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lunedì 5 maggio 2014

La grande muraglia verde per fermare il Sahara che avanza

MARIA GABRIELLA LEONARDI
Una grande muraglia verde di alberi piantati per arginare l’avanzamento della desertificazione del Sahara. È l’ambizioso progetto portato avanti dal 2005 dall’Unione africana e di cui si è parlato ieri nel dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania, in una giornata di studio promossa dalla Cattedra “Jean Monnet”, guidata dal professore Emilio Castorina, in collaborazione con Econet, Centro di Diritto costituzionale europeo e comparato.
Il professore Pasquale Policastro, direttore del laboratorio di Diritto costituzionale comparato transnazionale Peacelab, dell’Università di Szczecin in Polonia, spiega: «Al progetto della Grande muraglia verde partecipano al momento undici Stati; il fine è sviluppare una riforestazione che parta dal Senegal e arrivi sino a Gibuti, circa 7000 chilometri. Sono previsti spazi riforestati, altri adibiti ad agricoltura e altri ancora adibiti alla raccolta dell’acqua. L’iniziativa registra una grossa partecipazione del volontariato internazionale».
Presente ieri Ody-Marc Duclos, direttore dell’organizzazione internazionale Sukyo Mahikari Abdijan inCosta d’Avorio e iniziatore del movimento di volontariato che lavora alla “Grande muraglia verde”. Con lui hanno portato la loro testimonianza anche la professoressa Teresa Freixes dell’Università autonoma di Barcellonae Ibrahima Ly dell’Università di Dakar in Senegal.
Il progetto riveste sia una valenza ambientale che socioeconomica, come soggiunge Policastro: «Arrestare l’avanzamento del Sahara significa fare una passo avanti per la protezione di tutto l’ambiente del pianeta. Molto spesso ci lamentiamo degli immigrati che giungono nel nostro Paese ma con iniziative simili, ricostituendo il tessuto sociale si potrà fare in modo che queste persone si sviluppino nel luogo ove sono nate».
Gli alberi che vengono piantati vengono scelti in base alla capacità di adattarsi al clima e al possibile ritorno economico che possono portare. Policastro insieme a un gruppo di undici studenti, ha partecipato ad attività volontarie di rimboschimento in Senegal; un’esperienza che è stata documentata in un filmato (proiettato ieri): «Il gruppo di volontari con il quale abbiamo collaborato – spiega – ha piantato, dal 2005, circa 800mila piante. All’inizio erano pochi, piano piano i giovani hanno ispirato altri giovani da tutto il mondo: riteniamo che questa cittadinanza transnazionale e la sussidiarietà si siano sviluppate in maniera molto significativa e d’esempio per noi».
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