che spiega: «Le culle sono uno strumento di soccorso ma anche un veicolo di informazione: con la divulgazione della culla si diffonde la possibilità del parto anonimo e si fa conoscere il numero verde 800.813.000 quale aiuto alle donne in difficoltà. L’angoscia può iniziare già nel momento in cui una donna incinta sa di non poter tenere con sé quel figlio e trasformarsi in disperazione in prossimità del parto.
Se per convinzione personale o perchévive una situazione drammatica, la donna non vuole ricorrere all’aborto e/o non conosce la legge sul parto in anonimato, lasciare in una culla confortevole la sua creatura sarà l’ultimo gesto d’amore materno. È un servizio di emergenza sanitaria, preso in carico dalle strutture ospedaliere o da personale autorizzato dalle istituzioni: provvista di una videosorveglianza che lascia il depositante in totale anonimato la culla evita, oltre alla sicura morte del neonato, anche il reato di abbandono. Infatti, secondo il Codice penale, in merito alla Culla non si può parlare di abbandono né di istigazione allo stesso perché il neonato non viene lasciato in balia di se stesso ma subito soccorso e affidato al Tribunale dei minori per l’adozione. La culla – conclude la Rao – è una presenza muta di accoglienza nella quale tutta la società dovrebbe rispecchiarsi». Il presidente del Movimento per la vita, Carlo Casini, sottolinea l’importanza delle culle per l’associazione: «Anche se non ci sono stati neonati lasciati nelle culle del Mpv il loro significato è molto forte edè quello di ribadire che 'i bambini non si buttano': se non puoi tenere un bambino c’è una comunità che lo accoglierà. Esiste una legge che consente il parto in anonimato e noi siamo favorevoli. Ma ci sono, d’altra parte, donne che non vogliono essere materialmente viste perché clandestine o ricercate: dare la possibilità di salvare un bambino, anche in situazioni estreme, è importante».